Alieni: il dibattito fra gli scienziati

life-in-the-universe-3Dopo quel lontano 25 aprile 2010, che vide le clamorose considerazioni del prof. Stephen Hawking sulla possibilità che là fuori potesse esistere qualcosa anche per la scienza, si scatenò un fervente dibattito all’interno del mondo scientifico ufficiale, che portò tanta acqua al nostro mulino e tanta altra ne porterà ancora, anche se nessuno sembra ancora avere la Smoking Gun fra le mani. Questa indagine prende in considerazione le opinioni sugli alieni, espresse ufficialmente da una parte importante della crema scientifica mondiale all’interno del sito http://journalofcosmology.com/Aliens100.html, offrendo così a chiunque l’opportunità di rendersi conto di un fatto incredibile, ovvero che non ci sono solo gli ufologi a credere ciecamente alla vita extraterrestre al di fuori del nostro Sistema Solare, ma anche la mente più eccelsa che la nostra civiltà possa mettere in campo in questo momento della propria storia, ovvero Stephen Hawking, alla faccia di quei tanti astrofiletti e cicapini che trascorrono il loro prezioso tempo a dileggiarci solo per il fatto che crediamo in ciò che credono anche le menti più eccelse del globo, ovvero che là fuori ci sia vita ovunque, una vita che parte dai livelli elementari dei microrganismi e dei batteri e si spinge, logicamente ed ovviamente, fino ai livelli più alti ipotizzabili per ogni civiltà.

IL PUNTO DI VISTA DI HAWKING

Ed ecco, regalate a tutti, le stupende parole di Hawking sulla vita extraterrestre: ” … To my mathematical brain, the numbers alone make thinking about aliens perfectly rational. The real challenge is to work out what aliens might actually be like ...”. Ovvero, con pochi, chiari e semplicissimi concetti, egli dichiarò al mondo che per il suo cervello matematico i numeri da soli facevano pensare ad alieni perfettamente razionali e la vera sfida non diventava più solamente pensare di essere o meno soli in questo nostro meraviglioso Universo, in quanto il dato della presenza aliena è pressoché scontato, bensì il fatto, che diventava pertanto sfida, appunto, di scoprire a che cosa potessero rassomigliare. E comunque, poiché potrebbero anche rassomigliare a microbi e batteri, egli sostenne l’originale punto di vista che l’umanità farebbe bene ad evitare ogni contatto con loro.

IL PUNTO DI VISTA DI SIDHARTH

Così, dopo aver esaminato le posizioni ed i suggerimenti regalatici da Blair Csuti e da Robert Ehrlich, ora prendiamo in considerazione le opinioni del Dr. Burda G. Sidharth, direttore del B. M. Birla Science Centre di Hyderabad, India, riguardanti l’aspetto della vita extraterrestre pensata come microrganismi e batteri. Egli sostenne che il punto di vista di Hawking sui pericoli provenienti da una vita batterica aliena fossero un po’ esagerati, ma non assurdi, poiché basati sulla probabilità che tali eventi potessere anche accadere, essendovi davvero tante stelle e tanti pianeti là fuori. Dal suo punto di vista, quindi, Sidharth disse che non degli alieni ci si dovrebbe preoccupare, bensì dei microrganismi e delle malattie che, certamente, essi si porterebbero appresso il giorno del contatto con la nostra civiltà, opinione questa che anche noi abbiamo avuto occasione di esprimere in diversi nostri articoli.

LA VITA POTREBBE ESSERE DIFFUSA OVUNQUE

Egli poi proseguì con l’ennesimo regalino al mondo cicapino, sostenendo che “… i risultati degli ultimi anni supportano l’idea che la vita nell’Universo possa essere diffusa, e gran parte di quella vita sarebbe probabilmente costituita da batteri e virus … essendovi già indizi allettanti di vita passata, presenti su Marte … vita che potrebbe anche aver preso piede su Europa e Titano, nonché su altre lune e pianeti del nostro Sistema Solare ...”. Come dire: “Punto e a capo! Lettera maiuscola. Statevene tutti tranquilli perché la fuori la vita batterica è una certezza e potrebbe addirittura essere assai più vicina a noi di quanto la possiamo mai immaginare. E se anche questa certezza della vita extraterrestre considera la “maggior parte della probabilità” concentrata sulla vita batterica dei microrganismi, esiste comunque una piccola parte della probabilità che prende in considerazione vita esattamente simile alla nostra.

LE SCOPERTE CLAMOROSE

E, a sostegno della propria ipotesi, citò la scoperta realizzata dal satellite francese CoRoT che, proprio in quei tempi, aveva appena scoperto un pianeta, poi chiamato in suo onore “CoRoT-9b“, collocato a 1.500 anni-luce di distanza dal nostro Sistema Solare. Quel pianeta potrebbe essere il primo pianeta temperato simile ai pianeti del nostro Sistema Solare in quanto ha una dimensione simile a quella di Giove ed un’orbita simile a quella di Mercurio, ma è estremamente caldo rispettoa tutti quelli che erano stati scoperti a quel tempo, in quanto la sua temperatura superficiale era stata stimata i meno 20 gradi e 160 gradi Celsius, del tutto simile a Marte, per cui i batteri estremofili potrebbero trovarsi perfettamente a loro agio in quelle condizioni. E citò pure la scoperta comunicata dal Jet Propulsion Laboratory della NASA di Pasadena, grazie ai telescopi Hubble e Spitzer, di HD209458, un pianeta ben al di fuori del nostro Sistema Solare, che presentava ha tracce di molecole organiche, i mattoni della vita, nonché acqua, metano e anidride carbonica. Insomma, in base a quanto detto, si arriverebbe certamente alla conclusione che la vita può essere abbondantemente e ampiamente diffusa in tutto il Cosmo.

COMPONENTI CHIMICI E POSSIBILI MODALITÀ DI SVILUPPO DELLA VITA

Interessantissimo, poi, il suo punto di vista sulle modalità di sviluppo della vita. Per tanto tempo si è creduto che la vita avesse avuto origine sulle Terra miliardi di anni fa, all’interno di zuppe d’acqua e sostanze chimiche che hanno interagito con l’energia del Sole. In quest’ottica, però, si è resa la formazione della vita un qualcosa assimilabile ad un evento pressoché improbabile.

Egli pensa, e tanti altri suoi colleghi ne condividono l’impostazione, che gli ingredienti-chiave, come gli amminoacidi, possano aver raggiunto la Terra dallo spazio esterno, interagendo chimicamente con altri ingredienti presenti, per formare la vita. E poiché condizioni simili potrebbero aver avuto luogo su altri pianeti, significa una cosa sola: ovvero che la formazione e l’evoluzione della vita possono essere di gran lunga più probabili di quanto non si sia pensato in precedenza, in particolare sui pianeti situati in zone abitabili.

Ad esempio, molecole complesse sono state scoperte nello spazio interstellare, tra le nuvole di polvere fredde della nebulosa di Orione e nella costellazione del Sagittario. Le osservazioni con telescopi, spettroscopi , radiotelescopi e osservatori orbitanti hanno confermato la presenza di molecole come il cianuro di metile, il vapore acqueo, formaldeide, alcool metilico e anche l’alcol etilico potabile.

Nella cometa di Halley vi sono molecole ricche di carbonio, mentre le osservazioni basate sulle tecnologie spaziali hanno rivelato la presenza di etano e metano nelle comete Hyakutake e Hale Bopp. La polvere spaziale rivela carbonio organico. Nei meteoriti vi sono chetoni, chinoni, acidi carbossilici, ammine e amidi. La NASA ha anche rivelato, per la prima volta, la presenza dell’amminoacido glicina in una cometa ghiacciata.

CONCLUSIONI LOGICHE

Se questa è la situazione nello spazio esterno attorno a noi, le sue conclusioni sono che la vita sarebbe ben sparsa ovunque e non solo sulla Terra. Ovviamente, i microrganismi sono probabilmente la forma più abbondante di vita su altri pianeti e, dato un pianeta abitabile, orbitante nella zona abitabile di un sistema solare qualsiasi, è sufficiente che questi microrganismi abbiano genomi composti da DNA, per veder evolversi la vita secondo un modello simile a quello presente sulla nostra Terra. Addirittura, la vita aliena potrebbe essersi evoluto miliardi di anni fa, ben prima di noi umani. Data poi che la natura della vita sulla Terra altro non è che competizione per aggiudicarsi le risorse, una civiltà tecnologicamente più avanzata è maggiormente portata a conquistarnee e dominarne un’altra più arretrata, per cui la preoccupazione di Hawking circa i pericoli di contatto alieno dovrebbe essere preso sul serio. 

E proprio come accadde dopo la scoperta dell’America, potrebbero essere i “microrganismi esterni” il pericolo più grande per la vita sulla Terra. Non furono le armi dei conquistatori spagnoli a distruggere le civiltà indigene, ma la malattia portata dai soldati spagnoli e dai monaci mai incontrati prima. Pertanto si potrebbe sostenere che la più grande minaccia per la Terra non arriverebbe dai conquistatori alieni, ma dall’esposizione ai microrganismi alieni.

centro-ufologico-ferrarese-cuf-artioli-fiorenzoSe desiderate frequentare il nostro centro ufologico, sappiate che si trova in via Mantova 117, a Vigarano Pieve, nella palazzina di fianco alle vecchie scuole elementari, proprio di fronte alla chiesa, nel comune di Vigarano Mainarda, luogo dell’avvistamento della gigantesca astronave aliena, osservata da quattro persone nel 1986. La sede del CUF è aperta tutti i giorni, ma per i non iscritti la serata è attualmente il giovedì, dalle 21:30 alle 23.00 circa. Se qualcuno desiderasse iscriversi, sappia che l’iscrizione è gratuita e valida per sempre.

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