Marte: colonie di minuscoli robot

i-swarm-projectIn seguito alla scoperta di acqua su Marte e di un terreno simile a quello della Terra, alcuni scienziati hanno iniziato seriamente a chiedersi se il Pianeta Rosso possa realmente essere colonizzato in un futuro non tanto lontano. Il Progetto I-SWARM, acronimo di “Intelligent Small World Autonomous Robots for Micromanipulation“, partì nel lontano 2008, sostenendo che le prime creature ad abitare Marte avrebbero potuto essere delle colonie di minuscoli robot. Peccato che ora sia del tutto bloccato, ma l’idea era ottima.

Questo progetto, che è tuttora sostenuto dall’Unione Europea attraverso un finanziamento mirato di ben quattro milioni e mezzo di euro circa (http://cordis.europa.eu/home_it.htm), ha portato alla creazione di un gruppo di robot in grado di eseguire vari compiti ed esplorazioni, facendo inoltre incontrare esperti di microrobotica e sistemi multiagente distribuiti, facendo così compiere un decisivo passo avanti alla ricerca robotica. Il progetto, in cui è coinvolto un consorzio di dieci centri di ricerca europei provenienti da sette Stati membri della UE e dalla Svizzera, era coordinato dal gruppo di micromeccatronica e microrobotica dell’IPR, l’Istituto per il controllo dei processi e la robotica dell’università di Karlsruhe (Germania).
Sono già stati sviluppati robot in scala un centimetro, ed hanno fatto significativi progressi nella creazione di gruppi di micro-robot grandi come le formiche che, incredibile a dirsi, sarebbero del tutto autonomi e in grado di portare a termine congiuntamente compiti che insetti reali riescono a svolgere, come costruire nidi e andare in cerca di cibo. Il gruppo di robot più grandi si chiama “Jasmine“, ha le dimensioni di una moneta da due euro ed è alimentato da una batteria. I robot del gruppo più piccolo, chiamati “Micron“, sono lunghi circa tre millimetri e prendono energia da un minuscolo pannello solare.

Marc Szymanski, ricercatore di robotica presso l’Università di Karlsruhe, in Germania, è del parere che questi minuscoli esseri artificiali, già in grado di lavorare insieme, potrebbero esplorare Marte, un pianeta dove è ormai chiarissima la presenza di acqua e polvere e dove ci sarebbe bisogno soltanto di un po’ di collante per cominciare a costruire locali abitabili per scienziati umani.
Il team di ricerca ha dichiarato ciò che noi ufologi andiamo sostenendo da sempre, ovvero che l’esplorazione e la colonizzazione dei pianeti sono solo alcune delle attività che i robot hanno la potenzialità di eseguire, e la Terra non è altro che uno dei milioni di pianeti abitabili del nostro Sistema Solare. Gli stessi ricercatori hanno addirittura aggiunto che questi robot potrebbero “mettere a punto il loro lavoro in modo da affrontare il compito imminente e persino adattarsi ad un ambiente in evoluzione”. Non c’è che dire! È davvero incredibile. Se la cosa è vera per noi, figuriamoci quanto possa essere vera per una civiltà a noi coeva o solo con qualche centinaio di anni più della nostra.
Questi robot sarebbero addirittura in grado di intervenire su di un loro “collega” in difficoltà, prendendone il posto e subentrando immediatamente nell’attività che stava svolgendo poiché. Stando a quanto promesso dal suddetto Progetto I-SWARM, i robot avrebbero la capacità di comunicare gli uni con gli altri e, addirittura, di percepire l’ambiente circostante, che è appunto quello che fanno le formiche, le quali riescono ad avere una specie di percezione collettiva. I robot userebbero gli infrarossi per rendere possibile la comunicazione: ognuno trasmette segnali a quello più vicino e non smette fino a che l’intero gruppo non viene informato.
Il team di ricerca sta attualmente lavorando allo sviluppo di un robot in grado di riconfigurarsi e assemblarsi autonomamente in un robot più grande. Tutto ciò fa parte dei progetti Symbrion e Replicator, anch’essi regolarmente finanziati con i denari dell’Unione Europea, per un totale circa cinque milioni e mezzo di euro a testa.

Nel frattempo, visto che tutto si è improvvisamente bloccato nel 2009, che cos’è accaduto? Un cosa sola! La società Invent Baltics, un gruppo estone di consulenza in materia di ricerca e sviluppo (R&S), è riuscito ad eseguire con successo una test relativo alla tecnologia degli sciami progettata e sviluppata dal progetto ROBOSWARM (“Knowledge environment for interacting robot swarms”), anch’esso finanziato con i nostri soldi per ben 1,7 milioni di euro attraverso l’area tematica “Tecnologie della società dell’informazione” del (6° PQ). Avviato nel 2006, sviluppatosi nel 2008 e conclusosi nel 2009, ROBOSWARM mirava allo sviluppo di una tecnologia di sciami robotici auto-configurabili, economica e robusta, che potrebbe essere usata in molte applicazioni giornaliere tra cui – ad esempio – fare le pulizie (sic!), sorvegliare ed scortare. Bene, tali ricercatori andarono incredibilmente nella direzione “domestica” così da permettere a semplici robot di eseguire una serie di attività di pulizia della casa.
A questo punto va da sé che se si parte per andare e su Marte e si arriva a fare le pulizie di casa è evidente che qualcosa non ha funzionato a dovere nel progetto “I-Swarm” ma, comunque, non appare poi così balzana l’idea di noi ufologi che il nostro pianeta sia attualmente visitato da una foltissima schiera di sonde extraterrestri che andrebbero, appunto, a costituire un’aviazione non terrestre, ovvero proveniente da altri mondi!