Apollo 14: videro e fotografarono strisce, punti e strani lampi di luce

ABSTRACT – Gli astronauti della missione Apollo 14, così come tutti i loro colleghi delle precedenti missioni, videro e fotografarono “strisce, punti e lampi di luce“.

APOLLO 14 MISSION REPORT

Secondo quanto riportato nel documento della NASA denominato “Apollo 14 Mission Report“, al Capitolo 10, si dice espressamente quanto segue: “Each crewman reported seeing the streaks, points and flashes of light that have been noted by previous Apollo crews“, ovvero “Ogni membro dell’equipaggio ha riferito l’avvistamento di strisce, punti e lampi di luce che sono stati notati dagli equipaggi precedenti di Apollo“.

LAMPI DI LUCE BLU

E se è pur vero che una striscia o un punto nello spazio notturno potrebbero anche non fare un UFO, per i ben più famosi “lampi di luce” è davvero tutta un’altra cosa, anche perché gli astronauti non erano al di fuori del nostro sistema solare, ma si trovavano o appena al di là della nostra atmosfera terrestre o dalle parti della Luna o sul nostro stesso satellite.

All’inizio, quando nessuno, ma proprio nessuno sapeva nulla di nulla, dalla NASA vennero le prime precisazioni e ci raccontarono la comoda storiella dei “lampi di luce di origine cosmica“.

Purtroppo per loro però, quei “blue flashes of light” così numerosi, così frequenti e sempre orientati in maniera verticale, essendo continuamente visti da tutti gli astronauti delle missioni Apollo, richiesero ben presto posizioni più chiare.

IL RIFLESSO LUMINOSO

Arrivò così l’ipotesi del “riflesso luminoso“, “Ma di che cosa?“, vi chiederete voi? Alla NASA se lo stanno ancora chiedendo, tanto fu semplicistica la teoria. Così ripararono verso nuove vie, sempre più tecniche e tecnologiche.

POVERE MACCHINE FOTOGRAFICHE!

A chi dar la colpa, dunque, di quegli improvvisi e stramaledetti lampi verticali blu, con tanto di una o più fonti luminose al proprio interno? Incredibilmente si giunse alla fantasmagorica teoria di un “difetto dell’ottica delle macchine fotografiche” adottate per le missioni Apollo, ovvero le Hasselblad. Così la possibile colpa cadde sulla crema fotografica di quegli anni e quindi anche sul sogno di ogni fotografo. Poveri noi, quando la scienza non ha risposte scientifiche è davvero un disastro!

I DIFETTI DEL FILM

E poiché le foto erano là, davanti agli occhi di tutti, non si poté tirar fuori né la teoria della “visione mistica” né quella troppo settoriale dei “Light flashes“, anche perché i lampi di luce blu furono visti molto spesso, in simultanea, da due astronauti, così si riparò sotto la semplicistica versione dei “difetti del film“. Ma certo! Sempre meglio! Pensate che questa tecnica è ancor oggi tenuta in altissima considerazione, al punto tale che allorquando appare qualcosa rassomigliante ad un UFO non diventa altro che un difetto del film: forse un po’ di polvere, forse un pezzo di nastro strappato, forse una strisciata dell’unghia sulla pellicola o, forse, una ditata capitata da quelle parti dopo essere transitata nella zona nasale! Incredibile davvero l’inventiva della gente!

LA FOTO PUBBLICATA

Ora provate un po’ a guardare la foto pubblicata in questo paragrafo, che trovate sul sito della NASA a questo link, ed ingranditela. Quella cosa che in lontananza ci hanno venduto per decenni come un lampo di luce blu è, in realtà, semplicemente un UFO.

Si tratta di un meraviglioso oggetto volante verticale, a più stadi, che irraggia una luminosissima luce tutto attorno e addirittura in “verticale”, sia sopra che sotto a se stesso! Davvero un bel dilemma per coloro che studiano queste cose!

UNA NUOVA TEORIA DELLA NASA

Bene! Tutte le suddette teorie sono state sposate, com’era logico attendersi, da frotte di astrofiletti e cicapini che le hanno ovviamente accettate come fosse il “sacro Graal” della scienza. Ma ora che dalla NASA è giunta una nuova versione sull’origine dei misteriosi lampi blu, che farà quel popolo? Getterà alle ortiche anche l’ultimo credo?

Vediamolo: quei lampi blu sarebbero “causati dalla luce solare riflessa da cristalli di ghiaccio“, necessariamente posti in maniera orizzontale rispetto all’osservatore e situati ad una quota compresa fra i cinque e gli otto chilometri dalla superficie terrestre.

Per coloro che continuano a non creder agli UFO, è possibile leggersi la nuova teoria a questo link, in attesa di un’altra teoria un po’ più attendibile, anche perché quest’ultima assomiglia maledettamente a quella del “parelio” o “Sun dogs” (“Cani del Sole” o “Guardiani del Sole”), decisamente troppo semplicistica ed imparentata assai lontanamente con quegli incredibili bagliori verticali. (Link alla foto AS14-66-9301).

LA LUCE

Noi ufologi la pensiamo assai diversamente in quanto la luce rimane pur sempre solo una fonte luminosa di energia che, se naturale, brilla autonomamente, irraggiandosi in tutte le direzioni.

Quando, invece, essa è artificiale e tecnologica, può essere orientata in avanti rispetto all’origine della fonte di energia, similmente ad una pila portatile, al faro di una moto, di un’auto o di un aereo osservati nel buio della notte.

Ma qui parliamo di qualcosa di assai diverso. Dunque, Bingo pieno! Punto e a capo per chiunque, compreso l’inutile e triste mondo cicapino, che sembra trascorrere il proprio tempo con l’unico scopo di denigrare l’ufologia, senza tener conto che il proprio il proprio diretto superiore di riferimento, ovvero la NASA, pone la ricerca della vita aliena al primo punto della ricerca spaziale.

VARIOUS VERTICAL BLUISH LIGHTS

A questo punto risulta credibile l’ipotesi che anche levarious vertical bluish lights“, di cui pubblico alcune immagini, anche se non è chiaramente identificabile alcun oggetto al proprio interno, possano essere state generate da oggetti volanti non terrestri, e quindi UFO.

Di certo, rimane assai corta e decisamente poco credibile la prima coperta della NASA, ovvero quella firmata come “Undoubitably a film defect” (Indubitabilmente, un difetto del film), ma non avrebbero potuto fare diversamente, anche perché è così che funziona il cover-up!

ASTRONAUTA ALAN SHEPARD

Alan Bartlett Shepard Junior nacque a Derry (New Hampshire) il 18 dicembre 1923 e venne a mancare al mondo dei vivi a Pebble Beach (California) il 21 luglio 1998. Dopo essersi laureato in Scienze presso l’Accademia Navale di Annopolis ed aver partecipato alla seconda guerra mondiale, frequentò con successo la scuola di volo e nel 1951 divenne pilota collaudatore per la Marina Militare. Nel 1959 venne scelto dalla NASA per nell’ambito del programma Mercury, diventando il primo americano a volare nello spazio sulla navicella Freedom 7.

Nel 1963 venne nominato “Comandante dell’Ufficio Astronauti” e all’età di quarantasei anni divenne il comandante della Missione Apollo 14. Venne collocato a riposo nel 1974 col grado di Contrammiraglio e rimase nella memoria collettiva degli americani, e non solo, per essere stato non solo l’unico uomo a giocare a golf sulla Luna, ma anche per apparire nella sigla della serie televisiva “Star Trek: Entrprise”.

ASTRONAUTA STUART ALLEN ROOSA

Stuart Allen Roosa nacque a Durango (Colorado) il 16 agosto 1933 e venne a mancare al mondo dei vivi a Washington il 12 dicembre 1994. Fu il pilota del Modulo di Comando della missione Apollo 14. Dopo la laurea, si arruolò nell’Aeronautica militare statunitense, frequentò la scuola per cadetti aviatori, divenendo pilota per aerei da combattimento, e la scuola per piloti di voli sperimentali. Nel corso della missione Apollo 14 rimase in orbita lunare da solo e per ben trentatré ore. Si congedò nel 1976 col grado di Colonello.

ASTRONAUTA EDGAR MITCHELL

Edgar Dean Mitchell, detto “Ed”, nacque a Hereford (Texas) il 17 settembre 1930 e venne a mancare al mondo dei vivi a West Palm Beach (Florida) il 4 febbraio 2016. Partecipò alla missione Apollo 14 in qualità di pilota del LEM, fu il sesto uomo a camminare sulla Luna ed divenne l’astronauta più amato dagli ufologi di tutto il mondo.

Per quanto afferisce il nostro centro ufologico, allorquando Edgar era ancora vivente, ci diede l’autorizzazione a linkare il proprio sito e a tradurre in italiano le sue riflessioni riguardo l’ufologia.

Nel corso di un’intervista radiofonica avvenuta il 23 luglio 2008, egli dichiarò: di essere venuto a conoscenza sia della realtà del fenomeno UFO che di avvenuti contatti fra esseri umani ed extraterrestri, quindi sottolineò il fatto che tali contatti sarebbero stati tenuti nascosti per circa sessant’anni (riferendosi probabilmente all’UFO crash di Roswell del 1947) e che sarebbe stati ancora in corso in quell’anno.

LA MISSIONE APOLLO 14

L’equipaggio era formato dal Comandante Alan Shepard, dal pilota del modulo di comando Stuart Roosa e dal pilota del modulo lunare Edgar Mitchell. Il lancio avvenne il 31 gennaio 1971, dalla base di Cape Canaveral (Florida). Tutto andò come nelle precedenti missioni: raggiunta l’orbita terrestre, venne acceso il terzo stadio del razzo vettore e la navicella fu lanciata verso la Luna, con l’obiettivo di allunare nell’altopiano di Fra Mauro e compiere una miriade di esprimenti scientifici, compresa l’attività fuori bordo (EVA).

Purtroppo, vi fu un fallimento totale del velivolo lunare MET, che continuò a sprofondare nella polvere lunare. Alla fine dell’attività EVA, Shepard si esercitò a giocare da solo a golf. Il rientro sulla Terra avvenne il 9 febbraio 1971, con uno spettacolare ammaraggio millimetrico nelle acque dell’oceano Pacifico. Essi furono gli ultimi tre astronauti sottoposti alla “quarantena” dal rientro dallo spazio: poiché non venne rinvenuto nessun virus lunare, tale pratica venne definitivamente abbandonata.

MISTERO IN VOLO

(Link alla foto AS14-66-9330) – Differentemente dalle precedenti missioni Apollo, che mostrarono convergenze fra la trascrizione dei vari dialoghi e le foto riportate a terra, questa missione rimase certamente la più clamorosa, ovviamente dal nostro punto di vista ufologico, per le sorprendenti dichiarazioni ufficiali della NASA e le ancor più stupefacenti dichiarazioni dei tre astronauti, direttamente collegate alle foto ancor oggi disponibili sul sito della NASA.

REPORT DELLA MISSIONE

Nel famoso “Apollo 14 Mission Report“, al “Chapter 10“, ovvero al capitolo 10, paragrafo 10.2 “Medical observations“, punto 10.2.2 “Visual Phenomenon“) è possibile leggere le seguenti parole, alla pagina 156 del PDF: “Each crewman reported seeing the streaks, points, and flashes of light that have been noted by previous Apollo crews.

The frequency of the light flashes averaged about once every 2 minutes for each crewman.

The visual phenomeno was observed with the eyes both open and closed, and the crew was more aware of the phenomenon immediately upon awakening than upon retiring.

In a special observation period set aside during the transearth coast phase, the Command Module Pilot determined that dark adaptation was not a prerequisite for seeing the phenomenon if the level of spacecraft illumination was low.

Furthermore, several of the light flashes were apparently seen by two of the crewmen simultaneously. Coincidence of the light flashes for two cremen, if a true coincidence, that substantiate that the flashes originated from an external radiation source and would indicate that they were generated by extremely-high-energy particles, presumably of cosmic origin…“.

(TRADUZIONE) – “Ogni membro dell’equipaggio riferì di vedere striature, punti e lampi di luce che furono notati dagli equipaggi precedenti delle missioni Apollo. La frequenza dei lampi di luce è in media di circa una volta ogni 2 minuti per ogni equipaggio. Il fenomeno visivo fu osservato sia ad occhi aperti che chiusi e l’equipaggio fu più consapevole del fenomeno immediatamente dopo il risveglio piuttosto che al ritiro. In un periodo di osservazione particolare, trascorso durante la fase chiamata “transearth coast“, il pilota del Modulo di Comando determinò che l’adattamento scuro non era un requisito preliminare per vedere il fenomeno se il livello dell’illuminazione spaziale era basso.

Inoltre, parecchi lampi di luce erano apparentemente visti da due membri dell’equipaggio contemporaneamente. La coincidenza dei lampi di luce per due astronauti, se vera coincidenza, dimostra che i flash ebbero origine da una fonte di radiazioni esterne e potrebbero indicare che esse furono generate da particelle ultra-elevate di energia, presumibilmente di origine cosmica …”.

Dunque, ora lo sappiamo con certezza: tutti gli astronauti delle missioni Apollo videro inspiegabili lampi di luce. La relazione della NASA sostiene che essi avrebbero un’origine cosmica, che ovviamente non vuol dire nulla. Inoltre, non ne spiega né la forma né il colore, ma quantifica l’impressionante frequenza: un lampo ogni due minuti

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