Ricerca: il progetto SETI@home

radiotelescopio-di-areciboEra il 1974 quando il radiotelescopio di Arecibo, a Puerto Rico, attraverso un’antenna da 305 metri, lanciava un messaggio nell’universo: si trattava di un segnale composto di onde elettromagnetiche modulate, della potenza di 20.000 gigawatt, indirizzate verso l’ammasso stellare M13 (circa 300.000 stelle) distante una follia: 25.000 anni luce da noi.

Le informazioni del messaggio

Le informazioni contenute in quelle onde elettromagnetiche descrivevano la razza umana ed il nostro pianeta. Mentre questo segnale continua tuttora il suo viaggio nel cosmo, sulla Terra si prosegue con un altro progetto teso a scoprire civiltà aliene, basato sull’ascolto di un eventuale segnale radio artificiale, tipo quello di Arecibo e inviato nello spazio da una civiltà extraterrestre.
Il Progetto SETI era nato proprio con questo scopo verso gli anni ’70 ed ora viene portato avanti, con il nome di PHOENIX (Fenice) dal Seti Institute, un istituto della famosa Silicon Valley che si sostiene con donazioni provenienti da privati e anche da tante industrie hi-tech. Ogni azienda avrebbe potuto diventare sponsor ufficiale del SETI@home col versamento di un contributo di almeno $ 5.000 oppure l’equivalente in materiali.

Dapprima si utilizzò il radiotelescopio australiano Parkes per scandagliare l’emisfero australe e poi si utilizzò, fino al 1998, il radiotelescopio di Green Bank, in West Virginia. Si è così giunti all’enorme radiotelescopio a schiera, costituito da 700 antenne del diametro di quattro metri ciascuna: l’Allen Telescopy Array, costruito grazie ai cospicui finanziamenti di Paul Allen, uno dei soci fondatori di Microsoft; questo strumento rappresenta il risultato degli sforzi dell’Istituto SETI e dell’università di Berkeley.

Fine del SETI@homeClassic

L’annuncio è stato messo in rete sul sito ufficiale il 15 dicembre 2005: in quella data era appena stato distribuito l’ultimo pacchetto di elaborazione dei dati. Ciò significava implicitamente la fine del progetto di ricerca di intelligenza extraterrestre (Search for ExtraTerrestrial Intelligence) attraverso l’utilizzo indiretto del computer di casa propria, elaborando i dati provenienti dal radiotelescopio di Arecibo; una volta completato l’esame del pacchetto di dati ricevuti li si restituiva alla sede centrale.
Naturalmente, per poter eseguire tale operazione, era necessario registrarsi, installare un piccolissimo programma di analisi, specifico per il progetto; a questo punto, ogni volta che il computer si trovava all’interno di un “tempo morto”, il programma SETI iniziava il proprio lavoro in background.
È stata la fine del sogno più bello di milioni di internauti, i quali erano subito stati attratti dall’idea di poter scoprire il primo segnale di vita intelligente al di fuori del nostro sistema solare. E il tutto praticamente a costo zero. Nato nel 1999, il progetto “SETI@homeClassic” non ha dato alcun riscontro positivo nonostante l’enorme mole di dati raccolti ma solo segnali di dubbio interesse. A breve i responsabili del progetto metteranno a disposizione degli studiosi tutta l’enorme mole di dati raccolti nel corso degli anni.
Nel frattempo rimane però ancora attiva la sezione “BOINC” (Berkeley Open Infrastructure for Network Computing), che è praticamente una piattaforma software di calcolo “distribuito”; ovvero, il Progetto BOINC sarà deputato a controllare più tipi di segnali e permetterà, quindi, di avere a disposizione una gamma più ampia di possibilità per ogni internauta volonteroso e disponibile. Va quindi in pensione il progetto SETI ma non la filosofia della cooperazione informatica tesa a scoprire forme di vita intelligenti oltre a quella umana.