Antiche cronache: la luce su Sigiburg

falsa-immagine-assedio-castello-sigiburgGli Annales Regni Francorum, conosciuti anche come Annali del Regno dei Franchi o Annales Laurissenses Maiores et Einhardi o assai più semplicemente “Annales Laurissenses“, sono un’opera imponente, realizzata a più mani, su espresso incarico di Carlo Magno, in cui furono descritte le gesta dei sovrani Franchi dal 741 (anno in cui morì Carlo Martello) all’829 dopo Cristo. All’interno di tale opera (http://www.thelatinlibrary.com/annalesregnifrancorum.html), in corrispondenza del paragrafo relativo all’anno 776 d.C., intitolato “Tunc domnus Carolus rex Italiam ingressus est partibus Foroiulensium pergens“, è contenuta un’importante annotazione, ovviamente in latino, di un accadimento di presunta natura ufologica verificatosi in quel tempo presso il castello di Sigiburg (Francia).

TESTO LATINO INTEGRALE (Anno) 776 DCCLXXVI.

Tunc domnus Carolus rex Italiam ingressus est partibus Foroiulensium pergens.

Hrodgaudus occisus est, et supradictus domnus Carolus rex ad Tarvisium civitatem pascha celebravit, et captas civitates Foroiulem, Tarvisium cum reliquis civitatibus, quae rebellatae fuerant; et disposuit omnes per Francos et iterum cum prosperitate et victoria reversus est in Franciam. Tunc nuntius veniens, qui dixit Saxones rebellatos et omnes obsides suos dulgtos et sacramenta rupta et Eresburgum castrum per mala ingenia et iniqua placita Francos exinde suadentes exiendo; sic Eresburgum a Francis derelictum, muros et opera destruxerunt.

Inde pergentes voluerunt de Sigiburgi similiter facere, auxiliante Domino Francis eis viriliter repugnantibus nihil praevaluerunt. [Dum enim per placita eos, qui in*fra ipsum castrum custodes erant, inludere non potuissent, sicut fecerunt alios, qui in alium castellum fuerant, coeperunt pugnas et machinas praeparare, qualiter per virtutem potuissent illum capere; et Deo volente petrarias, quas praeparaverunt, plus illis damnum fecerunt quam illis, qui infra castrum residebant. Cum enim vidissent, quod eis non proficeret, praeparaverunt etiam clidas ad debellandum per virtutem ipsum castellum.

Sed Dei virtus, sicut iustum est, superavit illorum virtutem, et quadam die, cum bellum praeparassent adversus christianos, qui in ipso castro residebant, apparuit manifeste gloria Dei supra domum ecclesiae, quae est infra ipsum castrum, videntibus multis tam aforis quam etiam et deintus, ex quibus multi manent usque adhuc; et dicunt vidisse instar duorum scutorum colore rubeo flammantes et agitantes supra ipsam ecclesiam.

Et cum hoc signum vidissent pagani, qui aforis erant, statim confusi sunt et magno timore perterriti coeperunt fugere ad castra, et omnis multitudo eorum in pavore concussi fugam arrepti alii ab aliis se ab invicem interficiebant. Qui enim retro propter pavorem aliquam respiciebant, infigebant se lanceis eorum, qui ante illos fugiebant et in humeris portabant, et alii diversis ictibus inter se sunt perpessi et divina ultione iudicati. Et quantum super eos Dei virtus propter salutem christianorum operata est, nullus narrare potest; attamen quantum illi plus pavore perterriti fuerunt, tanto magis christiani confortati omnipotentem Deum laudaverunt, qui dignatus est suam manifestare potentiam super servos suos.] Et inde fugam arripientes Saxones, persecuti sunt eos Franci interficientes illos usque ad flumen Lippiam, castro salvato; et cum victoria reversi sunt Franci. 

Et cum pervenisset domnus Carolus rex Wormatiam, et omnes istas causas audiens, coniunxit synodum ad eandem civitatem. Et ibi placitum publicum tenens, et consilio facto cum Dei adiutorio sub celeritate et nimia festinatione Saxonum caesas seu firmitates subito introivit. Et Saxones perterriti omnes ad locum, ubi Lippia consurgit, venientes ex omni parte et reddiderunt patriam per wadium omnes manibus eorum et spoponderunt se esse christianos et sub dicione domni Caroli regis et Francorum subdiderunt. Et tunc domnus Carolus rex una cum Francis reaedificavit Eresburgum castrum denuo et alium castrum super Lippiam, ibique venientes Saxones una cum uxoribus et infantibus innumerabilis multitudo baptizati sunt et obsides, quantos iamdictus domnus rex eis quaesivit, dederunt. Et perfecta supradicta castella et disposita per Francos scaras resedentes et ipsa custodientes reversus est domnus Carolus rex in Franciam.

TRADUZIONE DELLA SOLA PARTE UFOLOGICAMENTE INTERESSANTE

Diamo, ora, la traduzione dal latino, della sola parte più apparentemente ufologica della cronaca, da noi già evidenziata in grassetto: “… e lo stesso giorno, mentre loro (ovviamenti i Sassoni s’intende) si stavano preparando per un altro assalto contro quei cristiani che risiedevano nel castello, la gloria di Dio si manifestò sopra la chiesa, che è sotto la fortezza, coloro che osservarono il fenomeno dalla piazza al di fuori della fortezza, la maggior parte dei quali viveva ancora (anche qui dobbiamo intendere che fossero ancora viventi al momento della scrittura della cronaca suddetta), dissero che videro qualcosa somigliante a due scudi di colore rosso fiammante muoversi sopra la chiesa stessa…”.

Ora, prima di procedere nell’analisi di questo complicato fatto storico, del quale venne rilasciata vasta ed attendibilissima testimonianza poiché fu lo stesso re Carlo Magno a volere la realizzazione dell’opera, lanciamo un appello ai colleghi ufologi: “Diamo a Cesare ciò che è di Cesare e non aggiungiamo più nient’altro, per favore, poiché nella cronaca ufficiale, ovvero quella scritta in latino, non vi è alcun disegno al riguardo e perciò tutte le “immagini internet” allegate al fatto sono destituite di ogni fondamento rispetto alla visione diretta di quanto realmente accaduto ed ampiamente testimoniato. In tal senso però, su questo specifico caso, e su questa specifica immagine in particolare, ci preme sottolineare come abbiano ragione il gruppo di scettici d’oltralpe e d’oltre oceano, nonché quelli più nostrani del CICAP e del CISU che, per inciso, passano il loro tempo non a fare ricerca, ma a ricercare le notizie pubblicate dagli ufologi di tutto il mondo per tentare di denigrarle o, comunque, di contraddirle, godendo così a più non posso. Essi si sono alternati alla disamina del caso, incentrando però la loro attenzione solo ed esclusivamente all’immagine che “il web” ha collegato al caso, e sulla quale noi stessi, ufologi veri e convinti, orgogliosamente, felicemente e serenamente lontani anni luce da loro, conveniamo: quella doppia immagine, in apertura di articolo, non centra assolutamente nulla con quanto asserito nella cronaca Laurissenses, cronaca che, si badi bene, non è uno scritto qualsiasi, ma una storia vera ed ufficiale, basata su fatti realmente accaduti e col solo vizio di essere stati commentati secondo la visione del suo committente, come da tradizione storica del resto (si è sempre fatto così e si farà sempre così, in quanto chi paga desidera una visione del mondo secondo il suo personale punto di vista), ovvero re Carlo Magno in persona.

In questa Cronaca il fatto ufologico citato è “semplicemente accaduto ed è stato notato da migliaia di persone, di ogni strato sociale“. Tutto ciò testimonia alcune cose che dovrebbero aprire gli occhi su quella falsa ufologia professata dal movimento degli scettici in generale, nonostante un fatto sia realmente accaduto: quei “due scudi rosso fiammante” apparvero davvero nel cielo di Sigiburg, nel bel mezzo di un assedio. La vicenda è stata verificata da più testimonianze incrociate, così come citato nella stessa cronaca, con le seguenti parole “…videntibus multis tam aforis quam etiam et deintus, ex quibus multi manent usque adhuc … “.

Per tale ragione, ciò che sgorga con impeto dai loro discorsi, che fanno passare per ragionamenti in virtù di quella gaia scienza che non dovrebbe mai sbagliare, non è altro che l’acredine assoluto e totale verso l’ufologia, spesso accompagnato, come in questo caso, non solo dal loro classico cavallo di battaglia dello “scetticismo a prescindere“, ma anche da una penosa impreparazione ad affrontare vicende così lontane nel tempo, con la presunzione di aver sempre e comunque ragione verso l’ufologo di turno che, purtroppo, e in molti casi, è solo un appassionato di ufologia, il quale non fa male a nessuno quando raccoglie notizie di presunta natura ufologia e le diffonde nelle modalità che gli sono più consone.

Prima di concludere l’articolo, aggiungiamo altre “notizie storiche” alla vicenda, così da aiutare ulteriormente questo mondo che odia l’ufologia. Oggi sappiamo che il manoscritto più antico contenente una copia degli Annales Laurissenses, è il “Codex Lorsch“, da cui è poi derivato il nome “Laurissenses”: infatti il nome latino del Monastero di Lorsch è “Monasterium Laureshamense. E purtoppo, anche in questo famoso “Lorsch Codex”, che è del XII secolo, non vi è traccia alcuna di illustrazioni riferite al fatto citato. Ciò significa che le attuali illustrazioni, che l’ufologia riferisce in maniera errata all’assedio di Sigibur, sono successive all’evento, almeno di quattro secoli!

Per i motivi suddetti se ne deve dedurre che le immagini collegate non sono afferibili all’assedio di Sigiburg, ma sono il frutto del lavoro congiunto di almeno due persone, distanti fra loro diversi secoli però: da un lato un bravissimo amanuense medievale, che le ha probabilmente realizzate per altro motivo, inseredole però in un contesto che, probabilmente, avrebbe dovuto ricordare un fatto simile a quello accaduto a Sigiburg, ed un altrettanto sveglio tecnico del web, che le ha trovate navigando da qualche parte o le ha scannerizzate da qualche antico testo, mettendole poi insieme in maniera digitale e collegandole artatamente al fatto citato. Noi stessi, dopo aver realizzato un articolo, se non siamo in possesso di una testimoniaza fotografica o filmica del fatto citato, eseguiamo una ricostruzione artistica, utilizzando la grafica digitale, proprio come abbiamo fatto nel presente articolo, inserenndo la “foto-scandalo”, ma specificando che quell’immagine non si riferisce al fatto accaduto.

Ora, se avete ancora voglia di leggere, concludiamo con alcune riflessioni collegate ad una domanda. Ma che cosa accadde, dunque, durante l’assedio del castello di Sigiburg? In cielo apparve certamente un segno della “… manifeste gloria Dei…”, descritto dall’anonimo cronista come “…duorum scutorum colore rubeo flammantes et agitantes …”. Dunque, su quell’antico campo di battaglia avvenne una manifestazione celeste, com’erano definite quel tipo di apparizioni di luci e di fuochi in quei secoli a noi tanto lontani. Manifestazione però “non dovuta alla potenza di Dio“, sostiene lo scrivente del presente articolo, in quanto la divinità ritenuta a noi superiore altro non è che un legittimo e comprensibilissimo anelito della nostra coscienza. Poiché il nostro corpo è composto da “sostanza finita”, la nostra coscienza è pienamente legittimata a confidare nel fatto che “qualche essere superiore, come potrebbe essere un Dio”, abbia realmente voluto tutto ciò. In tal modo tutto sarebbe meno complicato da comprendere: utilizzando la tecnica autoreferenziale della risposta desiderata, si ottiene, infatti, la risposta attesa sui “grandi perché” della vita e, come d’incanto, la Nascita, la Vita stessa e la Morte troverebbero una risposta nella speranza di un ritorno cristiano alla casa del Padre. Nel dubbio, molti illustri scienziati ne hanno convenuto che sia assai più utile, visto anche il fatto dell’assoluta gratuità, credere in una qualche divinità a noi superiore, che abbia dato origine alla specie umana.

Di certo, comunque, sopra la chiesa apparvero due oggetti di color rosso fiammante, a forma di scudo, quindi del tutto simili fra loro. E quei due oggetti volanti si librarono più e più volte al di sopra della chiesa stessa, e furono visti da migliaia di testimoni ammutoliti ed attendibilissimi. Noi ufologi definiamo questo tipo di manifestazione col nostro semplice linguaggio: avvistamento ufologico, in quanto quegli scudi simili fra loro, apparsi quasi dal nulla, si manifestarono a tutti in forma visibilissima e con modalità comportamentali che nulla hanno a che vedere con quei corpi celesti che cadono quasi quotidianamente sulla nostra Terra e che, visto il tempo dell’accaduto, avrebbero potuto essere gli unici veri indiziati, con buona pace della gaia scienza.