USO-inganni: sottomarini e sommergibili

USO-2015Così come i falsi avvistamenti di UFO sono trattati in uno speciale capitolo denominato “UFO-inganni”, anche i falsi avvistamenti di USO saranno qui trattati utilizzando la medesima terminologia, ovvero “USO-inganni”.
I falsi avvistamenti di USO possono sostanzialmente essere riconducibili a: fenomeni artificiali (sottomarini, relitti e materiale militare abbandonato, aerei segreti, hovercrafts ), fenomeni naturali (grossi cetacei), fenomeni celesti (bolidi, frammenti di satelliti).

Cause artificiali degli USO-inganni: sottomarini e sommergibili

SOTTOMARINI

I sottomarini sono mezzi navali progettati per navigare prevalentemente in immersione e solo eccezionalmente in superficie. Nel corso degli anni sono stati creati vari tipi di sottomarini e quelli costruiti in questi ultimi decenni hanno avuto il solo scopo di fungere sia da basi mobili di lancio per missili a lunga gittata, balistici (nucleari) e antinave, sia da rampe per missili terra-aria. Normalmente, però, le armi convenzionali di un sottomarino sono il siluro ed il missile antinave.

La massima profondità mai raggiunta da un sottomarino è detenuta dallo scafo italiano “TRIESTE I” che il 23 gennaio 1963 scese alla profondità di ben 10.916 metri, grazie all’incredibile resistenza dello scafo; tuttavia, la profondità media raggiunta durante le immersioni si aggira fra i 300 ed i 400 metri circa.
Una delle caratteristiche fondamentali dei sottomarini è il tempo di permanenza in immersione, che si può quantificare in due modi: o una distanza compresa fra 150.000 e 300.000 miglia o un tempo compreso fra i 30 ed i 60 giorni. Nella realtà, questi numeri non vengono mai raggiunti poiché laggiù esiste il problema delle possibili turbe psico-fisiche delle persone che induce i comandanti a risalire non appena possibile.
L’architettura dello scafo è realizzata sia per offrire il minimo di resistenza all’attrito provocato dall’acqua sia per sopportare le elevatissime pressioni delle grandi profondità.
I sottomarini nucleari sono dotati di un reattore ad acqua pressurizzata e un apparato motore composto da turbine a vapore che, trasmettendo il moto ad un’elica costruita per essere silenziosissima, consentono di raggiungere una media di 30 nodi in immersione.
I sottomarini moderni sono dotati di motori Diesel-elettrici supplementari, nonché di batterie di accumulatori ausiliari da usare esclusivamente in caso di emergenza.
Tutto ciò che è militare è, ovviamente, oggetto di scarse conoscenze da parte della popolazione, tuttavia si sa il sottomarino nucleare d’attacco, della classe “Los Angeles”, varata nel 1974, lungo 110 metri, alto 10 e largo altrettanti, con oltre un centinaio di persone a bordo, si può immergere fino a 3.000 metri e riesce a sviluppare una velocità di 32 nodi, corrispondenti a 32 miglia marine all’ora (un miglio marino equivale a 1.852 metri) che, a loro volta, corrispondono alla “pazzesca” velocità massima di quasi… 60 km all’ora su terra.
Si sa poi che i sottomarini nucleari di ultima generazione sono in grado di raggiungere i 45 nodi, cioè la velocità di quasi 85 km/h; questa velocità, tuttavia, se rapportata agli USO segnalati a Porto Rico e nel Mare del Nord nel lontanissimo 1963, ci da un’idea approssimativa del differenza tecnologica tra noi e i nostri fratelli superiori.
Il prof. Marko Princevac, dell’Università californiana di Riverside, ha dimostrato in forma sperimentale che è possibile la propulsione supersonica subacquea. Egli è poi riuscito a dimostrare che un oggetto dalla linea aerodinamica potrebbe muoversi sottacqua meglio che un oggetto spigoloso o rassomigliante vagamente ad un cubo. I suoi esperimenti hanno poi dimostrato che mentre un aereo che viaggia a Mach 1 richiede 15.000 cavalli-vapore di energia, un sottomarino che viaggiasse alla stessa velocità avrebbe bisogno di una potenza settanta volte superiore, ovvero oltre un milione di cavalli-vapore, che è un valore davvero enorme da raggiungere. Attualmente, i sottomarini nucleari strategici più potenti e numerosi sono quelli americani (Classi Poseidon, Trident, Seawolf, Ohio e Virginia) e sovietici (Classi Hotel, Yankee, Delta e Typhoon).

SOMMERGIBILI

I  sommergibili sono imbarcazioni che possono navigare in immersione e sono generalmente usati per scopi bellici o scientifici. Si possono spingere a profondità medie di circa 300 metri e possono raggiungere la velocità massima, in immersione, di circa 25 nodi mentre quella di superficie supera di poco i 10 nodi.
Sono costituiti da un robusto scafo che, di norma, è a sezione circolare, affusolato alle estremità e in grado di resistere alle enormi pressioni delle profondità marine. Esternamente ed internamente, lo scafo presenta doppi fondi o casse di zavorra, adibiti all’allagamento per l’immersione o allo svuotamento per la riemersione, ha una lunghezza variabile dai 60 ai 90 metri ed un diametro di circa 7-8 metri.
L’apparato motore convenzionale è di tipo Diesel-elettrico: il motore diesel viene utilizzato per la navigazione in superficie mentre quello elettrico (gruppi di accumulatori) lo si utilizza per la navigazione in immersione.
La navigazione in immersione, ad una quota leggermente superiore a quella periscopica (4-6 metri dal bordo della vela), avviene tramite l’utilizzo di una “cappa” che consente sia di aspirare aria che espellere i gas di scarico.
L’armamento principale di un sommergibile militare convenzionale è costituito da tubi lanciasiluri sistemati nei due locali estremi, da rampe per missili terra-aria, da mitragliere antiaeree e da un cannone di medio calibro. Nella parte superiore esiste una torretta che si trova esattamente al di sopra della camera di manovra, all’interno della quale sono sistemati i comandi e gli oculari dei periscopi.
Per tutte queste ragioni possiamo affermare che, al momento in cui scriviamo l’articolo, non esiste una tecnologia terrestre in grado di far lavorare sotto la superficie marina un mezzo che possa raggiungere la velocità di un modesto aereo commerciale.
Tra le cause artificiali di un falso avvistamento di USO vi è da annoverare il rinvenimento di relitti sommersi, imputabile a cause diverse ma assimilabili principalmente ad affondamenti causati: dal maltempo, dallo scontro con un’altra imbarcazione, dall’impatto con scogli o relitti sommersi, dal cedimento di qualche struttura portante.