Cover-Up e retroingegneria aliena

cover-up-e-retroingegneria-alienaCiò che determinò la nascita ufficiale del Cover-Up o insabbiamento ed occultamento delle prove sulla realtà aliena, da parte degli organi istituzionali del governo statunitense, fu indubbiamente il cosidetto “Roswell UFO crash“. E forse, più che la navetta spaziale aliena, caduta verso la mezzanotte del 4 luglio 1947 nei pressi dell’Hub Corn Ranch, una fattoria situata nel territorio di Corona, nella contea di Lincoln, diverse decine di chilometri a nord di Roswell, contribuì indubbiamente a ciò anche la finissima tecnologia contenuta nelle tute indossate dagli alieni che si trovavano al suo interno.

LE TUTE DEGLI ALIENI

Le indagini e le analisi condotte su quelle tute indussero i primi ricercatori ad una conclusione che avrebbe fatto quadrare diversi aspetti di quell’incredibile navetta spaziale: ciò che all’apparenza sembrò essere solo un aderentissimo indumento, si rivelò essere costituita da una fibra particolare, rinforzata in modo tale da “generare flussi direzionali ogni volta che veniva sottoposta ad attraversamento di corrente elettrica“. Ora, che cosa significhi tutto ciò sembra abbastanza chiaro: quel tessuto era di “tipo conduttivo” poiché trasportava in maniera esemplare corrente elettrica e quindi, al bisogno, diventava esso stesso un campo elettrico che metteva in contatto il pilota con la navicella, proprio come funziona al giorno d’oggi un semplicissimo sistema senza fili, meglio conosciuto come “wireless“, il quale mette in comunicazione, con una semplicità disarmante, due o più dispositivi elettronici fra loro implementati per comunicare. Ora, a bordo della navetta vi era anche la tecnologia laser, contenuta nella famosa pila portatile e noi al giorno d’oggi sappiamo che il wireless utilizza non solo le onde radio a bassa potenza, ma anche la radiazione infrarossa o il laser, appunto, per cui c’è davvero da rimanere letteralmente sbalorditi tanta era la distanza tecnologica fra la loro civiltà e la nostra. E, si badi bene, stiamo parlando di settant’anni fa!

IL MAJESTIC TWELVE

Talmente tanto fu lo stupore delle forze armate americane di fronte alla realtà aliena che tutti gli alti papaveri furono pressoché concordi nel ritenere indispensabile l’immediata creazione di un gruppo segreto, il famoso “Majestic Twelve“, che si occupasse di ogni aspetto della vicenda, finanziandolo con i fondi probabilmente provenienti dalla solita cassa della Difesa, ed incentrando tutta l’attività di facciata sulla strategia del depistaggio o Cover-Up, la quale aveva il proprio “pezzo da 90” nell’affermazione che laggiù non era mai caduto nulla che fosse proveniente dallo spazio esterno, la qual cosa equivaleva a sostenere che nessuno UFO crash era mai avvenuto.

La cosa strana di questa organizzazione segretissima e perfetta era che, con ogni probabilità, a livello ufficiale non avrebbe mai dovuto esistere, e solo per questo era una macchina da guerra perfetta, in quanto ufficialmente inesistente seppur coordinata da livelli trasversali. E un’organizzazione del genere come avrebbe dunque potuto sciogliersi se non esisteva? E se non esisteva, avrebbe mai potuto tentare di cessare la propria attività? Qualunque cosa che non esista non può, infatti, né continuare a vivere né cessare di esistere. Questo era il Majestic Twelve: il tutto ed il nulla insieme.

Ovviamente, poiché non si sarebbe potuto negare tutto o tentare di dare a tutti gli avvistamenti una spiegazione logica, razionale e scientifica, era necessario prevedere fin da subito una continua rivelazione sugli stessi avvistamenti così come essi si sarebbero presentati poiché ciò, col tempo, avrebbe giocato a favore dei militari in quanto la gente si sarebbe naturalmente costruita la doppia opinione (esistono/non esistono) e sarebbe rimasta perciò all’interno di uno schieramento di scetticismo di fondo. Davvero un bene per tutta l’umanità, a quel tempo certamente del tutto impreparata alla rivelazione dell’esistenza di fratelli superiori, viventi in una qualche parte di questo sterminato Universo, ma in un tempo futuro certamente assai più disponibile ad accettare la realtà ufologica.

LE BASI MILITARI DEL TEMPO

Ma la cosa più importante era chiaramente riferita alla navetta aliena caduta, per cui si pensò di inviarla presso la base Wright Field di Dayton (Ohio), dopo una brevissima sosta dapprima a Fort Bliss, nella Contea di El Paso (Texas) ed una successiva a Fort Riley (Kansas). La base militare di Wright Field, almeno fino alla fine del 1947, era per tutti gli americani la punta di diamante della ricerca aeronautica più avanzata e solo il 13 gennaio dell’anno successivo, in seguito alla fusione con il Patterson Field, diminuì un po’ d’importanza e venne rinominata “Area B“, mentre tutto l’insieme prese la definizione di “Wright-Patterson Air Force” ed ereditò dalla Wright Field sia la filosofia della ricerca che quella della sperimentazione. L’obiettivo finale dell’UFO rimase, comunque, the Pentagon‘s Foreign Technology, ovvero l’Ufficio Tecnologie Straniere del Pentagono.

LE PRIME MENZOGNE

I primi atti della segretissima struttura che stava per nascere, su ordine preciso del presidente Truman, furono quindi la ritrattazione, lo stesso giorno dell’uscita della notizia, dell’UFO crash di Roswell, l’ostentazione pubblica di pezzi di un pallone atmosferico, la dichiarazione che laggiù era caduto solo un piccolo ed insignificante pallone sonda. Oltre al “fattore Media“, si rese necessario tacitare tutti i testimoni, obbligandoli innanzitutto alla ritrattazione e quindi al silenzio: nulla era stato visto, nulla era stato udito e nulla era accaduto. Si pensi che verso la fine di settembre del 1947, quindi solo dopo tre mesi dall’incidente di Roswell, la lista dei potenziali “attori” afferenti al Majestic Twelve era bell’e pronta: generali, ammiragli, astronomi, scienziati e addirittura il primo segretario della Difesa.

GLI INTERROGATIVI SENZA RISPOSTA

Certo! La paura del pericolo alieno era davvero tanta e gli interrogativi non trovavano risposte adeguate. Perché quegli oggetti volanti sconosciuti continuavano a penetrare lo spazio aereo americano, facendosi vedere da migliaia e migliaia di persone, ma evitando accuratamente ogni forma di contatto con il governo centrale? Perché le forme di quei velivoli erano maledettamente simili a quelle delle “Ali volanti Horten“, ovvero gli aerei segreti tedeschi della fine della Seconda Guerra Mondiale? Che cosa sapeva veramente Whernher Von Braun sulla vicenda? Come avevano fatto i tedeschi a sviluppare una tecnologia del genere? E che cosa sapevano i russi di quella tecnologia?

IL PROGETTO SIGN

Così i tempi divennero immediatamente maturi per un primo studio ufficiale del fenomeno UFO e nacque il “Project Sign” su raccomandazioni “fortemente sostenute”, pensate un po’, proprio dal Generale di Corpo d’Armata Nathan Farragut Twining, ovvero da colui che era addirittura comandante in capo all’Air Command Material presso la suddetta base di Wright Field, dove giunsero subito dopo il crash tutti rottami più importanti della navetta di Roswell! Lo stesso che presentò al presidente Truman il rapporto ufficiale sull’UFO crash. Incredibile davvero!

Nacque in tal modo, ufficialmente il 22 gennaio 1948, il Progetto Sign, ovvero il primo studio ufficiale sugli UFO, finanziato con i soldi di tutti i contribuenti statunitensi, che si concluse nel giretto di un anno. Quanti tasselli che stanno andando al loro posto esatto! E fu nientepopodimenoche quello stesso generale che troveremo più tardi, all’interno del Majestic Twelve! Capite, ora? Credete che fossero davvero solo brustoline? Beati voi! Se poi pensate che, stando almeno alle dichiarazione dell’indagatrice Wendy Connors, lo studio sarebbe iniziato assai prima di Roswell, forse verso la fine del 1946, non siamo nemmeno all’antipasto della fenomenologia ufologica.

Preceduto dallo studio voluto dal Generale dell’Air Force George Schulgen, sotto forma di rapporti sugli avvistamenti dei dischi volanti e conclusosi con la dichiarazione che quei misteriosi oggetti volanti erano una realtà, il Project Sign ebbe il compito di indagare il fenomeno più in profondità, con l’obiettivo di stabilire se quei dischi volanti avessero potuto rappresentare una reale minaccia alla sicurezza nazionale. Pur non giungendo ad alcuna conclusione, nelle righe finali del rapposto conclusivo si leggeva che “… l’esistenza dei dischi volanti non poteva né essere confermata, né essere smentita…” e la maggior parte delle persone direttamente coinvolte nelle indagini si convinse che quelle misteriose navette volanti “…erano probabilmente di origine extraterrestre…”. Tale posizione non venne però condivisa dai vertici militari i quali sostennero che, in assenza di prove concrete, il progetto avrebbe dovuto essere immediatamente concluso. E finì esattamente in quel modo!

IL PROJECT GRUDGE

Verso la fine del 1948, il Progetto Sign iniziò a balbettare anche perché, a fronte di una conclusione ufficiale “… esistono, ma non sappiamo da dove provengano …” ve n’erano almeno altre due: “… la loro esistenza non può essere né confermata né smentita …” e “… forse dietro a tutto ci sono i Russi: sono loro che li costruiscono …”. Insomma, in pieno stile “Cover-Up” tutto stava filando alla perfezione. Anzi, meglio addirittura!

Per questo motivo, il giorno 11 febbraio 1949 il nome venne sostituito con quello di Progetto Grudge, un termine decisamente negativo in quanto indicava “rancore o invidia”, forse addirittura verso gli UFO e proseguì fino a dicembre del 1949. Purtroppo il clima iniziale di indagine venne compromesso in maniera dirompente dalla divisione in seno agli stessi membri: chi ci credeva e chi riteneva tutto una farsa, per cui quello fu un anno totalmente inutile per la ricerca ufologica. Infatti, il pensiero generale di gran parte degli afferenti al progetto era che occorresse cercare una spiegazione logica agli avvistamenti degli UFO in quanto questi non esistevano.

Giunsero così, anche per il Grudge, le attese conclusioni: “… non vi sono evidenze che gli oggetti avvistati siano il risultato di uno sviluppo scientifico più avanzato, quindi non costituiscono una minaccia diretta alla sicurezza nazionale…”. Punto e a capo. Milioni di dollari dei contribuenti americani finirono così giù per le scale di cantina! La macchina del Cover-Up era davvero una meraviglia.

IL PROJECT TWINKLE

Mentre il Project Sign stava proseguendo, ovviamente ancorato ai fatti accaduti nei pressi di Roswell nel 1947, si affacciò all’orizzonte una nuova minaccia aliena, sempre proveniente dallo spazio esterno: misteriosi bolidi verdi (Green Fireballs) iniziarono ad apparire nei cieli del New Mexico a partire dalla fine di novembre del 1949. Così, il mese successivo, il governo decise di dar vita al “Project Twinkle” (20 dicembre 1949) con lo scopo di indagare quella misteriosa fenomenologia attraverso la costruzione di tre stazioni di osservazione, munite di strumentazioni adatte a scattare fotografie altamente tecnologiche, che avrebbe rilevato: l’ora della foto, l’angolo di azimut e l’angolo di elevazione della fotocamera. Nel caso poi che le Green Fireballs fossero state fotografate da due stazioni, si sarebbe potuto agevolmente dedurre alcuni altri aspetti legati all’altitudine, alla velocità di spostamento ed alle dimensioni reali.

Purtroppo, forse anche a causa dello scoppio della Guerra di Corea, venne realizzata un’unica stazione di osservazione nel 1950, presso la Holloman Air Force Base, che registrò due soli avvistamenti: 27 aprile e 24 maggio dello stesso anno. E poiché nel 1951 non si ebbero più avvistamenti, a dicembre venne ufficialmente chiuso tale progetto. I soloni del tempo parlarono di “fenomeni naturali presenti in certe regioni spaziali con alta incidenza meteorica”.

IL PROJECT BLUE BOOK

Verso la fine del 1951, su istanza di alcuni generali avveduti e assai influenti, si continuò a studiare il fenomeno UFO sotto una nuova voce: il Project Blue Book. Fin dall’inizio si pensò di dare corposità alla ricerca ufologica attraverso una certosina raccolta di dati su tutto ciò che afferiva alla realtà aliena. Lo scopo era assai semplice: non solo determinare se gli UFO avessero potuto costituire una minaccia per la sicurezza nazionale, ma tentare di analizzare il più scientificamente possibile il fenomeno.

Ufficialmente, gli inquirenti indagarono oltre dodicimilacinquecento casi di avvistamento e solo a settecentouno non riuscirono a dare spiegazioni. Ora, anche se venne sottolineato con estrema enfasi che quei casi non spiegati corrispondevano solo al 5% circa della massa analizzata (dato attualmente utilizzato dai denigratori ufficiali dell’ufologia, tipo i “cicapini” italiani), quei “700 casi” rimanevano comunque una quantità enorme di avvistamenti per i quali, nemmeno con la miglior fantasia di questa Terra, si riuscì a dare una spiegazione “scientifica”.

COMPITI FINALI DEL MAJESTIC TWELVE

Il Majestic Twelve ebbe anche altri importanti compiti, che dalla gestione governativa diretta del cover-up si estendevano alla gestione degli studi sulla tecnologia aliena, per cui ebbe ramificazioni del tipo “a scatole cinesi”, anche in virtù del fatto che dall’altra parte del mondo Stalin si era convinto che gli odiati americani possedessero davvero tecnologia proveniente da un altro mondo.

LA RETROINGEGNERIA ALIENA INIZIA IL SUO LUNGO VIAGGIO

Troppa gente! Troppe commissioni! Troppi scienziati! Troppi errori e, soprattutto, troppe spie alla CIA e al Pentagono. Laggiù, in quegli anni, era come avere un distaccamento russo perfettamente integrato nell’Intelligence statunitense. Ogni cosa che nasceva veniva immediatamente trasmessa al KGB. Tutti avevano le mani legate ed i misteri nascosti nel Roswell File continuavano a rimanere tali. Il futuro tecnologico dell’umanità stava ancora dormendo sonni profondissimi. Così venne il tempo delle riflessioni e delle decisioni.

Occorreva uscire in fretta da quell’ambiente militare, circondato da spie di ogni tipo. Bisognava, soprattutto, smetterla di spostare il “tesoro di Roswell” da una base militare all’altra. Occorreva trasferirlo definitivamente in un ambiente che garantisse un futuro all’America e, al tempo stesso, era necessario che nessuno sapesse dove si sarebbe potuto trovare. Poiché sarebbe stato impossibile fare un’operazione del genere tutto in una volta, in quanto avrebbe dato troppo dell’occhio, si scelse di smembrare ed incanalare in mille meandri la tecnologia contenuta nella navetta aliena. Fu la scelta vincente.

Ed i meandri furono rappresentati da tutte quelle società e aziende altamente tecnologiche che già collaboravano con il governo e con le quali si venne a nuovi accordi. Tutto fu così molto semplice. Tutto venne fatto alla luce del sole. Sì! Davvero troppo semplice per essere vero! Era come dire che l’assassino aveva compiuto il delitto in famiglia ed aveva sepolto l’assassinato nel giardino di casa. Nessuno ci avrebbe mai creduto! Eppure, andò proprio così! Pensate che le aziende che già avevano ordinari contratti in essere, col governo in generale e con la Difesa in particolare, vennero a trovarsi nuove “consegne” abilmente camuffate nei vecchi contratti. Alle aziende sarebbe spettato semplicemente il brevetto, mentre all’America sarebbe toccata, in maniera pressoché gratuita, la realizzazione della retroingegneria aliena, della quale avrebbe sfruttato l’altissima tecnologia e ne avrebbe potuto vendere parte ai Paesi amici. Nessuno si accorse di nulla e così la retroingegneria aliena iniziò il suo meraviglioso viaggio verso quella tecnologia che permea tuttora l’intera società mondiale.

NELLA BORSA DELLA SPESA

E nella borsa della spesa c’era davvero tanto, come abbiamo visto nel precente articolo: fibre di ogni tipo, ultraresistenti ed ottiche, sistemi per aumentare la visione in ambienti scuri, bui o notturni, luce lineare, del tutto invisibile ed ultra calda, leghe metalliche indistruttibili ed a memoria di forma, circuiti elettronici miniaturizzati ed integrabili ovunque, sistemi elettronici per il controllo mentale di apparecchiature e tanto, tanto altro ancora, di cui, magari, ovviamente nessuno sa ancora nulla! Pensate solo alle armi. Credete che sia possibile che un astronauta terrestre possa partire per una missione marziana del tutto privo di strumenti offensivi e difensivi? Certo che no. La stessa cosa è probabilmente avvenuta a Roswell settant’anni fa, per cui il discorso sulle armi aliene è ancora tutto segreto mentre, per contro, della Silicon Valley di San Francisco, dove hanno la loro sede le più importanti aziende di semiconduttori, microcip, software e computer al mondo, sappiamo praticamente quasi tutto.

LA SQUADRA SEGRETISSIMA

E così, mentre il mondo stava per ricevere gratuitamente gli incommensurabili regali provenienti dagli studi sulla tecnologia contenuta nella navetta aliena caduta a Corona, nei pressi di Roswell, nel 1947, qualcuno pensò ad una cosa altrettanto importante: “Ma se qualcosa proveniente da un altro mondo abitato è caduto sulla Terra, potrebbe ripetersi in futuro?“. A Corona era stato fatto tutto molto in fretta. Maledettamente troppo in fretta, infilando in tal modo errori su errori. Se è vero che l’esperienza insegna, qui gli americani impararono davvero tanto e decisero perciò di ridurre gli errori al minimo nel caso una qualche altra forma di vita aliena si fosse sciantata sul nostro pianeta. Nacque in tal modo la “Squadra per il recupero di UFO caduti o schiantatisi sulla Terra“.

Incredibile, vero? A questo punto, però, devo fare un piccolo passo indietro, all’interno di quel misterioso Majestic Twelve (Majestic-12) di cui vi ho parlato all’inizio perché, come in ogni triller psicologico che si rispetti, la soluzione del mistero risiede sempre nel passato e ve la narrerò nel prossimo articolo parlandovi del “Restricted SOM 1-01” o Manuale operativo dedicato, appunto, al recupero degli UFO e degli alieni, con buona pace di quel sempre più triste e solitario mondo abitato dai cicapini.

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