Marte: c’è metano

concentrazioni-metano-marteIl 15 gennaio 2009 la NASA emise un comunicato eccezionale, dichiarando ufficialmente la scoperta della presenza di metano sull’atmosfera di Marte ed aggiungendo così un importantissimo tassello dell’esistenza della vita su questo pianeta. Secondo un’ipotesi assai attendibile, questo gas sarebbe prodotto da microbi che vivrebbero sotto la superficie del suolo marziano, ma secondo un’altra ipotesi il metano verrebbe prodotto da un’intensa attività vulcanica. L’incredibile comunicato della NASA iniziava con queste parole:«Mars today is a world of cold and lonely deserts, apparently without life of any kind, at least on the surface», ovvero «Oggi, Marte è un mondo di deserti freddi e solitari, apparentemente senza alcuna traccia di vita, almeno sulla superficie».

Il comunicato proseguiva poi, alcuni paragrafi dopo, con una seconda interessantissima riflessioneNew research reveals there is hope for Mars yet. The first definitive detection of methane in the atmosphere of Mars indicates the planet is still alive, in either a biologic or geologic sense, according to a team of NASA and university scientists», ovvero «Una nuova indagine rivela che c’è ancora speranza per (la vita su) Marte. La prima decisiva scoperta di metano nell’atmosfera di Marte indica che il pianeta è ancora vivo, sia in senso biologico che geologico, a detta della squadra della NASA e di scienziati universitari».
Più oltre, il comunicato riportava le parole del Dr. Michael Mumma, del NASA’s Goddard Space Flight Center in Greenbelt, Md (Mater Dei, USA): «Methane is quickly destroyed in the Martian atmosphere in a variety of ways, so our discovery of substantial plumes of methane in the northern hemisphere of Mars in 2003 indicates some ongoing process is releasing the gas», ovvero «Il metano è velocemente distrutto nell’atmosfera marziana in una varietà di modi, così la nostra scoperta di ragguardevoli pennacchi di metano nell’emisfero nord di Marte, nel 2003, indica che sono in corso alcuni processi di rilascio di gas».

Dunque, l’ipotesi che lassù ci possa essere una qualche forma vivente non potrebbe essere ancora considerata possibile al 100%, pur tuttavia rientra nel novero delle ipotesi scientifiche ufficiali della NASA. Come si è letto nell’intervista riportata dalla Stampa on-line il 15 gennaio 2008 e rilasciata al “The Sun” dal professor Pillinger, sembrò che tra gli scienziati prevalesse l’ipotesi biologica. Egli, infatti, sostenne che il metano è un prodotto della biologia per cui, se esso è presente deve provenire da una fonte rinnovabile e la fonte più ovvia per noi terrestri è certamente quella degli organismi viventi.
A scanso di equivoci, egli aggiunse, chiarendo il suo punto di vista in maniera assai limpida, che allorquando si trova metano nell’atmosfera è del tutto legittimo sospettare che vi sia una qualche forma di vita che lo sta producendo. A dar man forte allo scienziato, scesero in campo altri esperti ricordando a tutti l’esistenza sulla Terra di una particolate specie di microrganismi, i cosiddetti “batteri metanogeni“, dei quali sono state scoperte una cinquantina di specie e che vivono nelle acque profonde e producono metano. Si tratta di archeobatteri che utilizzano l’idrogeno molecolare liberato dalle fermentazioni di batteri, protozoi e funghi e possono vivere soltanto in assenza di ossigeno, una condizione presente oggi sulla terra solo in specifici ambienti quali i fondali di melma e fango delle paludi. Il metano può dunque essere prodotto per via batterica. I batteri metanogeni, infatti, devono il loro nome alla capacità di produrre gas a partire dalla fermentazione di sostanze organiche, come le deiezioni animali e i rifiuti. Questa caratteristica viene sfruttata per la produzione di biogas utile per il riscaldamento o per alimentare le cucine.