Roswell 1947: il falso filmato dell’autopsia aliena

roswell-1947-santilli-footage-o-alien-autopsy-falso-filamtoL’incredibile vicenda del misterioso oggetto caduto dal cielo la sera del 4 giugno 1947, presumibilmente subito dopo le 22:30, durante un fortissimo temporale scatenatosi a Nord-Ovest di Roswell, a circa sei-sette chilometri di distanza dal “Foster Ranch”, nella piccolissima Contea di Corona, la cui cittadina-capoluogo era abitata a quel tempo da poco più di centocinquanta persona, e che tanto scalpore destò in tutto il mondo visto anche il comunicato ufficiale, emesso immediatamente dai vertici militari, e riguardante la caduta dal cielo e la conseguente cattura di un disco volante da parte dell’esercito statunitense, cadde ben presto nell’albo dei ricordi e nessuno ne parlò più almeno fino al 1980. O meglio, una volta calmatasi la vicenda innescata dall’allevatore William Brazel, sostenuta dagli operatori ai radar militari della zona, suffragata dai numerosissimi testimoni di vista dei rottami di misteriosi e sconosciuti materiali sparsi al suolo, pienamente confermata da ex ufficiali una volta raggiunta l’età della pensione e certificata addirittura dai massimi comandanti militari, con tanto di comunicazione mass-mediale al mondo intero, non se ne parlò più in maniera organica ed approfondita almeno fino al 1980 appunto e da quell’anno in poi fu un crescendo continuo, che addirittura esplose in tutto il suo fragore nel 1995 allorquando, grazie al produttore inglese Ray Santilli, arrivò la vera e propria bomba mediatica dell’autopsia aliena, conosciuta anche come “Alien Autopsy” o “Santilli footage“.

1980: IL RISVEGLIO DELL’INTERESSE UFOLOGICO

E nel 1980, appunto, arrivò sugli scaffali di tutto il mondo il libro “The Roswell incident“, scritto da Charles Berlitz e William Moore, che ebbe non solo il grandissimo merito di risvegliare l’interesse ufologico mondiale sulla vicenda, apparentemente dimenticata, del più importante incidente ufologico mai accaduto negli Stati Uniti, ma anche quello di ricordare a tutti l’incredibile manovra di cover-up attuata, e ancora in corso, dal governo americano che costrinse tutti i militari coinvolti nella vicenda a mentire spudoratamente, sottolinenado con forza il loro dovere verso la nazione rispetto al segreto militare.

LA SOLA, VERA E UNICA VERITÀ

Certo! Quei militari costretti a tener fede al loro giuramento non erano e non sono tuttora accusabili in quanto non avevano altra possibilità di fronte a loro. Tuttavia, una volta fuori dall’esercito, e liberatisi quindi dal vincolo del giuramento, si vergognarono dell’atteggiamento tenuto rispetto ad un evento che si mostrò fin da subito di portata e di natura superiore alla sicurezza della stessa nazione e ritennero opportuno confessare al mondo intero che laggiù, nella sperdutissima località di Corona, era veramente caduto sul nostro pianeta un misterioso oggetto volante, quasi certamente proveniente da un altro mondo tante erano le diversità rispetto agli aerei militari più innovativi di quegli anni: l’incredibile forma a goccia rovesciata, la superficie esterna totalmente liscia, del tutto priva di insegne e finestrature, le ali altrettanto rovesciate e collegate in forma talmente armoniosa al corpo centrale da far pensare a qualcosa di estremamente superiore alla tecnologia terrestre e, infine, quei corpi giacenti al suolo, certamente di forma antropomorfa, ma così diversi nelle proprozioni rispetto al nostro corpo umano da far pensare a creature di un altro mondo.

1995: L’ANNO DELLA SVOLTA E DELLA TRUFFA UFOLOGICA

La menzogna esperìta dai militari su quanto accaduto a Corona nel 1947 si protrasse per mezzo secolo, fino al 1995, allorquando il presidente Clinton decise che era giunto il momento di aprire gli scheletri nell’armadio: tra il 1995 ed il 1999 emise direttive esecutive, nonché modifiche delle prime direttive di trent’anni prima, che permisero il rilascio di documenti di sicurezza nazionali.

Ecco spiegato il motivo per il quale Clinton divenne tanto famoso presso gli ufologi di tutto il mondo, trasmettendo la fama addirittura alla moglie Hillary, in questi tempi candidata alle presidenziali USA e promettente agli elettori, in caso di sua vittoria, addirittura il disclosure immediato e totale sull’Area 51 e sulle vicende ad essa collegata. A noi ufologi fa quasi pena sentire un candidato alle presidenziali promettere una cosa che mai e poi mai nessuno sarà in grado di mantenere.

Figuratevi che quando le chiavi del comando le ebbe il marito, che aveva promesso le stesse cose, tutto cadde ben presto nel dimenticatoio e la sola cosa che uscì da suo cilindro, in chiave ufologica naturalmente, furono le aperture sulle suddette direttive esecutive, relative al rilascio di “alcuni” documenti afferenti la sicurezza nazionale. In altre parole, la longa manus della sfera militare sta di gran lunga al di sopra di ogni presidente degli Stati Uniti e la sicurezza della loro nazione e del mondo intero sta al di sopra di ogni altro interesse.

Insomma, l’era Clinton segnò comunque la fine ufficiale del cover-up messo in piedi da decenni e l’inizio del “Disclosure”, ovviamente a modo loro. Per mezzo secolo avevano sostenuto, contro ogni evidenza scientifica e testimoniale, che laggiù, a Nord-Ovest di Roswell, a circa sei chilometri dal “Foster Ranch”, nella piccolissima Contea di Corona, la cui cittadina-capoluogo era abitata in quel tempo da poco più di centocinquanta persona, non era accaduto nulla di strano, ma solo la caduta dal cielo di un pallone metereologico della classe “Mogul“, proprio come era accadeva con continuità fin dal 1945.

Ma fin dal 1995 si sapeva già diverse cose in tal senso poiché l’Air Force aveva pubblicato un rapporto in cui si sosteneva che a cadere a Corona nel 1947 fosse stato certamente un pallone sonda, il “numero 4” per l’esattezza, afferente al progetto Mogul, che era stato lanciato dalla non lontana base militare di Alamogordo, il 4 giugno 1947, ovvero un mese prima, ed era probabilmente precipitato fra il 2 ed il 3 luglio nei pressi di Corona.

2006: UN’ALTRA NUOVA VERITÀ SUL “ROSWELL FOOTAGE”

E venne anche il giorno dell’ennesima nuova verità, ovviamente col beneplacito di coloro che comandano e governano veramente in America, crediamo noi ufologi. Le cose andarono così: il 16 aprile 2006, sul Sunday Times venne pubblicata un’intervista a tal John Humphreys, scultore discretamente noto nell’ambiente cinematografico per aver lavorato agli effetti speciali della serie “Doctor Who” ed aver contribuito alla creazione della figura di Max Headroom. Nell’intervista curata dal giornalista Marh Horne, J. Humphreys dichiarò apertamente di essere stato il solo ed unico autore della famosa “Alien Autopsy” di cui stiamo parlando in questo articolo, fornendo anche diversi particolari al riguardo e dichiarando di aver creato egli stesso i modelli per l’alieno poi sottoposto a finta autopsia. Disse poi che l’intero filmato dell’autopsia venne ripreso dalla moglie e dalla sorella di lei nello studio dentistico di un suo conoscente e specificò di essere stato aiutato dal nipote e dal cognato. Insomma, da uno già famoso come lui, dotato di strumenti, tecniche sopraffine, laboratori, studi e amicizie importanti, ci si sarebbe aspettato assai di più di un ristretto ambiente familiare. Ma tanto confessò!

E questa storia rimane, perciò, in ordine di tempo, l’ultima verità sul caso “Roswell”. Un vero peccato che abbia deciso di parlare solo undici anni dopo l’uscita del filmato “Alien Autopsy”!  Ovviamente, rimaniamo in trepida attesa dell’esito delle elezioni presidenziali del 2016: infatti, se dovesse vincere Hillary Clinton potrebbe anche arrivare qualcosa di nuovo su questo caso. Ormai siamo abituati a tutto: dal pallone metereologico sul quale tutti hanno giurato, ai manichini grandi il doppio rispetto agli esseri visti da tanti testimoni, civili e militari, compreso il Colonello Philip Corso, comandante in capo di tutta la vicenda e sul quale scriveremo a parte, dai prigionieri di guerra lillipuziani, fino al mito dell’incursore inviato dall’acerrimo nemico russo. Mah!

L’ALTRA STORIA CHE HA PRECEDUTO QUEST’ULTIMA VERITÀ

Era il 1992 ed il produttore inglese Ray Santilli si trovava negli USA, a Cleveland, in quanto, per sua stessa ammissione, aveva un appuntamento con un anziano cineoperatore, tal “John Barnett“, che utilizzando ovviamente un nome di fantasia, gli avrebbe fatto credere di essere non solo ancora in posseso di alcuni filmati collegati al presunto UFO crash di Roswell del 1947, ma di essere stato egli stesso l’operatore dei filmati ufficiali. Nella storia, ovviamente inventata dal Santilli nel più tipico stile delle “americanate”, i militari che avevano richiesto la presenza di Barnett gli avrebbero anche fatto credere che si sarebbe potuto trattare di un misteriosissimo velivolo segreto russo.

PROMESSE, SOLDI E TESTIMONI

Morale: a fronte della duplice promessa di non rivelare mai il nome dell’operatore e, soprattutto, di pagare anticipatamente una cifra di circa centocinquantamila dollari, Santilli avrebbe potuto fare l’affare del secolo. E affare sarebbe stato secondo la versione del produttore inglese. Nei mesi successivi il progetto prese sempre più forma e sostanza. Addirittura iniziarono ad arrivare perfino i testimoni oculari: un ex militare confermò di aver visto un filmato in cui si vedevano corpi di alieni ed ammise che nel filmato suddetto si vedevano i medesimi corpi extraterrestri.

GIÙ DALLA TORRE

Ma furono in moltissimi a dubitare fin da subito dell’autenticità del filmato che, già nello stesso 1995, anno della sua apparizione, qualcuno lo nominò “Bufala dell’anno”. E dove il castello di Santilli cadde definitivamente fu sulla natura della stessa pellicola in quando diversi esperti sostennero che si trattava di materiale moderno rappresentante scene di cinquant’anni prima. Insomma, non si trattava di una pellicola del 1947, come ebbe a sostenere all’inizio il produttore inglese. La stessa casa produttrice della Kodak dichiarò di non essere mai stata contattata da Santilli né di aver mai esaminato alcunché al riguardo, ovvero parti originali di quella pellicola. La versione di Santilli fu che si trattava di una pellicola originale in nitrato, ma la Kodak rispose di non aver mai prodotto materiale di quel tipo. Inoltre, c’era la questione della cinepresa adatta a quella pellicola: il modello “Bell & Howell”, accreditato ed afferente a quell’anno, utilizzava pellicole perforate su entrambi i lati (ricordate le vecchie pellicole delle nostre macchinette fotografiche?), mentre la pellicola in possesso di Santilli era perforata solo lungo un lato. Un bel dilemma davvero quindi! Punto. Tutto era finito.

CONFESSIONI

Si giunse così al 2006 suddetto, anno in cui vi furono le ammissioni di colpevolezza dello scultore John Humphreys e dello stesso Santilli. Si era trattato di un falso pupazzo di lattice riempito con cervello di pecora, interiora di pollo e pezzetti di ossa di agnello. L’alieno della presunta razza dei Grigi venne realizzato dal suddetto John Humphreys che, tra l’altro, interpretò la figura del capo chirurgo. Questa storia ebbe anche un finale tipico dei triller anglofoni. Volete sapere che fine fecero i vari manichini utilizzati per le riprese? Ovviamente, una volta sminuzzati in mille pezzi, finirono equamente redistribuiti in decine di contenitori per la spazzatura sparsi lungo diverse strade londinesi, cosicché non rimase traccia alcuna dei reperti principali del caso. E la “saga Roswell” ha così potuto scrivere la parola “Fine” alla serie numero due. Prepariamoci alla tre!

IL MISTERO DELLE TRAVI CON

Infine, l’ultima chicca della confessione riguardò le famose “barre a doppia T” o, in linguaggio americano, barre “I-beams“, ritrovate sul luogo del crash e riportanti nella parte cava misteriosi segni assai simili a geroglifici. L’ipotesi iniziale fu sempre quella che esse fossero state parte integrante dell’intelaiatura dell’oggetto caduto a Roswell, così progettate per resistere al meglio ad ogni tipo di sollecitazione. Ma Santilli sconfessò ogni ingegnere avventuratosi avventatamente sulla tipologia di rottame e confessò che si trattava solamente di una delle travi presa dal portabagagli della propria automobile.

MORALE

La vicenda venne così apparentemente chiusa nel modo più inglorioso per l’ufologia, la quale accettò per vere tutte le bufale e le controbufale delle forze armate americane e, in virtù del principio di pari dignità, accettò pure una bufala costruita a tavolino nientemeno che da un falso ufologo. Il delitto è stato perfetto! Ma non è così che funzionano il cover-up ed il disclosure controllato? Quando vuoi nascondere una verità che scotta, ti è sufficiente raccontarla più e più volte, in maniera sempre diversa e la prossima, ne siamo certi, sarà quella che ci propinerà la Clintonse, se dovesse vincere le elezioni presidenziali del 2016.

Sì, caro lettore! Noi non abbiamo ancora finito di raccontarti questa vicenda, voluta morta e sepolta con troppo anticipo dalla CIA e dai servizi segreti americani. Mancano ancora tanti tasselli, a cominciare da quello principale della retroingegneria aliena, gestito direttamente dal Colonello Philip Corso, comandante in capo di tutte le operazioni del “Dopo Roswell” e principale accusatore dei vertici militari americani: a Roswell cadde veramente un oggetto proveniente da un altro mondo.

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