Roswell 1947: tante domande senza risposta

roswell-1947-william-brazelLa notte del 4 giugno 1947, a circa sei-sette chilometri di distanza dal “Foster Ranch” di proprietà dell’allevatore William Brazel, cadde certamente qualcosa dal cielo, probabilmente poco dopo le 22:00, vista anche la presenza dei tracciati dei radar militari della zona. Tuttavia, nonostante siano trascorsi quasi settant’anni, ancora nessuno cittadino normale è in grado di affermare con certezza la natura di quanto accaduto e Roswell rimarrà ancora per molto tempo un “presunto caso ufologico con tante domande senza risposte”.

Tutti i militari del tempo mentirono spudoratamente sapendo di mentire, ma lo fecero in quanto sotto giuramento: ovvero, fu un atto dovuto. Non c’era altra possibilità. Tuttavia, alcuni di loro, una volta fuori dall’esercito, si vergognarono dell’atteggiamento tenuto e ritennero opportuno confessare al mondo intero che laggiù, nella sperdutissima località di Corona, di circa centosessanta abitanti, era veramente caduto sul nostro pianeta un misterioso oggetto volante, assai più simile ad un vero e proprio UFO, a forma di goccia rovesciata e con ali altrettanto rovesciate, al cui interno si trovavano almeno quattro misteriose creature di un altro mondo.

E la menzogna proseguì poi per mezzo secolo, fino al 1995, allorquando il presidente Clinton si decise ad aprire gli scheletri nell’armadio. Tra il 1995 e il 1999, egli emise direttive esecutive, nonché modifiche delle prime direttive di trent’anni prima, che permisero il rilascio di documenti di sicurezza nazionali. Ecco il perché Clinton divenne tanto famoso per gli ufologi di tutto il mondo, trasmettendo la fama addirittura alla moglie Hillary, in questi tempi candidata alle presidenziali USA. Insomma, fu la fine ufficiale del cover-up messo in piedi da decenni e l’inizio del “Disclosure”, ovviamente a modo loro.

Insomma, ora siamo certi che capirete come mai tutto ciò abbia potutto accadere e sia effettivamente accaduto, esattamente com’era nei piani dei cervelloni. Laggiù, per mezzo secolo, vi fu una sola parola d’ordine: cover-up. Mentire su tutto, sempre e comunque. Mentire, solo mentire, sempre mentire. Non c’era altra via. E purtroppo, non c’è tuttora un’altra via d’uscita a questa storia infinita. Sì! La storia di Roswell non è finita, e non sarà finita per tanto tempo ancora, come avrete modo di leggere nel prosieguo del presente articolo.

Di certo, comunque, il mondo cominciò a capirci qualcosa di più grazie a questo rilascio graduale di informazioni, nonostante il perdurare di tanti documenti certamente declassificati, ma consegnati ai richiedenti con un’enormità di cancellature. E così sembrò, almeno in un primo tempo, che la cosa caduta dal cielo fosse solo un banalissimo pallone-sonda della classe Mogul, visto che la caduta di tali palloni metereologici nella zona era quasi una quotidianità, almeno nel periodo 1945-1947. 

Così, fin dal 1995, si seppero già diverse cose in più su Roswell poiché l’Air Force aveva pubblicato un rapporto in cui si sosteneva che a cadere a Corona nel 1947 fu certamente un pallone sonda, il “numero 4” per l’esattezza, afferente al progetto Mogul. Secondo i dispacci ufficiali, quel pallone sarebbe stato lanciato dalla non lontana base militare di Alamogordo, il 4 giugno 1947, ovvero un mese prima, ed era probabilmente precipitato, ovviamente secondo i piani alti dell’esercito americano, fra il 2 ed il 3 luglio nei pressi di Corona.

Ma con un improvviso colpo di scena, smentendo quanto detto fino ad allora, nel 1997 l’USAF diede alle stampe il famoso Report intitolato “Roswell Report-Case Closed” in cui si forniva al mondo intero una nuova versione dei fatti di Roswell del 1947: si sostenne che i corpi visti da tanti testimoni, che evientemente erano troppi per essere smentiti, non erano altro che manichini chiamati “crash dummy”, ed utilizzati per esperimenti con caduta dall’alto. Peccato che molti militari fossero senza memoria: i manichini iniziarono ad essere testati solo molti anni dopo Roswell, precisamente dalla metà degli anni ’50 circa, quando l’Air Force iniziò a condurre diverse serie di “secret dummy drops” in quelle zone comprese fra le tre basi militari suddette. Questi esperimenti ebbero lo scopo di testare le possibilità di sopravvivenza dei piloti in seguito alla caduta dall’alto del loro aereo.

DOVE SONO FINITI I ROTTAMI DI QUEL CRASH?

I militari negano, come abbiamo visto, ma i testimoni civili che avrebbero potuto parlare lo hanno certamente fatto, e con abbondanza di particolari. Dalla notte del crash nessuno dormiva nelle tre basi militari di Roswell, di White Sands e di Alamogordo poiché sugli schermi radar era ricomparso l’inquietante “radar blip” che segnalava la presenza di un misterioso oggetto volante, come ebbe a testimoniare l’operatore radar Steven Arnold, il quale dichiarò di aver visto “… the radar blip explode in a brilliant white florescence and evaporate right before his very eyes …”. Quindi, l’oggetto volante fu intercettato dai radar e fu visto esplodere e sparire dagli schermi. Avrebbe mai potuto essere un pallone-sonda?

Insomma, quella notte qualcosa che viaggiava a velocità sostenutissima era caduto da cielo, e non avrebbe mai potuto essere un pallone-sonda perché lo aveva testimoniato un operatore radar al di sopra di ogni sospetto, aggiungendo ai suoi diretti superiori che ne osservò addirittura lo scoppio, realizzatosi sotto forma di una “brillante florescenza bianca“. Dunque, una persona che non sapeva nulla degli UFO, per giunta militare incaricato della gestione di un radar, era il testimone più attendibile della vicenda ufologica più misteriosa che sia mai accaduta.

La notte era così trascorsa ed i militari già sapevano tante cose di quanto accaduto a Corona, ma per il piccolo allevatore di pecore William Mac Brazel quella mattina di sabato 5 luglio 1947 era ancora una giornata come tutte le altre. Alzatosi molto presto, era partito a cavallo in compagnia del figlio, Vernon, di soli otto anni, verso la fattoria “Foster Ranch“, dove doveva accudire al proprio gregge. Giunto che fu ad una distanza di circa sette-otto miglia dal suo ranch, osservò immediatamente qualcosa di veramente anomalo.

Ciò che vide lo lasciò pietrificato ed incuriosito: lungo una striscia di terreno di alcune centinaia di metri erano sparsi al suolo stranissimi rottami, alcuni apparentemente luccicanti e metallici, altri opachi e non metallici, dai quali gli animali della zona se ne stavano a debita distanza. E in mezzo a tutto ciò vi era non solo un misterioso oggetto volante a forma di goccia, con le ali ricurve, ma anche alcuni piccoli corpi antropomorfi, forse quattro, uno dei quali sembrò loro che potesse essere ancora vivo.

La meraviglia fu davvero enorme di fronte a quello spettacolo completamente diverso da quello normalmente realizzato dalla caduta di un pallone-sonda o meteorologico che fosse. Lì, oltre all’oggetto volante e ai corpi degli occupanti, c’erano resti davvero strani, costituiti da qualcosa che assomigliava a metallo lucido e con la caratteristica unica di ritornare alla forma originaria se piegato anche duramente: insomma, materiali con “memoria di forma“, dei quali non si sapeva assolutamente nulla a quel tempo per il semplice motivo che nessuno li aveva ancora inventati; e mom c’era nemmeno traccia della segretissima Area 51, i cui lavori iniziali partirono solo attorno al 1955.

La vicenda fu talmente veritiera che lo stesso Colonello William Blanchard, comandante della base militare di Roswell, la mattina del 7 luglio 1947, verso le 11:00, ordinò a Walter Haut, ufficiale addetto al servizio stampa, di redigere un comunicato per radio e giornali, poi diffuso nel primo pomeriggio dall’agenzia APW, che annunciava la cattura di un disco volante, nella località di Roswell, da parte delle forze armate americane. E questo particolare contribuì certamente a collegare la vicenda col luogo del crash che, come abbiamo visto, avvenne in realtà a Corona, ad una distanza di sei-sette chilometri dalla fattoria “Foster Ranch“, di proprietà di W. Brazel.

Si sa anche, sempre per certo, che il Sottotenente Robert Shirkey dichiarò di aver osservato la Polizia Militare nell’atto di trasportare fuori da un hangar un oggetto volante a forma discoidale e di caricarlo su di un aereo da trasporto C54. Egli aggiunse che accanto a lui, al momento delle operazioni di carico dell’UFO, vi era addirittura il comandante della base aerea di Roswell, che vide pertanto le stesse cose. E oltre a questi testimoni diretti, non si può dimenticare la testimonianza giurata, scritta e congiunta, dei coniugi Milton, i quali ebbero a dichiarare che la notte di venerdì 4 luglio 1947 avevano osservato un disco assai luminoso sfrecciare in direzione di Corona.

MA QUANTE DOMANDE ANCORA SENZA RISPOSTA!

La domanda delle domande rimane dunque sempre quella: “Ma che cosa si sta continuando a nascondere su Roswell“. Certamente, deve essersi trattato di qualcosa di estremamente importante poiché le domande a cui non è mai stata data una risposta almeno accettabile sono davvero tante.

Certamente è un motivo di vanto per l’esercito americano il fatto che tutti i militari coinvolti nella vicenda Roswell abbiano saputo manter fede al principio assoluto legato al giuramento di segretezza. Ma per noi ufologi che stiamo analizziamo un evento di probabile natura ufologica, accaduto circa settant’anni fa, la vicenda si fa drammaticamente seria, ingarbugliata ed assai ostica da analizzare nella sua intierezza poiché mancano ancora le risposte ad un mare di legittimi interrogativi.

Perché gli stessi militari avvezzi a costruire e spedire in cielo palloni metereologici non seppero riconoscerli nei resti indivisuati a terra? Perché un pallone metereologico veniva spostato da un paio di persone e a Roswell furono necessari non meno di nove camion militari per caricare quanto trovato sul terreno? Perché furono necessari ben sette o otto voli per trasferire tutto altrove? Perché furono allertati tutti gli infermieri della zona se non c’erano né feriti né vittime sul luogo del disastro? Perché tutto il sito venne controllato dal punto di vista dell’eventuale presenza di raziazioni?

Perché, perché … e ancora perché …? Certo! Si potrebbe benissimo continuare sui perché dei militari e dello stesso “re dei testimoni, quel William Mack Brazel che dopo poco tempo, pur avendo solo un piccolo gregge di pecore, ebbe la possibilità di acquistare un’auto nuovissima e di costruirsi una vera casa. ma questa è un’altra storia e ci interessa di meno delle bugie dei militari.

No! Quella notte non cadde un pallone Mogul e non caddero nemmeno alcuni manichi “crash dummy”, ma dallo spazio profondo, probabilmente a causa di un violento lampo generatosi da un temporale, andò incontro al proprio tragico destino l’equipaggio di una navetta aliena che stava esplorando il nostro pianeta e che ci lasciò probabilmente in eredità l’enorme quantitativo di ingegneria che si trasportava appresso da cui, ancor oggi, stiamo probabilmente traendo spunto per le maggiori invenzioni tecnologiche: la retroingegneria aliena.

centro-ufologico-ferrarese-cuf-artioli-fiorenzoLa sede del CUF si trova a Vigarano Pieve, in via Mantova 117, frazione del Comune di Vigarano Mainarda, luogo dell’avvistamento della gigantesca astronave aliena, osservata contemporaneamente da quattro persone adulte la sera del 27 settembre 1986. Siamo aperti tutti i giorni e l’incontro settimanale è attualmente fissato al giovedì, dalle 21:30 alle 23 circa. Se desideri farci visita, accertarti che quella sera ci siamo. Se volessi iscriverti, sappi che l’iscrizione al nostro centro ufologico è gratuita e valida per sempre. Su Youtube  trovi il mio canale personale, per goderti venticinque famosi video ufologici, raggruppati in quattro comode playlist.

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