Esobiologia: vita sotto ai ghiacci

esobiologia-vita-sotto-ai-ghiacciC’è vita sotto ai ghiacci! La notizia diffusa dalla NASA (Nasa’s Goddard Space Flight Center) nel 2010 fu la dimostrazione che la vita complessa può esistere e proliferare sotto ai ghiacci, ad una profondità di circa 180 metri. Incredibile! Gli scenari che vengono ora ad aprirsi sono pressoché infiniti e addirittura all’interno del nostro stesso Sistema Solare. Fino ad ora sapevamo solo che alcuni microrganismi riuscivano a sopravvivere anche in condizioni ambientali estreme, simili a quelle del nostro pianeta 3,8 miliardi di anni or sono. In quei remoti tempi ebbe inizio la vita in ambienti che sono, di norma, ritenuti non compatibili con essa come: temperature oltre i 100°C, temperature al di sotto di 0°C, ambienti estremamente acidi o del tutto alcalini o, ancora, luoghi in cui persistono pressioni altissime. L’esistenza, dunque, di microrganismi in ambienti siffatti suggerisce, senza ombra di dubbio, che forme di vita del tutto simili possano essersi sviluppate anche su altri corpi celesti.

Noi sappiamo già tante cose dei microrganismi estremofili terrestri. Sappiamo che i microbi come i Pyrolobus Fumarii vivono tranquillamente a 3,5 km di profondità, negli ambienti bollenti delle fumarole degli abissi marini dell’oceano Atlantico e dei camini idrotermali dell’oceano Pacifico, dove la vita è decisamente poco raccomandabile poiché le temperature variano da 90°C a 115°C. Altri microrganismi, come l’Halo Bacterium Salinarum, proliferano in alcuni laghi africani dalle acque molto alcaline, ovvero in un ambiente che è decisamente ostile ad ogni forma di vita. Altri microrganismi, ancora, sopravvivono nelle secchi valli antartiche, dove il tasso di umidità è nullo a causa delle bassissime temperature : qui, a 50°C sottozero, prolifera la Polaromonas Vacuolata.

Ma ora, in seguito al convegno dell’Unione geofisica americana, che si è tenuto a Baltimora (Md) nel 2010, tutto prende una diversa piega. In quell’occasione furono presentati i dati preliminari ed il video della tranquilla vita condotta da gamberi e meduse a 180 metri di profondità, sotto i ghiacci della zona occidentale dell’Antartide, sotto la piattaforma ghiacciata del Mar di Ross, scoperti da un gruppo di ricercatori della NASA. Robert Bindschadler, glaciologo dell’agenzia spaziale americana, dichiarò che la scoperta fu del tutto casuale ed inaspettata: essi erano convinti di non trovare un bel nulla laggiù ma, invece, si trovarono di fronte ad un crostaceo, lontano parente dei gamberi, che è classificato come una Lysianassidae.

La relazione della ricercatrice Sara DeWitt

Nell’articolo originale, postato sul sito della NASA dalla ricercatrice Sara DeWitt, del Nasa’s Goddard Space Flight Center, si legge quanto segue: “Alla profondità di 800 piedi, al di sotto del lastrone di ghiaccio dell’Antartico Occidentale, a novembre del 2009 una piccola creatura simile ad un gamberetto di mare ha fluttuato fra le onde, illuminando un altrimenti grigia giornata polare. Robert Bindschadler (Bob), principale scienziato della spedizione del Nasa’s Goddard Space Flight Center di Greenbelt, MD (USA), ricorda bene quel giorno. Lui ed il suo team … stavano esaminando la parte sottostante del lastrone di ghiaccio quando hanno rinvenuto la creatura rosato-arancio che stava nuotando al di sotto del ghiaccio. Essi sono diventati come dei ragazzini che si stringono insieme e si allietano nell’osservare questa piccola creatura che sta nuotando da ogni parte, offrendo un piccolo spettacolo: quello era il brivido, del tutto inaspettato, della scoperta che dà le vertigini. La complessa creatura è stata identificata come un anfipodo Lyssianasid, ha una lunghezza di circa tre pollici (7 centimetri e mezzo) ed è stata rinvenuta ad una profondità di 180 metri circa, al di sotto della spessa banchina del Mare di Ross, nella zona denominata Windless Bight, a 20 miglia a Nordest della McMurdo Station. Lo scienziato ed il suo team hanno perforato il ghiaccio, creando un buco del diametro di 8 pollici (20 cm circa), attraverso il quale il ricercatore della Nasa Alberto Behar ha potuto immergere una piccola videocamera ed osservare le prime immagini del ventre della banchina. Era la prima volta che il team aveva potuto disporre di una videocamera in grado di osservare al di sotto della lastra di ghiaccio. Questa sonda è l’ultima versione della sonda originale (creata dallo stesso Behar nel 1999). Essa dispone di tre telecamere, posizionate nella parte sottostante … Quella che è rivolta all’indietro ha individuato l’animale simile ad un gamberetto di mare…
Non è un fatto insolito trovare anfipodi e altra vita marina nelle acque dell’Antartico. Il complesso sistema di circolazione che circonda l’oceano, porta acque calde, salate e ricche di nutrimento verso il continente Antartico, aiutando così a sostenere la vita perfino durante il freddo e buio inverno …Le acque antartiche sono brulicanti di vita…
Ora, se i microbi sono da considerarsi fra gli elementi ritenuti alla base dello sviluppo della vita, vediamo di conoscerli un po’ meglio, senza voler fare una trattazione scientifica ma esponendo l’argomento in maniera semplice e comprensibile. Si tratta di microrganismi, vegetali o animali, spesso causa di malattie, che sono visibili al microscopio come, ad esempio, i batteri. Le loro minuscole dimensioni sono misurate i nanòmetri o nanomètri: i valori dei diametri oscillano da 0,3 e 0,5 mentre quelli delle vanno da 0,3 a 100. Il nanòmetro corrisponde ad un milionesimo di millimetro e per avere un’idea più precisa di tale valore pensiamo che la doppia elica del nostro DNA ha un diametro di 2 nanòmetri (nm). Questa unità di misura è talmente piccola che, ad esempio, viene utilizzata per misurare la lunghezza d’onda della luce visibile e di quella ultravioletta.
I batteri sono microrganismi unicellulari, privi di clorofilla, spesso viventi in colonie. Hanno diverso forma ma le più note sono: a sfera, a cilindro, a virgola o a spirale. Sono sprovvisti di un nucleo vero e proprio, tanto che si parla di “una cosa sola” costituita da membrana e citoplasma, ovvero di cromosoma batterico; praticamente, si tratta di un’unica molecola di DNA, che contiene tutta l’informazione genetica della propria specie e si riproduce dividendosi“.

Il punto di vista ufologico

Dal punto di vista ufologico, in relazione alle possibilità di vita in ambienti estremi, è bene sapere che diversi microrganismi danno origine a delle spore, le quali hanno la particolarità di rimanere in vita per secoli, resistendo praticamente a tutto e, in modo particolare, ad ogni fenomeno di erosione chimica o fisica. Se un giorno dovessero poi giungere condizioni favorevoli, la spora può germinare e produrre una cellula.
Purtroppo, l’uomo non ha ancora un’idea ben precisa di come, circa 13 miliardi di anni fa, sia iniziata l’evoluzione dell’Universo poiché non c’è una risposta sul meccanismo chimico che sta all’origine della vita, e se pur egli conosce i primi passi che ha compiuto la chimica organica verso la vita non è ancora giunto a conoscere e comprendere il passaggio dall’evoluzione chimica verso quella biologica, con buona pace di tutti e, in modo particolare di coloro che pretendono di essere soli in questo, stupendo, meraviglioso, infinito seppur tanto sconosciuto Cosmo. Un Cosmo dal quale non sappiamo ancora come dalla materia organica, del tutto inanimata, abbia potuto formarsi la vita e si siano formati i primi microbi. Quelli più antichi fino ad ora rinvenuti, hanno circa 3,5 miliardi di anni: vivevano in Australia ed erano certamente esseri ad altissima tecnologia, poiché avevano inventato la fotosintesi, che come ben si sa è quel meccanismo che sta alla base della vita dei vegetali. In pratica, da un lato avevano imparato a trasformare l’anidride carbonica in zuccheri energetici e dall’altro emettevano ossigeno. Erano macchine perfette, così perfette che l’uomo, da quando è diventato tecnologico, ha provato in mille modi a riprodurre un batterio di sintesi, ma senza mai riuscirvi in maniera piena ed ottenendo semplicemente un fallimento totale. Si pensi che se si volesse progettarne uno, immaginando di costruirlo sostituendo agli atomi delle palline da ping pong, si dovrebbe poter disporre di mille persone, le quali dovrebbero lavorare per otto ore al giorno ininterrottamente per trentacinque anni!

Ora, nessuno sa nemmeno con certezza dove sia nata la vita e le ipotesi più attendibili sono ben tre, per citare solo quelle che vanno per la maggiore: nello spazio, nell’acqua o nella terra.
Le osservazioni hanno dimostrato che l’Universo conosciuto ha ovunque gli stessi elementi e risponde alle stesse leggi o costanti. In teoria, quindi, sappiamo che le condizioni giuste per la nascita della vita potrebbero scaturire ovunque: da un miscuglio di elementi (acqua, ammoniaca, metano ed energia naturale), dalle calde sorgenti idrotermiche dei fondali oceanici che superano abbondantemente i 100° C o dalle profondità terrestri, che ugualmente superano identiche temperature.
Ultimamente, va prendendo sempre più piede una nuova teoria: la panspermìa guidata dall’incessante moto delle comete. Esse hanno incorporate nelle loro lunghissime code le molecole organiche complesse che trasportano il materiale pre-biotico dentro ai vari sistemi solari del Cosmo. A quest’opera di insediamento delle civiltà nel Cosmo parteciperebbero anche i meteoriti, i quali avrebbero incorporate in un ambiente quasi acquatico le suddette molecole organiche complesse, scientificamente conosciute con la sigla IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici).
Ora, con buona pace di coloro che continuano a screditare noi poveri ufologi, dimostrando in tal modo di essere piccoli piccoli e di aver gettato al vento anni di inutile studio, informiamo che il telescopio SPITZER, della Nasa, operante nell’infrarosso, ha scoperto gli IPA in galassie distanti dieci miliardi di anni. E questo dimostra che uno più uno fa davvero due: infatti, se il nostro Sistema Solare non ha nemmeno cinque miliardi di anni, e a dieci miliardi di anni da noi si trovano le molecole IPA, significa semplicemente che l’evoluzione biologica è assai più antica di noi, miseri mortali, astrofili, astrofiletti e falsi ufologi compresi (leggi CISU), e che, dunque, la vita è semplicemente sparsa in ogni centimetro cubo di questo nostro meraviglioso Universo, letteralmente strapieno di fratelli cosmici che noi non siamo ancora in grado di andare a trovare ma che essi, sicuramente, sono già venuti a vedere da che parte abitiamo.