Chiesa e vita aliena nel Cosmo

chiesa-e-vita-aliena-nella-via-latteaAnche una forma di vita solo molecolare sarebbe un’ulteriore dimostrazione della grandezza di Dio… non c’è da scandalizzarsi se su altri pianeti ci possono essere forme di vita anche simili alla nostra…”. Con queste parole semplici, ma chiare, pronunciate dal cardinale Ersilio Tonini e contenute nell’intervista che il quotidiano La Repubblica pubblicò il 9 agosto 1996, dal titolo “Vita nel Cosmo segno di Dio“, si ha un primo quadro di riferimento ufficiale della Chiesa all’indomani di quell’anno, cioè il 1995, che cambiò per sempre le visioni che la Scienza e la Religione aveva tenuto fino ad allora sulla questione della vita aliena nel Cosmo.

Quella famosa intervista ebbe come “focus” il seguente concetto: “… non c’è da scandalizzarsi se su altri pianeti ci possono essere forme di vita anche simili alla nostra …”. A fronte di tale sconvolgente affermazione, che rompeva il sacro tabù di un Dio creatore del solo Cielo e della sola Terra, l’intervistatore si sentì di porre la seguente domanda: “Ma la fede in Gesù Cristo non vacilla di fronte alla presenza di ET?“. La risposta del cardinale Tonini fu, come da suo costume, chiara e precisa, ma lasciò tutti stupefatti poiché egli decise di spingersi anche oltre ogni immaginazione, andando addirittura al di là della stessa Bibbia: “… La Chiesa gioisce delle scoperte scientifiche e la fede ne esce rafforzata. Dio ha creato tutto: Cielo, Terra e l’Universo ed esiste un disegno salvifico per tutto il Creato, abitato da creature a Sua immagine e somiglianza…”.

L’INTERVISTA A PADRE GEORGE COYNE

Dopo poco più di un mese fu il quotidiano L’Unità che salì agli onori della cronaca con un’intervista a padre George Coyne, gesuita e astronomo. L’articolo, pubblicato il 26 settembre 1996, era intitolato: “ET, la nuova sfida alla teologia” e venne redatto a margine del convegno internazionale tenutosi dal 24 al 26 settembre a Villa Monastero di Varenna, sul Lago di Como, dal titolo “Scienza, filosofia e teologia di fronte alla nascita dell’Universo“.

Il mondo si trovava all’indomani dell’illusorio annuncio della NASA attinente la presunta presenza di materiale organico sul meteorite marziano ALH 84001, una notizia talmente sconvolgente da influenzare anche le coscienze più religiose del pianeta, essendo il dubbio legato all’ipotesi di possibile presenza di “una vita altrove, al di fuori della nostra Terra“.

In siffatto clima padre Coyne sostenne che la vera meraviglia stava nel fatto che c’era vita nell’Universo. Un Universo nel quale nessuno aveva (ed ha ancora) alcuna idea sul come la vita avesse potuto nascere ed evolversi. Una vita alla quale non era possibile attribuire la definizione di “necessaria”, ma non era nemmeno possibile definirla come “uscita dal caos”. A distanza di vent’anni, data in cui stiamo scrivendo, ovviamente nessuno è ancora riuscito a dare una risposta ai dubbi di padre Coyne e non ci sarà mai nessuno in grado di darla, tanta è la portata delle riflessioni da lui poste. Ma fu la parte finale dell’intervista che lasciò stupefatto il mondo intero, e lascia ancora stupefatto l’intero fronte religioso cristiano, in quanto egli pose una domanda che alludeva ad un dubbio terribile “Che cosa significa dire che Gesù, figlio del Creatore, è venuto sulla Terra quando esistono altri pianeti vivi?“.

PADRE CHRISTOPHER CORBALLY

L’anno successivo una nuova intervista ad un’eminenza grigia della Chiesa, pubblicata dal settimanale Oggi il 30 aprile 1997, riportò l’attenzione pubblica sul problema del rapporto fra la vita nel Cosmo e la posizione della Chiesa cattolica cristiana. A salire agli onori della cronaca fu il padre gesuita Christopher Corbally, al tempo vicedirettore del VORG (Vatican Observatory Research Group), il centro ufficiale di ricerca astronomica del Vaticano, costruito all’inizio degli anni ’80 a Tucson, in Arizona. Il primo centro di ricerca astronomica fu quello della Specola Vaticana, che aveva sede a Castelgandolfo, ma nel 2008 i gesuiti si trasferirono al VORG, a Tuscon appunto, sul monte Graham, in Arizona, ed iniziarono ad utilizzare il VATT (Vatican Advanced Technology Telescope), un enorme telescopio ottico-infrarosso costruito nel 1993.

Nell’intervista, padre Corbally sostenne una prima cosa del tutto condivisibile, che faceva parte della dottrina classica della Chiesa, ovvero che “Dio si è incarnato come uomo ed è venuto a redimere il genere umano dal peccato originale“. Purtoppo proseguì con qualcosa che non apparteneva più al mondo cristiano, ma solo al “desiderio che quel punto di vista potesse appartenere alla Chiesa fin dall’inizio”: “ET è solo un’altra manifestazione di Dio. Dio si è manifestato anche a lui con la Rivelazione“. Commise l’errore di andare oltre il messaggio cristiano, mettendo addirittura il carro davanti ai buoi. Quello fu solo uno dei tanti autogol in cui incappò la Chiesa in quegli anni, come avrete già capito, sull’onda dell’entusiasmo della nuova figura del “Missionario cristiano dello spazio“.

UNA NUOVA INTERVISTA A PADRI TEOLOGI

Il dado era tratto ed il messaggio della Chiesa era stato lanciato: “ET esiste. Creiamo il missionario dello spazio e teniamo sotto osservazione il cielo. Là fuori ci potrebbe essere gloria senza limiti per la Chiesa cattolica cristiana”. E l’8 luglio 1997, puntuale come un orologio, arrivò l’ennesima intervista ad alcuni personaggi del mondo cattolico, questa volta eseguita dal Corriere della Sera.Il tema dominante era sempre quello del rapporto fra teologia e presenza aliena.

Padre Gino Concetti sostenne che non era possibile precludere a Dio la possibilità di aver creato altri mondi, anche se rimaneva, comunque, l’insolubile dubbio relativo alla eventuale redenzione di ET dal peccato originale, nel caso che anche egli se ne fosse eventualmente macchiato. Insomma, roba da lana caprina! Incredibile davvero! Non sai se un essere possa esistere e ti chiedi se quell’essere, più simile ad un’entità, possa essersi macchiato del peccato originale. Padre Luigi Lorenzetti sostenne che il peccato originale coinvolgerebbe tutti gli esseri viventi, quindi anche ET, ma si dovrebbe vedere il cammino da lui compiuto per capire il suo coinvolgimento nel peccato. Padre Raimondo Spiazzi spiazzò davvero tutti in quanto sostenne due ipotesi fra loro contrapposte: se ET discende da Adamo ed Eva sarebbe sottomesso al peccato originale e Cristo sarebbe morto sulla croce anche per lui; viceversa, se ET discendesse da un altro capostipite potrebbe aver comunque bisogno della Redenzione e la Chiesa sarebbe pronta per provvedere.

TRA MONSIGNORI, CARDINALI  E CONSIGLIERI SCIENTIFICI

Il 30 agosto 1997, ovvero dopo circa un anno, scese in campo il quotidiano Il Giornale, con un articolo basato su alcune dichiarazioni che erano state rilasciate in tempi diversi da monsignor Corrado Balducci. Egli esordì con la tesi che la fede in Cristo non è incompatibile con UFO ed extraterrestri. Per questo motivo sarebbe ragionevole credere e affermare che gli alieni esistono, anche perché ci sono troppe evidenze della loro esistenza e i dischi volanti indicherebbero che ET si è evoluto più rapidamente di noi. Lo stesso monsignore, presente l’anno successivo al convegno ufologico tenutosi ad Ancona, e avente come tema conduttore il rapporto fra le civiltà aliene, dubbio e ragione, si espresse in maniera chiarissima sulle figure angeliche: gli angeli non si servono di astronavi in quanto sono esseri spirituali. Essi si trovano esattamente dove vogliono essere e si rendono visibili ogni volta che lo vogliono.

Trascorsi che furono quasi due anni di silenzio sull’argomento, il 23 aprile 1999 si svolse un convegno ufologico a Parma, al quale parteciò monsignor James Schianchi, docente di teologia e al tempo canonico della cattedrale di Parma. Egli sostenne la tesi che l’uomo non può precludere alla grandezza di Dio la possibilità di aver creato altri mondi e altre creature.

Lo stesso anno vide la bellissima pubblicazione curata dal cardinal Carlo Maria Martini, intitolata “Orizzonti e limiti della scienza“, nella quale si dibattevano argomenti quali: i limiti della scienza, gli orizzonti della ricerca e le eventuali forme di vita extraterrestre. Ricordiamo che Martini fu rettore alla Pontificia Università Gregoriana, quindi fece tutta la sua carriera religiosa a Milano, passando prima da Arcivescovo a Vescovo e divenendo quindi Cardinale. Era il cardinale, quindi, che trasformava il pensiero in parola, ma fu il suo consulente personale, Julian Chela-Flores, biofisico e astrobiologo presso l’International Centre for Theoretical Physics di Trieste, che lo guidò tra i meandri dell’Universo fisico reale.

Il pensiero di Chela-Flores lo si potrebbe inquadrare nei seguenti aspetti: non esiste conflitto fra impegno religioso e ricerca scientifica e non esiste ancora una risposta sul meccanismo chimico che sta all’origine della vita, ovvero l’uomo conosce le modalità che hanno consentito alla chimica organica di fare i primi passi verso la vita, ma non conosce il passaggio decisivo dalla evoluzione chimica all’evoluzione biologica. La vita va cercata al di fuori della nostra Terra, ai confini del Sistema Solare, perché si sa che su alcuni pianeti non troppo lontani c’è la possibilità di trovare organismi viventi.

In maniera specifica, la ricerca andrebbe condotta attorno a Giove, su due delle sue lune. Infatti, il pianetaIo” è il più attivo di tutto il nostro Sistema Solare dal punto di vista vulcanico, i suoi vulcani emettono zolfo e biossido di zolfo mentre la sua superficie ospita montagne molto alte e laghi di zolfo fuso profondi chilometri. C’è poi il pianetaEuropa“, ricoperto da una spessa coltre di ghiaccio ed è in atto la missione “Juno” volta a svelarne alcuni segreti. La sua tenue atmosfera risulta composta da ossigeno che è generato, sotto forma di vapor d’acqua, dall’interazione fra la luce solare e le particelle ghiacciate. Purtroppo, in seguito alla dissociazione in ossigeno ed idrogeno, il vapor d’acqua sfugge facilmente all’attrazione gravitazionale e si disperde nello spazio esterno.

centro-ufologico-ferrarese-cuf-artioli-fiorenzoDesiderate frequentare il nostro centro ufologico? Siamo a Vigarano Pieve, in via Mantova 117, nella palazzina che ospita la Delegazione Comunale del Comune Vigarano Mainarda, luogo dell’avvistamento della gigantesca astronave aliena, osservata contemporaneamente da quattro persone adulte la sera del 27 settembre 1986. La nostra sede è aperta tutti i giorni, ma la serata ufficiale è il giovedì, dalle 21:30 alle 23.00 circa. Vi piacerebbe iscriverti al nostro centro ufologico e provare a fare ufologia? L’iscrizione è gratuita e valida per sempre. Per informazioni di ogni tipo o segnalazioni di presunta natura ufologica, potete telefonare in ogni momento al 333.595.484.6 e vi risponderò io, Fiorenzo Artioli, fondatore e coordinatore del Centro ufologico ferrarese, nonché redattore del presente articolo, liberamente utilizzabile nel Web a patto di ricordarsi di citarne la fonte, così da dare a Cesare ciò che gli appartiene di diritto, ovvero le idee che sono state qui espresse.