Antiche cronache: la nave volante di Cloera

antiche-cronache-navi-volanti-cufAllorquando si vanno ad indagare fatti di presunta natura ufologica, accaduti in tempi a noi lontani o lontanissimi, dei quali rimangono comunque delle cronache, dobbiamo essere ben consapevoli del fatto che il potere dominante le indirizzava secondo i propri desideri e le proprie aspirazioni. I motivi erano diversi: la cronaca aveva un costo altissimo, ragion per cui quasi sempre era commisurata ai desideri del committente; era poi infarcita della retorica del potere dominante, per cui teneva sì conto della leggenda, ma ogni volta che faceva comodo al committente o al potere costituito; infine, purtroppo per noi ufologi, non poteva tenere in alcun conto la fenomenologia determinata dai corpi celesti e dall’atmosfera terrestre (UFO inganni) poiché non aveva la conoscenza scientifica necessaria per comprenderle.

Affrontando il tema delle antiche navi volanti, si deve inoltre tener conto del ruolo svolto dal potere religioso che, ritenendosi il solo in grado di intercedere presso la “Divinità”, pretendeva di essere anche l’unico in grado di spiegarne il “gesto divino” che era stato osservato da terra, divenendo così il solo depositario della fenomenologia osservata nei cieli , per cui poteva gestire a modo suo la descrizione dei vari miracoli capitati in giro per il mondo.

Oltre a ciò, si deve tener conto di un aspetto non secondario per noi ufologi e che, diventa però “sostanza” all’interno della vicenda narrata nelle antiche cronache: le manifestazioni celesti (corpi celesti e fenomeni atmosferici) sono sempre state interpretate in chiave divina, per cui la divinità che si manifestava di volta in volta veniva sempre descritta in termini allegorici, affidati alla preparazione culturale ed alle aspirazioni religiose dello scrivente del tempo; così abbiamo letto di “barche di vetro” che evoluivano fra le nubi e si inabissavano nelle profondità celesti, di “uccelli volanti immensi” che, dopo essere arrivati con strepiti ed aver evoluito nell’aria scomparivano all’improvviso o prendevano la forma umana, nonché di “carri volanti trainati da cavalli rossi” che, dopo essersi manifestati alla folla se ne scomparivano in una vera e propria “gloria“, ovvero in un autentico irragiamento di porpora ed oro. Quest’ultima tipologia ricorda assai da vicino la vista del passaggio di un grande corpo celeste nei pressi della Terra, ma in quei tempi si pensava a ben altra cosa mentre, al giorno d’oggi, purtoppo, una parte sprovveduta dell’ufologia richiama alla mente delle antiche navi spaziali, appunto. In un quadro siffatto, se diventa assolutamente improbo il lavoro di indagine di uno storico, figuriamoci quello di un ufologo, per cui forniremo, assieme alla “cronaca pura” le nostre riflessioni al riguardo.

LA NAVE DI CLOERA

Le ricerche fin qui condotte non hanno ancora consentito di scoprire un luogo chiamato “Cloera“, ma può darsi che il nome sia cambiato nel corso dei secoli o che le varie traduzione che hanno ripostato la vicenda ne abbiano dato una trascrizione errata, così come può anche darsi che il nome “Cloera” sia un’errata trascrizione del termine “Cholera” (in greco antico, χολέρα indicava una violenta scarica di bile) col quale si intendeva una malattia che si manifestava con una diarrea violenta, senza tracce di sangue, vomito continuo e contrazioni addominali che conducevano ad una mortalità del 50% delle persone colpite. Per tali ragioni, l’introvabile edificio sacro potrebbe anche essere stata un’antica chiesetta adibita a centro di raccolta di ammorbati da tale malattia e qui accolti nel tentativo di curarli. Di certo, comunque, se viaggiando per l’Irlanda qualcuno dovesse scoprire una piccola chiesetta che conserva un’ancora o un’immagine di essa o qualcosa di simile sappia che, forse, si trova nell’antico villaggio di Cloera, del quale sappiamo solo le notizie di seguito pubblicate.

antiche-cronache-località-cloeraantiche-cronache-ponte-di-cloeraLa sola cosa che si sa con certezza attorno alla “vicenda Cloera” è che in Irlanda, a sud di Limerick, nel distretto di Bansa, Co. Tipperly, nei pressi del fiume River Aherlow, esiste una piccolissima località, alla fine di una strada a fondo chiuso, chiamata “Clohera Bridge“. Di questa località non si sa praticamente nulla tranne quanto raccontatoci da Mary Cahill, Assistant Keeper, Grade I presso il National Museum of Ireland, nel paragrafo “Irish Antiquities“. La Cahill ricorda che nei pressi di Bansa venne rinvenuto un monile preziosissimo, assieme ad altri antichi oggetti d’oro; tale monile, adibito a chiusuta di abito, fu rinvenuto in un campo chiamato “Páirc An Oir“, nella località di Cloghera (antica Clohora), Ballydavid, Bansa, Co Tipperary. Per certo, si sa che il censimento del 1861 non riportava il nome di un luogo abitato chiamato “Cloera” o simile, ma si sa che al giorno d’oggi vi è un ponte ancora chiamato “Clohera Bridge“, nei pressi della cittadina di Clohernagh, adiacente a Ballydavid, nel distretto di Bansa, appunto. Qui, il signor Darby Merrigan, intervistato all’età di novant’anni ed oggi, 2015, non più vivente, ricordava che quando era bambino, gli anziani della zona, narravano del rinvenimento di monili d’oro nei pressi del “Clohera Bridge”, una zona accanto al fiume “River Aherlow“, dove dicevano che esistesse un tempo remotissimo una fortezza.

Negli Annali dell’Ulster, all’AD 749, si parla di navi volanti avvistate, secondo alcuni, al di sopra del monastero di Clonmacnois. Nel libro “La prima Irlanda medievale: 400-1200” l’autore Daibhi O Croinin narra di un episodio simile che sarebbe accaduto a Teltown, sotto il regno di Congalch mac Maele Mithig, nell’anno 956 d.C., traendolo dal Konungs skuggsjá (“specchio del re”), che è un testo composto da un autore anonimo, ma probabilmente un ecclesiatico alla corte del re, fra il 1247 ed il 1262, pensato per l’educazione dei figli di re Haakon il Vecchio, cioè Magnus ed Haakon il Giovane, ma è rivolto a tutti i membri della corte; L’opera è trutturata in forma di dialogo tra un padre e suo figlio, attraverso consigli su questioni morali, economiche, militari, naturali, religiose e di altro genere.

In tale trattato si narra di una nave sarebbe apparsa in cielo, al di sopra di una fiera-mercato (oenach) ed un membro dell’equipaggio avrebbe gettato una lancia verso il basso, nell’intento di colpire un grosso salmone che si trovava nel fiume sotostante. Quell’uomo sarebbe quindi disceso dalla nave volante per recuperare la propria lancia, ma sarebbe così finito nelle grinfie della gente del villaggio sottostante una volta giunto sulla terraferma. Secondo l’antica cronaca, quel prigioniero alieno avrebbe subito chiesto di essere liberato e Congalch in persone avrebbe ordinato di lasciarlo libero, ed egli sarebbe così risalito a bordo, fra le risa ed il sollazzo dei compagni alieni. Questa storia, però, è diventata ben presto anche leggenda.

Di questa vicenda, ne vi regaliamo addirittura dalla versione integrale dell’originale vicenda irlandese, narrata sotto forma di leggenda da Ives Naud in “Les Extraterrestres et les O.V.N.I. dans l’histoire“, Libro 1, riporta però all’anno al 950 ed interpretando il diverso fatto temporale come un’errata trascrizione del “6” finale in uno “0”.

Un miracolo è avvenuto nella piccola località di Cloera, una domenica, mentre gli abitanti erano a messa. Una grossa àncora metallica, attaccata ad un cavo, è discesa dal cielo: uno dei bracci, fornito di una marra appuntitissima (NdR: zappa appuntita), si conficcò nel montante di legno della porta della chiesa. I fedeli, precipitatisi fuori, videro nel cielo, all’altro capo del cavo, una nave che sembrava galleggiare su un oceano immaginario. Dalla fiancata alcuni uomini si sporgevano sopra il bastingaggio (NdR: parapetto del ponte) e pareva che guardassero ciò che avveniva in fondo all’acqua. Allora gli abitanti di Cloera videro un marinaio scavalcare la murata e tuffarsi nell’aria, che per lui doveva essere acqua, e attorno al tuffatore c’era come un’aureola di fuoco. Era evidente che l’uomo voleva andare a disincagliare l’àncora. Quando fu arrivato a terra, i fedeli lo circondarono per catturarlo, ma il parroco impedì che lo si toccasse per téma di un delitto o di un sacrilegio. Il tuffatore, che pareva non avvedersi di quanto accadeva intorno a lui, tentò di liberare l’àncora e, non riuscendovi, s’involò stranamente verso la nave sempre come se nuotasse a rana. Poi l’equipaggio tagliò il cavo e il vascello aereo, liberato, prese a navigare e sparì allo sguardo. Ma l’àncora restò per secoli infissa nel portale, a testimonianza del miracolo“.

Fu, forse, la forza della Natura che, nel corso di una procella spaventosa, spinse un’imbarcazione in navigazione sul fiume River Haerlow, verso la costa, sollevandola dall’acqua e facendola poi ricadere, dopo un breve volo, contro la porta di una chiesa di un piccolissimo villaggio irlandese? Non lo sappiamo, ma di certo cose simili sono avvenute in tutto il mondo ed accadono anche al giorno d’oggi, allorquando arrivano un uragano accompagnato da una tromba d’aria. Purtroppo, della vicenda se ne impadronì ben presto il potere della Chiesa che, forse, pensò bene di collegare la presenza di un’àncora al residuo testimoniale di un avvenuto miracolo. È così che funzionava il mondo in quei secoli bui!