Antiche cronache: luci su Forlì

le-ruote-di-luce-nei-cieliNel libro “Cronache forlivesi“, una pubblicazione intorno alla vita ed alle opere di Leone Covelli, e di altri vari manoscritti delle sue opere, si leggono diverse notizie attinenti presunti avvistamenti ufologici ante litteram, ovviamente accaduti in terre forlivesi.

All’anno 1487, nel paragrafo secondo, leggiamo a pag. 294: “Eodem millesimo de zungno, essendo io in villa mia a far medere li mei grani, apparve una spada sanguinosa; el mio pucto mi chiamò che andasse a vedere: desparve. Io non lo credea; ma passando alcuni contadini, c’andava a mercato, mi chiamoro e disse: se io aveva veduto quella spada: alhora io li dhêi credito“.

Sempre all’anno 1487, al paragrafo terzo, leggiamo: “Eodem millesimo, puro de zungno, di nocte tenpo apparve una trave de fuoco, venne del monte de Pogiolo a Forlivio in cima a li mura de la rocca de Ravaldino. Fo poi probicata la matina venente. Poi ancora del bel dì apparve un’altra trave de fuoco venire del monte de Puzolo in como sopra la piacia: e questo fo palese a tucto el populo forlovesi“.

Nuovamente all’anno 1487, nel paragrafo quarto, leggiamo: “Eodel milesimo (con una sola “elle” questa volta) de luglio apparve de nocte tenpo e sereno tre lancie sopra el campanile dei frati Predicatori de Forlivio; e certi frati da beni le videro; e andoro poi verso Faencia. La matina poi venente so probicato a tucto lo populo, e quilli lancie dicono quilli Frati c’avevano i feri in quisto modo … (segue il disegno di una freccia).

Alla pagina 295, sempre all’anno 1487, leggiamo nel secondo paragrafo: “Eodem millesimo d’agusto. Apparve una matina dui hore inance dì una stella granda, la quale venìa da verso la  montagna e andava verso Ravenna: certo pareva una pavagliotta che volasse per l’aria. Io la vide, e molti contadini che avevano caricate le carra chi ligni e chi grano, e chi venìa a Forlivio. Io m’era levato per vinire a Forlivio per lo fresco, ch’era in villa; e vide questa cosa como li altri. Certo parea como una rota da carro, e durò circa un bon miserere. Alcuni dicono che più di meza hora prima l’avevano veduta a la montagna. Hor nota lectore, la profecia ove dice: Videre molti signi apparire / Nel cielo e ne la terra de più sorte, / Che chi li penserà farà ismarire/ (A cart. 135) … O lectore, questa profecia è verissima, et è venuta coma como t’ò dicto innance. Venni molti terremoti in la terra e altri signi; poi nel cielo, como t’ò dicto, molti signi di quilli tre soli e de quella spata sanguinosa e de quelli trave di fuoco e de quelli lancie. Hor molta gente s’en fan beffe di quisti signi: dicono che son infroence del cielo e non vogliono altro significare. Hoe crede a me, che certo questo mio libriciolo è vero, a quello che io nego de mano in mano: dice et profeteza che Dio ce menacia, e incomencia a mandarce li soi misse. Costoro se la ride: hor sia con Dio, ma tiente a mente“.