Antiche cronache: da Cicerone a Plinio il Vecchio

antiche-cronache-trabes-ignitaeNel “De Divinatione“, Libro 1, Paragrafi 41-45, Cicerone (primo secolo avanti Cristo) ci ricorda di quando nel cielo furono visti fenomeni meravigliosi per quei tempi e vennero uditi rumori inquietanti discendere sulla Terra: (P. 44-97) “Ad nostra iam redeo. Quotiens senatus decemviros ad libros ire iussit! Quantis in rebus quamque saepe responsis haruspicum paruit! Nam et cum duo visi soles essent et cum tres lunae et cum faces et cum sol nocte visus esset et cum e caelo fremitus auditus et cum caelum discessisse visum esset atque in eo animadversi globi.. Traduzione: “Ecco, ritorno alle cose nostre. Quante volte il senato ordinò ai decemviri di consultare i libri sibillini! In quanto importanti e numerose occasioni obbedì ai responsi degli arùspici! Ogni volta che si videro due soli, e tre lune, e fiamme nell’aria; ogni volta che il sole apparve di notte, e giù dal cielo si sentirono dei rumori sordi e sembrò che la volta celeste si fendesse, e in essa apparvero dei globi“.

E sempre nel “De Divinatione“, Libro 1, Paragrafi 44-98, si legge: “Quid cum Cumis Apollo sudavit Capuae Victoria? Quid ortus androgyni nonne fatale quoddam monstrum fuit? Quid cum fluvius Atratus sanguine fluxit? Quid quod saepe lapidum sanguinis non numquam terrae interdum quondam etiam lactis imber effluxit? Quid cum in Capitolio ictus Centaurus – caelo est in Aventino portae et homines Tusculi aedes Castoris et Poflucis Romaeque Pietatis? Nonne et haruspices ea responderunt quae evenerunt et in Sibyllae libris eaedem repertae praedictiones sunt? “. Traduzione: ” E ancora, quando a Cuma sudò la statua di Apollo, a Capua quella della Vittoria? E la nascita di un andrògino non fu un prodigio funesto? E quando le acque del fiume Atrato si tinsero di sangue? E più oltre, ancora, il testo latino prosegue narrandoci queste vicende: “…E che dire del fatto che più volte cadde giù una pioggia di pietre, spesso di sangue, talvolta di terra, una volta anche di latte?…”.

Nella “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, al Libro secondo, Paragrafo 96, si legge: “Emicant et faces, non nisi cum decidunt visae, qualis Germanico Caesare gladiatorum spectaculum edente praeter ora populi meridiano transcucurrit. duo genera earum. lampadas vocant plane faces, alterum bolidas, quale Mutinensibus malis visum est. distant quod faces vestigia longa faciunt priore ardente parte, bolis vero perpetua ardens longiorem trahit limitem. Emicant et trabes simili modo, quas dokoi vocant, qualis cum Lacedaemonii classe victi imperium Graeciae amisere. fit et caeli ipsius hiatus, quod vocant chasma, … “. Traduzione: “Brillano anche le fiaccole, non viste se non quando cadono, quale quella che passò davanti ai visi del popolo a mezzogiorno mentre Germanico Cesare allestiva degli spettacoli di gladiatori. Due i tipi di esse. Chiamano espressamente lampade le fiaccole, l’altro tipo i bolidi, quale fu visto nelle sciagure di Modena. Sono diverse poiché le fiaccole fanno lunghi tracciati nella parte anteriore ardente, il bolide invece che arde di continuo trascina un tratto più lungo. Brillano anche le travi simili nello stesso modo, che chiamano dokoì, come quando gli Spartani vinti per mare persero l’egemonia della Grecia. Si produce anche uno squarcio dello stesso cielo, che chiamano chasma “.

Dal Libro secondo, della “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, al Paragrafo 97, si legge: “… fit et sanguinea species et, quo nihil terribilius mortalium timori est, incendium ad terras cadens inde, sicut Olympiadis CVII anno tertio, cum rex Philippus Graeciam quateret. atque ego haec statis temporibus naturae vi, ut cetera, arbitror existere, non, ut plerique, variis de causis, quas ingeniorum acumen excogitat, quippe ingentium malorum fuere praenuntia; sed ea accidisse non quia haec facta sunt arbitror, verum haec ideo facta quia incasura erant illa, raritate autem occultam eorum esse rationem ideoque non, sicut exortus supra dictos defectusque et multa alia, nosci. “. Traduzione: “… si produce anche un aspetto sanguigno e, niente è più terribile di ciò per la paura degli uomini, un incendio che cade poi verso la terra, come nel terzo anno alla centosettesima Olimpiade, quando il re Filippo sconvolgeva la Grecia. Pertanto io penso che questi fenomeni accadono in tempi stabiliti per la forza della natura, come gli altri, non, come la maggior parte (pensa), per varie cause, che l’acume delle menti escogita, anzi furono anticipazioni di grandi disgrazie; ma penso che esse avvennero non perché erano accaduti tali fatti, ma tali fatti invece perché stavano per accadere quelli, per la loro rarità poi, (penso) che ci sia una ragione sconosciuta e che perciò non si conoscono il sorgere e le eclissi, come detto sopra, e molte altre cose. ”

Dal Libro secondo, della “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, al Paragrafo 98, si legge: “Cernuntur et stellae cum sole totis diebus, plerumque et circa solis orbem ceu speiceae coronae et versicolores circuli, qualiter Augusto Caesare in prima iuventa urbem intrante post obitum patris ad nomen ingens capessendum; existunt eaedem coronae circa lunam et circa nobilia astra caeloque inhaerentia. circa solem arcus adparuit L. Opimio Q. Fabio cos., orbis C. Porcio M’. Acilio, circulus rubri coloris L. Iulio P. Rutilio cos. Fiunt prodigiosi et longiores solis defectus, qualis occiso dictatore Caesare et Antoniano bello totius paene anni pallore continuo“. Traduzione: “Si vedono anche le stelle con il sole per interi giorni, e per lo più anche intorno all’orbita del sole come di una corona di spighe e di un cerchio variopinto, come quando Cesare Augusto ancora nella prima giovinezza entrava in città dopo la morte del padre per assumere il celebre nome. Le stesse corone si trovano intorno alla Luna e ai pianeti nobili e che sono inerenti al cielo. Intorno al sole apparve un arco dell’orbe, sotto i consoli L. Opimio e Q.Fabio, C. Porcio e M. Acilio, un cerchio di colore rosso sotto i consoli L.Giulio e P. Rutilio. Avvengono eclissi straordinarie anche più lunghe del sole, come quando fu ucciso il dittatore Cesare e durante la guerra Antoniana per il continuo chiarore di quasi tutto l’anno”.

Dal Libro secondo, della “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, al Paragrafo 99, si legge: “et rursus soles plures simul cernuntur, nec supra ipsum nec infra, sed ex obliquo, numquam iuxta nec contra terram nec noctu, sed aut oriente aut occidente; semel et meridie conspecti in Bosporo produntur, qui ab matutino tempore duraverunt in occasum. Trinos soles et antiqui saepius videre, sicut Sp. Postumio Q. Mucio et Q. Marcio M. Porcio et M. Antonio P. Dolabella et M. Lepido L. Planco cos., et nostra aetas vidit Divo Claudio principe, consulatu eius Cornelio Orfito collega. Plures quam tres simul visi ad hoc aevi numquam produntur. Lunae quoque trinae, ut Cn. Domitio C. Fannio consulibus, apparuere.”. Traduzione: “e vengono visti insieme anche più soli, né sopra o sotto quello, ma in diagonale, mai vicino né di fronte alla terra né di notte, ma o ad oriente o ad occidente. Tramandano essere visti una volta sul Bosforo a mezzogiorno, questi durarono dal mattino al tramonto. Più spesso gli antichi videro tre soli, come sotto i consoli SP. Postumio e Q. Muzio, Q. Marcio e M. Porcio, e M. Antonio e P. Dolabella, M. Lepido e L. Planco, e il nostro tempo lo vide sotto il divino principe Claudio, durante il consolato col suo collega Cornelio Orfito. Non tramandano mai più di tre soli visti insieme fino a quest’epoca. Anche tre lune apparvero, come sotto i consoli Cn. Domizio e G. Fannio. ”

Dal Libro secondo, della “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, al Paragrafo 100, si legge quella che noi ufologi riteniamo essere tra le parti più importanti di tutta l’opera in quanto si parla espressamente dell’osservazione diretta di “spostammenti di stelle in assenza di venti …”: “Quod plerisque appellaverunt soles nocturnos, lumen de caelo noctu visum est C. Caecilio Cn. Papirio consulibus et saepe alias, ut diei species nocte luceret. Clipeus ardens ab occasu ad ortum scintillans transcucurrit solis occasu L. Valerio C. Mario consulibus. Scintillam visam e stella cadere et augeri terrae adpropinquantem ac, postquam lunae magnitudine facta sit, inluxisse ceu nubilo die, dein, cum in caelum se reciperet, lampadem factam semel umquam proditur Cn. Octavio C. Scribonio consulibus. vidit id Silanus proconsul cum comitatu suo. Fieri videntur et discursus stellarum numquam temere, ut non ex ea parte truces venti cooriantur.”. Traduzione: “Ciò che per la maggior parte chiamarono soli notturni, fu vista una luce dal cielo di notte sotto i consoli C. Cecilio e Cn. Papirio e parecchie altre volte, come se una specie di giorno splendesse di notte. Uno scudo ardente passò scintillante da occidente ad oriente al tramonto del sole sotto i consoli L. Valerio e C. Mario. Fu vista cadere da una stella una scintilla e ingrandirsi avvicinandosi alla terra e, dopo che sia diventata della grandezza della luna, aver brillato come in un giorno nuvoloso, poi, ritirandosi verso il cielo, tramutata in una torcia e una volta sola è attestato sotto i consoli Cn. Ottavio e C. Scribonio. Lo vide il proconsole Silano col suo seguito. Si osservano avvenire anche spostamenti di stelle e mai a caso, cosicché da questa parte non soffino forti venti. ”

Dal Libro secondo, della “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, al Paragrafo 101, si legge: “Existunt stellae et in mari terrisque. Vidi nocturnis militum vigiliis inhaerere pilis pro vallo fulgorem effigie ea; et antennis navigantium aliisque navium partibus ceu vocali quodam sono insistunt, ut volucres sedem ex sede mutantes, graves, cum solitariae venere, mergentesque navigia et, si in carinae ima deciderint, exurentes, geminae autem salutares et prosperi cursus nuntiae, quarum adventu fugari diram illam ac minacem appellatamque Helenam ferunt et ob id Polluci ac Castori id numen adsignant eosque in mari invocant. hominum quoque capita vespertinis magno praesagio circumfulgent. omnia incerta ratione et in naturae maiestate abdita.“. Traduzione: “Spuntano stelle anche in mare e in terra. Ho visto nelle veglie notturne dei soldati attaccarsi alle lance davanti al fossato un luccichio con questa forma; si posano anche sulle antenne dei naviganti e altre parti delle navi come su un certo suono di vocale, come uccelli che passano da sede a sede, minacciose, quando giunsero isolate, e che affondano le imbarcazioni e, che incendiano se saranno cadute nella profondità della carena, a coppie invece favorevoli e annunciatrici di una felice traversata, al cui arrivo dicono che sia messa in fuga quella (luce) crudele e minacciosa e chiamata Elena e per questo attribuiscono a Polluce e Castore tale potere e li invocano sul mare. Risplendono di sera anche intorno alle teste degli uomini con grande presagio. Tutti fenomeni di incerta spiegazione e riposti nel potere della natura. “.

Dal Libro secondo, della “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, al Paragrafo 147, si legge: “Praeter haec inferiore caelo relatum in monumenta est lacte et sanguine pluisse M’. Acilio C. Porcio cos. et saepe alias, sicut carne P. Volumnio Servio Sulpicio cos., exque ea non perputruisse quod non diripuissent aves, item ferro in Lucanis anno ante quam M. Crassus a Parthis interemptus est omnesque cum eo Lucani milites, quorum magnus numerus in exercitu erat.effigies quo pluit ferri spongiarum similis fuit; haruspices praemonuerunt superna volnera. L. autem Paulo C. Marcello cos. lana pluit circa castellum Compsanum, iuxta quod post annum T. Annius Milo occisus est; eodem causam dicente lateribus coctis pluisse in acta eius anni relatum est; …”. Traduzione: “Oltre a queste cose nella parte inferiore del cielo è stato registrato su documenti esserci stata pioggia di latte e sangue sotto i consoli M. Acilio e C. Porcio e spesso altre volte, come di carne sotto P. Volumnio e Servio Sulpicio e non essere imputridita quella da cui gli uccelli non avevano mangiato, similmente ferro in Lucania l’anno prima che M. Crasso fosse ucciso dai Parti e con lui tutti i soldati lucani, il cui numero era grande nell’esercito. L’aspetto con cui piovve fu simile alle spugne di ferro. Gli aruspici predissero ferite dall’alto. Sotto i consoli L. Paolo e C. Marcello poi piovve lana intorno alla fortezza di Compsa, vicino al quale l’anno dopo fu ucciso T. Annio Milone. Fu tramandato nei documenti di quell’anno essere piovuti mattoni cotti mentre lui perorava la causa.”.

Dal Libro secondo, della “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, al Paragrafo 148, si legge di fatti incredibili, assimilabili a vere e proprie battaglie aree Ante Litteram nei cieli: “Armorum crepitus et tubae sonitus auditos e caelo Cimbricis bellis accepimus, crebroque et prius et postea. tertio vero consulatu Mari ab Amerinis et Tudertibus spectata arma caelestia ab ortu occasuque inter se concurrentia, pulsis quae ab occasu erant. ipsum ardere caelum minime mirum est et saepius visum maiore igni nubibus correptis.“. Traduzione: “Fragore di armi e suono di tromba sappiamo essere stati uditi dal cielo durante le guerre dei Cimbri, e spesso anche prima e in seguito. Ma nel terzo consolato di Mario dagli abitanti di Amelia e Todi furono viste da oriente e da occidente armi in cielo scontrarsi fra loro, respinte quelle che erano dell’occidente. Che lo stesso cielo s’infiammi c’è poco da stupirsi e più spesso si è visto con un fuoco maggiore con le nuvole addensate.”.

La traduzione dal latino è stata resa possibile grazie al sito:”http://www.studentville.it/”.