Vostok 5: Valerij Bikovskij vide un UFO

ABSTRACT – Il cosmonauta sovietico Valerij Bykovskij, nato a Pavloskij Posad il 2 agosto 1934, è un cosmonauta russo tra i più famosi in quanto detiene tuttora il record di durata di volo spaziale umano in solitaria. Dopo la scuola dell’obbligo, si diplomò nel 1955 e poi si arruolò nell’aeronautica militare sovietica, diventando ben presto pilota di aerei militari da combattimento. Cinque anni dopo venne ammesso nel primo gruppo di cosmonauti dell’Unione Sovietica, composto da 20 membri, tutti selezionati rigorosamente tra i piloti dell’aeronautica militare. Egli, però, non faceva parte del gruppo dei primi sei cosmonauti che, a partire da giugno del 1960, vennero addestrati specificamente per pilotare la capsula Vostok e diventare pertanto i primi esseri umani nello spazio e solo allorquando, il 24 luglio 1960, il suo collega Valentin Varlamov ebbe un grave incidente, Bykovskij poté subentrargli.

IL PROGRAMMA VOSTOK

Il primo progetto sovietico di missioni spaziali che avevano l’obiettivo di portare l’uomo nello spazio venne chiamato “Vostok“, che significa “Est“. La navicella prese l’omonimo nome mentre, per i razzi, che pure vennero chiamati Vostok, si utilizzarono dei missili ICBM. La serie di vari prototipi delle capsule Vostok erano esclusivamente monoposto e riuscirono a portare in orbita: cinque animali, un manichino e Jurij Alekseevič Gagarin che, il 12 aprile 1961, divenne il primo essere umano a volare nello spazio a bordo della Vostok 1.

Con la Vostok 2 si raggiunse l’obiettivo di trascorrere un giorno intero nello spazio: ai comandi c’era German Stepanovič Titov il quale orbitò intorno al nostro pianeta per poco più di venticinque ore. Con la Vostok 3, lanciata il 12 agosto 1962, alle ore 11.02 di Mosca, dal cosmodromo di Bajkonur, il cosmonauta Andrijan Grigor’evič Nikolaev rimase per quasi quattro giorni interi nell’orbita terrestre mentre, mentre la Vostok 4, che aveva a bordo il cosmonauta Pavlo Romanovyč Popovyč e fu lanciata il giorno dopo, con quasi ventiquattro ore di ritardo, rimase quasi tre giorni interi nell’orbita terrestre e così i russi riuscirono a raggiungere l’obiettivo tecnologico di avere ben due astronauti, su altrettante navette, contemporaneamente nello spazio.

LA MISSIONE VOSTOK 5

A Bikovskij, a bordo della Vostok 5, toccò l’obiettivo del primo volo in solitaria più lungo: infatti, egli rimase per quasi cinque giorni nell’orbita terrestre, fatto questo che rapporesenta il record di durata di una missione e a tutt’oggi risulta il volo in solitaria durato più a lungo. Occorre tuttavia ricordare che non tutto filò per il verso giusto e la partenza venne più volte ritardata a causa di una pericolosa attività solare.

Finalmente, il 14 giugno 1963, la missione prese avvio, ma già durante il count down accadde qualcosa di strano: dapprima un cavo si staccò, poi la trottola di pilotaggio smise di funzionare correttamente. Entrambe le situazioni vennero però risolte e alle 14:58 la navetta poté essere lanciata verso lo spazio. Poiché la traiettoria di volo risultò più bassa rispetto a quanto programmato, la missione subì un accorciamento dei tempi e venne portata a cinque giorni rispetto agli otto programmati. A bordo, poi, fu un vero strazio: dai problemi agli strumenti per la sopravvivenza a quelli dei sitemi di controllo della temperatura, che calò fino a soli 10° rispetto ai previsti 30°.

IL MISTERO IN VOLO

Le capsule Vostok, data la delicatezza delle prime missioni spaziali, erano praticamente comandate quasi interamente da terra e tutta la strumentazione veniva gestita pressoché in automatico, tanto che i cosmonauti erano poco più che passeggeri e spettatori di ciò che accadeva all’esterno.

Fu così che, osservando lo spazio dalla cabina di pilotaggio, Bykovski rimase improvvisamente di stucco per ciò che vide, un qualcosa che mai nessuno avrebbe potuto immaginare proprio lì, così vicino; ed egli, con quanto fiato aveva in gola, urlò ai tecnici della base: “Qui Nibbio! Qui Nibbio! Qualcosa mi accompagna nello spazio! Vola accanto alla capsula! Mi scorta!”.

 

Una situazione pressoché analoga dovette vivere la prima donna a volare nello spazio: la cosmonauta Valentina Vladimirovna Tereškova, ai comandi della capsula Vostok 6 che venne lanciata solo due giorni dopo la Vostok 5, ovvero il 16 giugno 1963, alle ore 12:29 locali, dal cosmodromo di Bajkonur.

Già durante la prima orbita terrestre, le due Vostok si avvicinarono, come del resto era stato programmato, fino ad una distanza di sicurezza di circa 5 km. E per pochi o tanti che fossero, anche la Tereškova visse quanto accaduto al collega Bykovski. Impressionata ed impaurita, contatto la base ed urlò:”Qui Vostok 6! Un velivolo di origine ignota si avvicina alla mia capsula! Mi scorta!”.

Ora, poiché quel misterioso oggetto volante messosi all’inseguimento delle due capsule spaziali sovietiche non avrebbe mai potuto essere statunitense, non avendo a quel tempo gli USA una tecnologia di quel tipo, e nemmeno cinese, avendo la Cina ben altri problemi ed essendo, sempre a quel tempo, enormemente arretrata, verrebbe da pensare a due cose: o ad un pezzo di metallo staccatosi improvvisamente da una capsula ed entrato misteriosamente nella fascia di attrazione della stessa, ma per quanto ciò possa essere considerato “possibile” per una capsula, dovrebbe essere considerato pressoché impossibile per due capsule contemporaneamente, distanti fra di loro cinque chilometri, in quanto si dovrebbe sostenere l’ipotesi del “miracolo”.

E se, invece, si fosse trattato del passaggio di un meteorite, si dovrebbe comunque sostenere il fatto che questo oggetto celeste “non insegue proprio nessuno” e può solo transitare, a velocità indescrivibile, nelle vicinanze di qualcosa, per cui, mai e poi mai avrebbe potuto mettersi ad inseguire addirittura due capsule spaziali.

Ulteriori ipotesi le lasciamo ai cicapini di turno visto che, contrariamente ad ogni logica, continuano a schierarsi apertamente contro la loro stessa “Madre NASA”, che spende miliardi di miliardi di dollari per andare alla ricerca dei nostri fratelli superiori, e contro lo stesso VATICANO, che non lesina denari nella ricerca di vita extraterrestre.

Al momento opportuno presenteremo i ringraziamenti per la cortese e mai richiesta opera divulgativa operata nei confronti dell’ufologia.

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