Chiesa: gli esseri dell’universo

Busto-Benedetto-XVILunedì 27 ottobre 2014, all’interno del Casìno di Pio IV, intervenendo alla conclusione della Sessione plenaria della Pontificia Accademia, il Santo Padre Francesco ha tenuto un importante discorso scientifico e teologico in occasione dell’inaugurazione di un busto di Papa Benedetto XVI, 265º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma nonché settimo sovrano dello Stato della Città del Vaticano e primate d’Italia. L’edificio, noto anche come “Casina” o “Villa Pia” si erge all’interno dei Giardini Vaticani della Città del Vaticano ed è la sede sia della Pontificia Accademia delle Scienze che della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Il discorso è pubblicato sul sito ufficiale del sito web del Vaticano (Percorso: Home page/ Discorsi/ Discorsi 2014/ Ottobre).

Tale discorso non è passato inosservato a nessun ufologo in quanto il Papa si è espresso, come suo costume, in una maniera assai chiara e precisa, distinguendo gli “esseri dell’universo” dagli esseri di questa terra, ovviamente definiti con la terminologia di “essere umano”. Qui sta il punto sul quale si snoda la posizione chiarissima della Chiesa: l’essere umano vive sulla Terra, un pianeta che fa parte del Sistema Solare, ovvero di una parte infinitesimale della galassia denominata Via Lattea che, a sua volta, in compagnia di altri miliardi o forse più di galassie forma l’Universo o Cosmo nel quale, appunto, vivono con ogni probabilità gli “esseri dell’universo”, un eufemismo adottato per definire quegli esseri che noi ufologi chiamiamo “extraterrestri” o “alieni“.

Gli esseri dell’universo

E che cosa farebbero questi “esseri dell’universo” secondo il Papa? Dopo averli creati, Dio “li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno” ma Egli ha anche “dato l’autonomia agli esseri dell’universo al tempo stesso in cui ha assicurato loro la sua presenza continua”. Dopo aver creato l’Universo, Dio lo ha abitato con esseri pensanti ai quali, oltre alla sua presenza continua ha dato l’autonomia per svilupparsi e progredire all’infinito, proseguendo così la sua opera della Creazione.
Affrontando però nello stesso discorso un tema meno religioso e assai più scientifico come l’evoluzione della Natura, tutto si ingarbuglia allorquando la Chiesa tenta di spiegare il concetto di “Creazione” poiché il Papa dichiara, con semplicità disarmante, che l’inizio del mondo non è opera né del “caos iniziale” né del “Big-Bang” i quali altro non sarebbero che momenti dell’opera creatrice di Dio.
Insomma, una posizione legittima ma difficilmente condivisibile: se il caos ed il Big-Bang sono opera di un essere superiore, tale essere superiore o Dio di chi sarebbe opera a sua volta? Di un altro essere ancora più superiore? Se così fosse il cerchio non si chiuderebbe più.

I piani sono ovviamente ben disgiunti e distinti fra loro: alla Chiesa i tentativi di offrire risposte alle domande dello spirito e della natura umana, alla scienza il compito di cercare risposte non solo sul momento iniziale della Creazione, ma anche sull’evoluzione della Natura intesa come contenuto di conoscenze sempre più approfondite e scoperta di realtà nell’infinitamente piccolo e vicino e nell’infinitamente grande e lontano.
Alla scienza non spetta il compito di giungere alla scoperta del disegno di un presunto Creatore, così come vorrebbe la Chiesa, bensì limitarsi alla percorrenza della strada che conduce alla scoperta delle realtà e delle leggi che regolano i fenomeni in quanto essa ha il compito di conoscere la Natura mentre la religione ha quello di tentare di dare risposte al mondo soprannaturale, il quale si trova appunto in una dimensione al di là della Natura e quindi inconoscibile, incomprensibile ed irraggiungibile.

Testo originale del discorso: introduzione

“Mentre cadeva il velo dal busto, che gli Accademici hanno voluto nella sede della Pontificia Accademia delle Scienze in segno di riconoscimento e gratitudine, un’emozione gioiosa si è fatta viva nella mia anima.”

“Questo busto di Benedetto XVI rievoca agli occhi di tutti la persona e il volto del caro Papa Ratzinger rievoca anche il suo spirito: quello dei suoi insegnamenti, dei suoi esempi, delle sue opere, della sua devozione alla Chiesa, della sua attuale vita “monastica”. Questo spirito, lungi dallo sgretolarsi con l’andare del tempo, apparirà di generazione in generazione sempre più grande e potente. Benedetto XVI: un grande Papa. Grande per la forza e penetrazione della sua intelligenza, grande per il suo rilevante contributo alla teologia, grande per  il suo amore nei confronti della Chiesa e degli esseri umani, grande per la sua virtù e la sua religiosità. Come voi ben sapete, il suo amore per la verità non si limita alla teologia e alla filosofia, ma si apre alle scienze. Il suo amore per la scienza si riversa nella sollecitudine per gli scienziati, senza distinzione di razza, nazionalità, civiltà, religione; sollecitudine per l’Accademia, da quando san Giovanni paolo II lo nominò membro. Egli ha saputo onorare l’Accademia con la sua presenza e con la sua parola, e ha nominato molti dei suoi membri, compreso l’attuale Presidente Werner Arber.
Benedetto XVI invitò, per la prima volta, un Presidente di questa Accademia a partecipare al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, consapevole dell’importanza della scienza nella cultura moderna. Certo di lui non si potrà mai dire che lo studio e la scienza abbiano inaridito la sua persona e il suo amore nei confronti di Dio e del prossimo, ma al contrario, che la scienza, la saggezza e la preghiera hanno dilatato il suo cuore e il suo spirito. Ringraziamo Dio per il dono che ha fatto alla Chiesa e al mondo con l’esistenza e il pontificato di Papa Benedetto.”

Ringraziamenti

Ringrazio tutti coloro che, generosamente, hanno reso possibile quest’opera e questo atto, in modo particolare l’autore del busto, lo scultore Fernando Delia, la famiglia Tua, e tutti gli Accademici. Desidero ringraziare tutti voi che siete qui presenti ad onorare questo grande Papa.

Il progresso scientifico

Alla conclusione della vostra Sessione plenaria, cari Accademici, sono felice di esprimere la mia profonda stima e il mio caloroso incoraggiamento a portare avanti il progresso scientifico e il miglioramento delle condizioni di vita della gente, specialmente dei più poveri. State affrontando il tema altamente complesso dell’evoluzione del concetto di natura. Non entrerò affatto, lo capite bene, nella complessità scientifica di questa importante e decisiva questione. Voglio solo sottolineare che Dio e Cristo camminano con noi e sono presenti anche nella natura, come ha affermato l’apostolo Paolo nel discorso all’Areopago: «In Dio infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). Quando leggiamo nella Genesi il racconto della Creazione rischiamo di immaginare che Dio sia stato un mago, con tanto di bacchetta magica in grado di fare tutte le cose. Ma non è così.

Gli esseri del Creato

Egli ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla propria pienezza. Egli ha dato l’autonomia agli esseri dell’universo al tempo stesso in cui ha assicurato loro la sua presenza continua, dando l’essere ad ogni realtà. E così la creazione è andata avanti per secoli e secoli, millenni e millenni finché è diventata quella che conosciamo oggi, proprio perché Dio non è un demiurgo o un mago, ma il Creatore che dà l’essere a tutti gli enti.

Dio e il Big-Bang

L’inizio del mondo non è opera del caos che deve a un altro la sua origine, ma deriva direttamente da un Principio supremo che crea per amore. Il Big-Bang, che oggi si pone all’origine del mondo, non contraddice l’intervento creatore divino ma lo esige. L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono.

Dio e gli uomini

Per quanto riguarda l’uomo, invece, vi è un cambiamento e una novità. Quando, al sesto giorno del racconto della Genesi, arriva la creazione dell’uomo, Dio dà all’essere umano un’altra autonomia, un’autonomia diversa da quella della natura, che è la libertà. E dice all’uomo di dare il nome a tutte le cose e di andare avanti nel corso della storia. Lo rende responsabile della creazione, anche perché domini il Creato, perché lo sviluppi e così fino alla fine dei tempi.

Il ruolo della scienza

Quindi allo scienziato, e soprattutto allo scienziato cristiano, corrisponde l’atteggiamento di interrogarsi sull’avvenire dell’umanità e della terra, e, da essere libero e responsabile, di concorrere a prepararlo, a preservarlo, a eliminarne i rischi dell’ambiente sia naturale che umano. Ma, allo stesso tempo, lo scienziato dev’essere mosso dalla fiducia che la natura nasconda, nei suoi meccanismi evolutivi, delle potenzialità che spetta all’intelligenza e alla libertà scoprire e attuare per arrivare allo sviluppo che è nel disegno del Creatore.

L’azione dell’uomo

Allora, per quanto limitata, l’azione dell’uomo partecipa della potenza di Dio ed è in grado di costruire un mondo adatto alla sua duplice vita corporea e spirituale; costruire un mondo umano per tutti gli esseri umani e non per un gruppo o una classe di privilegiati. Questa speranza e fiducia in Dio, Autore della natura, e nella capacità dello spirito umano sono in grado di dare al ricercatore un’energia nuova e una serenità profonda. Ma è anche vero che l’azione dell’uomo, quando la sua libertà diventa autonomia – che non è libertà, ma autonomia – distrugge il creato e l’uomo prende il posto del Creatore. E questo è il grave peccato contro Dio Creatore.

Commiato

Vi incoraggio a continuare i vostri lavori e a realizzare le felici iniziative teoriche e pratiche a favore degli esseri umani che vi fanno onore. Consegno ora con gioia il collare, che mons. Sánchez Sorondo darà ai nuovi membri. Grazie.