Marte: misteri della scienza

presunta-vegetazione-marzianaSono anni, ormai, che dalle sonde inviate ad esplorare il nostro Sistema Solare arrivano alla NASA fotografie sempre più inquietanti, catalogate spesso dall’ente spaziale suddetto come “anomalie“, poiché si tratta solo di materiale a bassa risoluzione, a causa dei modesti sensori CCD utilizzati, almeno fino al 2008, rispetto alle quote di flyby sulle quali sono stati programmati i sorvoli dei corpi celesti. In pratica, fino a quando non si adotteranno sensori più avanzati o non si programmeranno flyby più ravvicinati, si disporrà, purtroppo, solo di materiale di bassa qualità, che lascia più spazio all’immaginazione che non alla formulazione di ipotesi scientificamente o ufologicamente interessanti.
Era il 2008 quando gli ufologi di tutto il mondo rimasero impressionati dalla misteriosa foto denominata “m08-04688“, scattata in prossimità del Polo Sud marziano dalla Mars Orbiter Camera, da una quota decisamente elevata: oltre 370 km! Che cosa avrebbero mai potuto essere quegli assembramenti di macchie scure, maledettamente simili ad agglomerati di vegetazione?
Molti furono portati a scambiarle per alberi e boschi poiché, quaggiù, sulla Terra le cose funzionano così. Altri, più scettici, furono più propensi ad interpretarle come residui di antiche formazioni geologiche anche perché le interpretazioni date dagli studi eseguiti al computer lasciarono intendere che l’altezza di alcune di quelle “formazioni” potrebbe arrivare tranquillamente a circa 1.000 metri (1 km).
Tenendo conto del fatto che la gravità marziana è circa un terzo di quella terrestre, fummo di fronte ad un evento decisamente troppo strano per cui era certamente meglio soprassedere prima di formulare ipotesi del tutto inverosimili: non avrebbero mai potuto reggersi in piedi alberi di quell’altezza, per giunta in un ambiente contraddistinto da venti che soffiano a velocità paurose.
Fino ad ora nessuno ha ancora trovato una spiegazione attendibile sul perché l’atmosfera marziana sia tanto rarefatta e sono solo state formulate alcune ipotesi: erosione dell’atmosfera causata dal vento solare, anidride carbonica assorbita dal terreno marziano, impatto di un gigantesco meteorite, schiacciamento delle zone magnetiche, da parte del vento solare, con formazione di bolle atmosferiche che si perderebbero gradualmente nello spazio.
Ritornando, ora, alla nostra fotografia, il dubbio sulla presunta possibilità che si potesse trattare di vegetazione fu davvero forte. Certo, la bassissima definizione dell’immagine non aiutava per nulla ma la strada era tracciata: lassù c’era qualcosa che era davvero assai misterioso.

presunta-vegetazione-marziana-m08-Ma lo stesso anno, nel mese di aprile, la sonda Mars Reconnaissance Orbiter o MRO, esattamente dalla parte opposta di Marte, scattava una fra le più impressionanti foto mai rese pubbliche dalla NASA, denominata con la sigla PSP_007962_2635 (Credit: NASA/JPL/University of Arizona).

In questa foto, finalmente ad altissima definizione, potemmo trovare tante risposte e la NASA fu costretta a scoprirsi sull’anidride carbonica, poiché dovette far i salti mortali sulle presunte ramificazioni arboree di altrettanto presunte foreste marziane.  Vediamo, dunque, che cosa accadde.
Di fronte alle sollecitazione provenienti da tutto il mondo, il ricercatore della NASA Candy Hansen parlò a nome dell’ente spaziale americano e, testualmente, dichiarò: « There is a vast region of sand dunes (C’è una vasta regione di dune di sabbia) at high northern latitudes on Mars (sulle alte latitudini dell’estremo nord di Marte). In the winter, a layer of carbon dioxide ice covers the dunes (In inverno, uno strato di anidride carbonica ghiacciata ricopre le dune), and in the springs, as the sun warms the ice, it evaporates ( e in primavera, quando il sole scalda il ghiaccio, esso evapora). This is a very active process, and sand dislodged from the crest of the dunes cascades down, forming dark streaks (Questo è un processo assai attivo, e la sabbia rimossa dalle creste delle dune cade giù, formando strati scuri).

Insomma, questo ricercatore ci volle far capire che si sarebbe sostanzialmente trattato dell’ennesima illusione ottica. Punto e a capo! E questa sarebbe la scienza, quella “esatta” della NASA che, quando fa comodo, anche da una semplice foto digitale, a risoluzione abbastanza nitida, ma decisamente modesta e del tutto simile a quella che potrebbe offrire una macchietta fotografica da supermercato, ci spiega il funzionamento dei massimi sistemi del mondo ma poi, alla prima occasione di presunto interesse ufologico, bacchetta e battezza a destra e a manca.
Accade così che lo stesso mezzo (foto digitale), usata poco prima per spiegare scientificamente come funzioni la chimica e la fisica delle cose celesti, ora serve solo da bastone di appoggio alla battuta più frequente che arriva dall’immancabile astrofilo di turno, col suo bel manualino Bignami fra le mani: “Tranquilli, là fuori non c’è nulla. Si tratta solo di una congettura ufologica che, ovviamente, non ha nulla a che vedere con la scienza“.
Certo che è davvero spiacevole sentire tanta intelligenza sprecata in tal modo, in maniera formalmente corretta da punto di vista scientifico, ma del tutto priva di aperture verso altri tipi di vita. Ma come fanno menti così eccelse a rifiutare anche solo l’idea che là fuori non ci sia nessuno e a non prendere minimamente in considerazione la possibilità che possa vivere o sopravvivere qualche forma vivente in ambienti totalmente diversi da quelli terrestri, che l’uomo nemmeno si sogna? Misteri della scienza!