Viaggi nel Cosmo tra realtà ed utopia

viaggi-nel-cosmoIl destino del nostro pianeta è già scritto da tempo: fra circa quattro miliardi e mezzo di anni il nostro Sole collasserà e tutto finirà. La maggior parte di noi, tuttavia, pensando che abbiamo ancora davanti tutto quel tempo prima della fine assoluta della nostra civiltà, tende a non preoccuparsi. Purtroppo, tale ragionamento non è del tutto corretto in quanto viene facilmente ignorato il fatto che la fine di una stella è sempre legata, in maniera proporzionale, all’inizio della propria espansione, quindi all’aumento graduale della propria temperatura. Così il capitolo finale della nostra Terra sarà probabilmente scritto molto tempo prima, in un periodo che inizierà esattamente fra 1.750 milioni di anni! Da quella data in poi, infatti, il calore sul nostro pianeta inizierà inersorabilmente ad aumentare e diventerà così elevato da impedire ogni forma di vita. Solo qualche specie batterica, forse, riuscirà a resistere ancora un po’ in condizioni del tutto estreme, mentre per l’uomo la data finale sarà già arrivata da un pezzo, a meno che qualche uomo del futuro noi non si trovi in viaggio a bordo di astronavi generazionali o non si sia già trasferito su di un altro mondo abitabile. Se questo sarà, e non c’è dubbio alcuno che lo sia, lo scenario finale della Terra, il nostro obiettivo primario rimane chiaro e preciso: tentare di sopravvivere alla fine del nostro Sole, sperando che nel frattempo la tecnologia abbia trovato una risposta ai viaggi nel Cosmo.

Ma, come abbiamo avuto modo di vedere nei precedenti articoli, l’impresa di riuscire a lasciare la Terra ed affrontare un viaggio cosmico, della durata certa di anni, che conduca alla scoperta di almeno un altro pianeta collocato all’interno della zona abitabile di uno di quei miliardi di Soli che vi sono nella nostra galassia, è da considerarsi davvero assai ardua. Per realizzare quel sogno, l’uomo dovrebbe poter disporre di un livello così elevato di tecnologia che nemmeno fra uno o due secoli sarà possibile avere. Ma il Tempo è là, a parlare e a dirci che 1.750 milioni di anni sono comunque davvero tanti, così tanti rispetto alla nostra singola vita biologica che li possiamo tranquillamente considerare pur sempre come qualcosa di “eterno”. E l’uomo, nato dalla Natura, ha in sé tutto ciò che serve per superare ogni tipo di avversità e certamente ce la farà a dare un futuro alla nostra civiltà.

IL LUNGO CAMMINO VERSO I VIAGGI COSMICI

Abbiamo visto la necessità costruttiva delle basi spaziali fisse e collocate a distanze progressive e ci siamo resi conto dell’importanza di poter disporre di adeguati sistemi propulsi, idonei a percorrere gl’infiniti spazi cosmici in tempi umani o almeno generazionali, ma abbiamo anche capito che senza un mezzo spaziale in grado di gestire l’intera impresa non ce la faremo mai. Quaggiù, sulla Terra, ci sono diverse possibilità di spostamento, ma nello spazio vuoto il problema è davvero enorme e occorre pensare a qualcosa che consenta non solo un allontanamento progressivo, ma anche un rientro in tempi prefissati. Nel nostro primo orizzonte abbiamo incontrato la sonda Deep Space 1, dotata di un sistema propulsivo di tipo ionico, ma anche di un potere energetico assai modesto, che con i suoi 16.000 km orari non ci avrebbe mai portato in alcun dove. Abbiamo esaminato i velivoli sperimentali X-37 ed X-38, spinti fino a 30.000 km orari, per un tempo limitatissimo, di soli alcuni secondi. Un primo passo in avanti lo si è trovato con l’attuale Space Shuttle, che può raggiungere la velocità di fuga dall’atmosfera terrestre di oltre 40.000 km orari, ma che poi deve riposizionarsi su velocità assai più modeste in quanto tutto rimane legato al carburante in grado di portarsi appresso. Con i satelliti si va decisamente meglio, ma quelli non possono ospitare esseri umani!

E anche ipotizzando che nel prossimo secolo si riesca a sviluppare un mezzo interplanetario in grado, non solo di trasportare persone, ma di viaggiare ad una velocità media di 60.000 km/h, dove si potrebbe andare? Abbiamo visto che viaggiando per trent’anni, un tempo corrispondente all’attività biologica media di un astronauta, con siffatta tecnologia verrebbero percorsi “solamente” 15 miliardi di km (15.000.000.000 km), che per quanto sembrino una distanza enorme rappresentano la nullità assoluta rispetto ad un singolo anno-luce, il cui valore è di circa 9.500 miliardi di chilometri, per cui mancherebbero all’appello la bellezza di altri 9.485 miliardi di km! Se consideriamo il fatto che la stella a noi più vicina è la Proxima Centauri, distante 4,22 anni-luce, non ci basta nemmeno l’Infinito leopardiano per renderci conto di quanto siamo realmente soli in questo Cosmo davvero immenso.

PROGETTI FUTURI: LE VELE MAGNETICHE

Alla NASA non se ne stanno ovviamente con le mani in mano e coltivano tanti progetti. Dicono che stanno lavorando al BPP Project (Breackthrough Propulsion Physics), ovvero ai nuovi sistemi di propulsione fisica, ma i gli espedienti immaginati sono troppo distanti dalla realtà possibile e quindi sopravvivono in un limbo utopistico. Partiamo dalle fantomatiche vele magnetiche, e dalla Light Craft Laser Propulsion. L’idea di Jordin Hare, astrofisico statunitense, è stata quella di realizzare un’astronave a vela che tragga la sua energia propulsiva dalla spinta proveniente da fasci di raggi laser che partono dalla Terra e che agirebbero non sulla vela vera e propria, bensì sul serbatoio contenente idrogeno ad alta pressione, che verrebbe così prima surriscaldato a migliaia di gradi e poi indotto ad uscire da piccoli ugelli posteriori, come in una pentola a pressione, generendo la vera e propria spinta propulsiva. La navetta spaziale sarebbe certamente leggerissima, poiché non avrebbe un vero e proprio motore, ma il viaggio sarebbe di sola andata, per cui il progetto, più che utopistico è da considerarsi del tutto folle. Ma tant’è! se vogliamo trovare una soluzione ci dobbiamo affidare anche alla follia.

PROGETTI FUTURI: I GENERATORI DI PLASMA

E poiché al peggio non c’è mai fine, altri scienziati pensano all’M2P2 Project (Mini Magnetospheric Plasma Propulsion), che equivale a dire che tutti gridano al lupo quando l’ufologia parla delle famose Sfere di Dyson mentre tutti esaltano la scienza quando lo scienziato pensa di realizzarle in miniatura. Insomma, a seconda di chi parli, si prendono nomi o lodi. L’idea di base sarebbe quella di costruire una navetta spaziale, dotandola di un generatore di plasma in grado di formare un campo magnetico attorno ad essa, simile ad una grande bolla. Grazie poi al vento solare, tale campo magnetico potrebbe essere sospinto fino ad una velocità di 280.000 chilometri orari, ovvero a circa dieci volte la velocità media dello Shuttle.

L’dea, se potesse veramente essere realizzata, sia in termini tecnici che economici, sarebbe davvero una buona cosa, ma rimane purtoppo un negativo “ma”, che non non potrà mai essere scambiato con un positivo “e”. Infatti, non bisognerebbe mai lasciare da soli questi scienziati che lavorano ventiquattro ore al giorno ai confini della realtà poiché, se rimane pur vero il fatto che ogni tanto riescano dove una mente ordinaria nemmeno riuscirebbe a realizzare un pensiero, assai più spesso si dimenticano delle altre leggi della fisica, chiusi come sono nel guscio dei loro ragionamenti. Come tutti sanno, il vento solare rilascia in maniera continuativa intense particelle ad alta energia, che generano radiazioni dannose per tutti gli esseri umani, in maniera del tutto simile alle radiazioni nucleari a bassa energia. Ad esempio, mentre l’atmosfera e la magnetosfera terrestri ci proteggono dal vento solare solo a livello del suolo, per un astronauta che venga a trovarsi nella sua navetta spaziale, pur apparentemente protetta, le cose sono assai diverse in quanto le dosi di vento solare rischiano di diventare letali a causa della penetrazione di particelle ad alta energia nelle sue cellule, in quantità tale da causare il totale danneggiamento cromosomico e addirittura il cancro. Ed è per questo che ogni astronauta non è un semplice laureato in ingegneria spaziale o un superuomo, ma un eroe vero e proprio, che vota la sua unica vita al martirio e alla causa della salvezza dell’umanità. A tal proposito, ricordo che a novembre del 1989 il Sole produsse una quantità così elevata di protoni solari, ad altissima energia, che se un astronauta, pur protetto dalla sua tuta spaziale, si fosse trovato sulla Luna sarebbe inevitabilmente deceduto nel volgere di alcuni minuti. Rimangono dunque da capire, in tale progetto, due quisquilie: la prima afferente alla spinta inerziale, poiché non si capisce chi la dia, la seconda riferita alla forza frenante, poiché nessuno ha ancora chiarito che cosa possa produrre così tanta energia da poter essere contrapposta alla forza del vento solare. Insomma, stiamo procedendo di follia in follia, pensando solo a volare e non a gestire le modalità di frenata e di atterraggio.

PROGETTI FUTURI: LA PROPULSIONE A CURVATURA O WARP DRIVE

Con la propulsione a curvatura o warp drive o ipervelocità siamo entrati direttamente nella fantascienza più pura e non ne siamo ancora usciti poiché il modello, purtroppo negativo, che hanno davanti agli occhi questi scienziati sessantenni o settantenni, rimane sempre quello inverosimile di Star Trek, iniziato nel 1966, nel quale un equipaggio di esseri umani del futuro, appartenenti alla Federazione dei Pianeti di diversi sitemi solari, passa di avventura in avventura a bordo dell’Enterprise, attraversando infiniti ed inesplorati spazi cosmici, per giungere laddove nessuno si è mai spinto prima, nella ricerca di altre civiltà aliene.

E qui, purtroppo, esattamente dove dovrebbe iniziare il futuro dell’alba più radiosa della nostra civiltà, è anche il luogo esatto dove tutto finisce. Infatti, il massimo dell’ingegneria e dell’immaginazione terrestre del 2016 non ha prodotto altro che ciò che era stato realizzato mezzo secolo fa, con Star Trek: ovvero, la propulsione a curvatura di cui stiamo parlando, cioè un’immaginaria propulsione che dovrebbe consentire ad un avveniristica nave spaziale, di viaggiare a velocità superluminali, cioè superiori alla velocità della luce. Il ragionamento attorno a tale tipo di propulsione rimane assai semplice, e non fa davvero una piega: se non possiamo costruire un mezzo in grado di portarci nel viaggio interstellare e nemmeno disponiamo di un carburante adatto allo scopo, è meglio comprimere lo spazio anteriore ed espandere quello posteriore. Ciò permetterebbe, teoricamente, il viaggio spaziale a velocità superiori a quella della luce, grazie alla compressione dello spazio davanti alla navetta, in modo tale che le distanze dovrebbero accorciarsi, mentre lo stesso spazio verrebbe espanso dietro, così da fornire l’accelerazione. Tale sistema venne pensato, senza troppa fantasia, perché già presente da quasi trent’anni in Star Trek, da Miguel Alcubierre nel lontano 1994: l’effetto della contrazione del Tempo si manifesterebbe come contrazione delle distanze, per cui la distanza di 4,3 anni luce verrebbe ridotta a “solo” mezzo anno-luce”, corrispondente a quattromilasettecentocinquanta miliardi di chilometri.

In termini umani verrebbe da ridere riflettendo sul fatto che Sergei Avdeyev, astronuta della MIR, dopo aver viaggiato per due anni alla velocità di 30.000 km/h, con questo sistema guadagnò la bellezza di “un cinquantesimo di secondo”. E viene ancora più da ridere se si pensa che viaggiando per trent’anni a velocità doppia, cioè a 60.000 km/h, verrebbero percorsi solo quindici miliardi di chilometri, che nulla sono rispetto a 4.500 suddetti!. E anche se sappiamo che al CERN di Ginevra gli elettroni viaggiano alla velocità della luce, per cui il loro tempo scorre fino ad un milione di volte più lentamente del nostro, rimangono sempre e comunque degli elettroni, che sono cosa ben diversa dall’essere umano vero e proprio!

Mah! Anche qui la scienza ha fatto crash e ancora una volta ha messo il carro davanti ai buoi. E non proprio semplici quisquilie perché allorquando ci si dimentica delle colonne portanti della nostra stessa fisica è meglio lavorare per la filmografia di fantascienza che non per il futuro dell’umanità.

Se si volesse raggiungere una velocità prossima al 99% della velocità della luce, massimo teorico ipotizzabile ma non raggiungibile, servirebbe così tanta energia da provocare lo scoppio istantaneo del nostro pianeta Terra al momento esatto del decollo. Essendo l’equazione della richiesta di energia infinita impossibile da applicare, in base al principio del sillogismo aristotelico possiamo con certezza affermare che è impossibile raggiungere la velocità suddetta e addirittura pensare di poter tranquillamente riuscire a viaggiare alla velocità della luce. Ovvero, le leggi che governano la propulsione rendono impossibile raggiungere la velocità suddetta o, quantomeno, una velocità che renda apprezzabile l’effetto della dilatazione del Tempo. La fisica scolastica ci ha insegnato che il fattore che produce la dilatazione temporale è lo stesso che fa aumentare sia la massa del carico utile che il dispendio di carburante necessario per ottenere l’energia corrispondente a far raggiungere velocità superiori.

Nel nostro precedente articolo “Viaggi interstellari” vi abbiamo spegato assai bene questo concetto che ora riproponiamo in chiave ancor più semplice. Un mezzo spaziale che volasse alla velocità della luce avrebbe bisogno non solo di tutta l’energia prodotta in quel momento sulla Terra, ma di una quantità di energia ancor maggiore, tale da trasformarlo immediatamente in energia pura. A quella velocità sarebbe certamente “tragedia immediata” in quanto la fisica ci spiega che la massa di un corpo aumenta con la velocità, per cui una volta raggiunta la velocità della luce quel determinato corpo raggiungerebbe anche una massa infinita. Ma per consentire a quel determinato corpo il raggiungimento della velocità della luce servirebbe una di queste due cose: o un’accelerazione finita, ma protratta per un tempo infinito, o un’accelerazione infinita, ma protratta per un tempo finito e limitato. In entrambi i casi, comunque, servirebbe un’energia più che infinita! Ecco perché vi abbiamo detto che nemmeno tutta l’energia prodotta in quel momento sul nostro pianeta sarrebbe sufficiente a garantire quella velocità! In quest’ottica, rispettosa della fisica, il concetto stesso di “viaggiare alla velocità della luce è del tutto insensato, figuriamoci allora come potrà essere quello della velocità superluminale, ovvero superiore alla stessa velocità della luce. Ma tant’è! Di scienziati strani ce ne sono sempre stati e tanti altri verranno ancora, sempre più strani e forse anche più strani di noi semplici ufologi.

Inoltre, se anche fosse possibile andare “verso” quella direzione, cosa che siamo comunque obbligati a fare, si deve anche sapere che collidendo contro con un asteroide grande come un granello di sabbia, viaggiando alla velocità di 1.000 Km/h è una cosa assai diversa che farlo viaggiando alla velocità media dello Space Shuttle di 30.000 Km/h. Ma se l’impatto dovesse avvenire a 300.000 chilometri all’ora, cioè dieci volte superiore all’attuale mezzo volante, con equipaggio a bordo, più veloce che possediamo, ma infinitamente inferiore alla velocità della luce, pari a circa 300.000 chilometri al secondo, si assisterebbe ad un’esplosione simile a quella di una bomba atomica, per cui occorrerebbe predisporre una barriera composta da un fascio di raggi laser, ad altissimo potenziale, in grado di frantumare ogni ostacolo. E quanta energia servirebbe anche per lo scudo? No. Non ci siamo proprio. La scienza naviga normalmente a vista, ma qui non c’è nemmeno quella.

centro-ufologico-ferrarese-cuf-artioli-fiorenzoSe desiderate frequentare il nostro centro ufologico, sappiate che ci troviamo in via Mantova 117, a Vigarano Pieve, nella palazzina di fianco alle vecchie scuole elementari, proprio di fronte alla chiesa, nel comune di Vigarano Mainarda, luogo dell’avvistamento della gigantesca astronave aliena, osservata da quattro persone nel 1986. La sede del CUF è aperta tutti i giorni, ma per i non iscritti la serata è il giovedì, dalle 21:30 alle 23.00 circa. Se qualcuno desiderasse iscriversi, sappia che l’iscrizione è gratuita e valida per sempre. Per informazioni di vario tipo o segnalazioni di presunta natura ufologica, potete telefonare in ogni momento al 333.595.484.6 e vi risponderò io, Fiorenzo Artioli, fondatore e coordinatore del Centro ufologico ferrarese.