Il DNA sopravvive nello spazio

Untitled 1La rivista internazionale ONE, pubblicata dalla PLOS, un’organizzazione no-profit di scienziati e medici che si sono messi insieme per rendere maggiormente accessibile la letteratura medica e scientifica, il 26 novembre 2014 ha reso pubblici i risultati di un importantissimo studio riguardante il DNA: esso sarebbe in grado di sopravvive ad un viaggio nello spazio, mantenendosi intatto e funzionale (http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0112979).

La scoperta è dovuta ad un team di scienziati coordinati da Cora S. Thier e Oliver Ulrich, entrambi dipendenti dell’Istituto di Anatomia, facoltà di Medicina, presso l’Università di Zurigo (Svizzera). Ovviamente, prestando fede alla veridicità dei risultati resi noti, la scoperta rivoluzionerebbe i nostri viaggi spaziali poiché le sonde, i lander e i rover terrestri spediti nello spazio o sulle superfici lunari e marziane potrebbero rischiare di portare contaminazione.
Nell’Abstract dell’articolo si legge che i razzi sonda sarebbero un’eccellente piattaforma per testare l’influenza delle condizioni spaziali in esperimenti biologici, fisici e chimici per un uso astrobiologico. Essi hanno così progettato un importante test per analizzare gli effetti biologici durante voli spaziali suborbitali.
L’esperimento ha avuto inizio nel marzo 2011, in occasione del lancio del razzo della missione “Texus-49” (ESA di Kiruna, Svezia): una porzione di DNA, con marcatore fluorescente, è stata attaccata alla superficie esterna del razzo, nei pressi dello scudo che ha la funzione di proteggere il velivolo delle altissime temperature che vengono a generarsi durante il volo. Mentre le temperature interne del razzo hanno avuto picchi attorno ai 130°, quelle dei gas esterni hanno raggiunto i 1.000°. Una volta recuperati i campioni di DNA plasmide, nella misura di oltre il 50% iniziale, hanno dato risultati sorprendenti, dimostrando di aver conservato la piena funzione biologica.