Universo: c’è vita ovunque

universo-vita-ovunque“There could be one hundred billion trillion Earth-like planets in space” dichiarò il Dr Alan Boss, del Carnegie Institution di Washington DC, il 15 febbraio 2009 ai membri dell’America Association for the Advancement of Science riuniti in convegno a Chicago. Fino ad allora eravamo stati soliti pensare che la vita sulla Terra fosse stata solo una bizzarria della Natura, accaduta una sola volta nell’Universo conosciuto, ma gli scienziati ora stanno riflettendo seriamente sul fatto che l’Universo sia pieno zeppo di organismi viventi. Questo cambiamento del modo di pensare è avvenuto in conseguenza della scoperta, a partire dal 1995, di un enorme numero di pianeti abitabili come la Terra.
Alan Boss disse che nell’Universo ci potrebbero essere miliardi di miliardi di pianeti abitabili poiché è enorme la quantità di stelle che sono contenute in esso. Ovviamente, quando queste cose le dicevamo noi ufologi, venivamo presi per dei visionari, persone che non si fermano un attimo a riflettere su due fattori fondamentali: innanzitutto “non tutti i pianeti scoperti possono avere le caratteristiche simili alla Terra e perciò non possono definirsi abitabili” quindi “le eventuali caratteristiche della vita possibile non avrebbero potuto andare oltre i microrganismi“.

A causa di ciò, egli crede dunque che sia inevitabile che la vita debba attecchire ovunque, ovvero che sia già fiorita altrove, vista anche la veneranda età dell’Universo. Se avete un mondo abitabile e lo lasciate evolvere per miliardi di anni, diventa poi inevitabile che qualche specie vivente si formi su di esso. Alla faccia del buon senso, questo sì che si chiama davvero “Parlar chiaro e semplice!”. È come condurre un esperimento nel vostro frigorifero: spegnetelo e qualche cosa si svilupperà al suo interno. La vita che cresce in questi pianeti abitabili sarebbe impossibile da arrestare.

Il Dr Boss pensa che i suoi punti di vista siano confermati dalle scoperte di Kepler: infatti, il 5 marzo 2009 questo telescopio spaziale iniziò praticamente una nuova era nell’esplorazione dello spazio in quanto venne progettato con l’unico scopo di tentare di scoprire nuovi pianeti abitabili orbitanti intorno ad oltre 150.000 stelle. Fino ad ora, dal lontano 1995, ne abbiamo individuati circa 2000, ma il loro numero sta crescendo in maniera esponenziale grazie anche alle nuove tecniche e degli strumenti sempre più raffinati. In sostanza Kepler, che è un telescopio o fotometro spaziale, ha il compito di dimostrare che attorno alle stelle si formano i pianeti e che alcuni di essi possono assomigliare alla nostra Terra. Questo satellite ha dunque il compito di verificare la numerosità dei pianeti solidi che si formano attorno ai Soli, determinare le loro dimensioni, verificare la distanza e la tipologia delle loro orbite e dedurne la possibilità o meno che possano ospitare acqua allo stato liquido. Tra i suoi principali strumenti tecnici vi è un telescopio da 95 cm di diametro capace di inquadrare 105 gradi quadrati di cielo, rilevare sorgenti luminose debolissime ed offuscamenti periodici dovuti al passaggio di pianeti attorno alla relativa stella, ed una videocamera da 95.000 pixel, la più grande mai inviata nello spazio. Per poter svolgere al meglio il proprio compito, Kepler non segue un’orbita terrestre ma orbita attorno al Sole, in modo tale che la Terra non si venga mai a trovare di fronte al suo campo visivo.

Il Dr Boss è convinto che Kepler sia in grado di scoprire all’interno della nostra Galassia almeno un pianeta con la presenza della vita. Egli poi vorrebbe che i ricercatori si impegnassero i due costruzioni: quella di telescopi ancora più potenti rispetto a Kepler e quella di navi spaziali che, prive di equipaggio, dovrebbero essere spedite a prendere fotografie di pianeti lontanissimi, anche oltre 30 anni luce ben conscio, comunque, che tali notizie tornerebbero sulla terra con un ritardo di almeno 2.000 anni. Tuttavia, già ora siamo in grado di affermare che l’Universo è probabilmente ricolmo di pianeti simili alla Terra e quindi potenzialmente abitabili ma ciò che ci dobbiamo aspettare è che la vita che si troverà possa essere addirittura intelligente. Purtroppo, in termini di Universo, la vita intelligente sembra avere un alto grado di fluttuazione e quindi sparire rapidamente, per cui potrebbe essere una coincidenza più unica che rara trovare una vita intelligente che esista da quando esistiamo noi: è assai più probabile trovare vita batterica o microbica; inoltre, sarebbe del tutto inverosimile convincerci che potremmo esistere per un periodo di tempo superiore ai 100.000 anni.