UFO attorno alla Terra?

eamonn-ansbroSabato 26 marzo 2011 venne pubblicata sul sito http://www.irishtimes.com un’intervista di Fionola Meredith all’astronomo Eamonn Ansbro il quale, oltre a sostenere la teoria per la quale noi siamo regolarmente visitati dagli UFO, riteneva di essere in grado di poter individuare esattamente sia il luogo che il momento in cui essi potrebbero rendersi visibili.
Fionola Meredith è una giornalista freelance, radiofonico-televisiva, che vive a Belfast e collabora con “The Irish Times“, pubblicando articoli di vario genere. Collabora poi sia con la BBC Northern Ireland Television, scrivendo commenti e recensioni che con il mensile “The Vacuum” di Belfast.
Eamonn Ansbro è un famoso astronomo inglese, nato in Irlanda, che vive con la moglie Catherine vicino a Boyle, nella Contea di Roscommon, sul pendio di una ventosa collina. Attualmente è membro della Royal Astronomical Society, ma in passato è stato vice presidente dell’Associazione Internazionale degli Astronomi.
Egli, presso la località di Boyle, nella Contea di Roscommon (Irlanda), ha realizzato il Kingsland Observatory, un fantastico osservatorio OSETI (Optical Search for Extraterrestrial Intelligence) finalizzato alla ricerca delle prove che dimostrino la realtà della vita extraterrestre.

SIAMO VERAMENTE SOLI?

La Fionola, molto prima che i Media internazionali puntassero l’orecchio verso la vicenda, se n’è andò ad intervistare il famoso astronomo proprio presso l’osservatorio che egli aveva recentemente costruito nella Contea di Roscommon e sabato 26 marzo 2011 pubblicò sul sito linkato la relativa intervista. Purtroppo per lei, la notizia non riuscì a provocare quel clamore che invece ottenne quella fatta da Maresa Fagan ad Eamonn Ansbro e pubblicata martedì 19 aprile 2011 sul sito del Roscommon Heral, linkato in apertura. Accadde, infatti, che la grande stampa prendesse più spunti da quest’ultima che non dalla prima. Noi, andando un po’ controcorrente, optiamo per la meno nota versione pubblicata su http://www.irishtimes.com da Fionola Meredith, se non altro in un’ottica di rispetto per la primogenitura.
Nell’articolo intitolata: “Are we alone?” (Siamo soli?), dopo aver tratteggiato a grandi pennellate il carattere di Eamonn Ansbro, ella chiarì il pensiero dello scienziato riguardo l’esistenza di altri mondi e di altri esseri: Ansbro si disse convinto dell’esistenza di creature provenienti dallo spazio cosmico, che sorvegliano la Terra con le loro astronavi e la visitano con regolarità. A questo punto, l’astronomo aggiunse particolari davvero interessanti, che sono musica per le nostre orecchie, ovvero che i nostri governanti sarebbero ben consapevoli dell’esistenza di questi UFO, ma non avrebbero la capacità di intervenire.

LA TEORIA DI T. ROY DUTTON

Egli, rifacendosi alla teoria elaborata da Roy Dutton, un ingegnere aerospaziale britannico in pensione (http://www.globalserve.net/~mallet/roycharts.shtml), si disse perfino in grado di predire sia il luogo che il tempo in cui gli UFO sarebbero apparsi visto che essi non sono lontani da noi milioni di chilometri, ma si trovano proprio dietro casa. Nell’intervista si dice che Ansbro abbia scelto la località di Boyle come sito per le proprie osservazioni, perché qui si è avuta notizia di diversi avvistamenti ufologici o, piuttosto, di “Fenomeni che sono frutto di osservazioni anomale” come li definisce lui.

IL PERCORSO DI EAMONN ANSBRO

Dopo essersi definito come “Uno di coloro che vogliono credere“, in piena sintonia con la classica terminologia della serie televisiva “X-Files”, parlò dell’esistenza di una convincente documentazione riguardante oggetti concreti, aventi caratteristiche di volo assai lontane dalla nostra tecnologia, apparsi nei nostri cieli con una certa frequenza, avvistati da personale militare e registrati da strumenti radar nonché fotografati da numerosi civili.
Il suo percorso verso il convincimento che possano esistere nostri fratelli cosmici ebbe inizio nel 1990, allorquando Hermann van Bellingham, un astronomo in servizio presso lo Schull Planetarium, gli fece menzione delle numerose telefonate ricevute dall’osservatorio e riguardanti strane luci nel cielo. E Ansbro, grazie alle sue conoscenze meteorologiche, ne rimase così coinvolto che decise di intervistare i numerosi testimoni. In un solo anno li incontrò tutti e si convinse della veridicità degli avvistamenti di sfere di luce e di oggetti discoidali poiché non c’era nulla in meteorologia e in fisica che potesse spiegare i fenomeni descritti.
Purtroppo, Ansbro sta ancora percorrendo una strada solitaria poiché i suoi principali colleghi scienziati del progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) si rifiutano di legittimare il suo lavoro ed egli, per contro, poiché dopo quarant’anni di osservazioni non sono ancora stati prodotti dati significativi, critica la loro strategia di osservazione di stelle distanti ed il loro convincimento che altre civiltà possano usare una tecnologia sostanzialmente simile alla nostra. Arricchisce quindi la sua critica tirando addirittura in ballo noi italiani con la frase seguente: «È come cercare di trovare un ristorante italiano alla fine della Galassia!»

I PROGETTI SETV e SETA

A tal proposito egli va a perorare la causa del progetto SETV (Search for Extraterrestrial Visitation), il quale ha lo scopo di verificare i numerosi rapporti di visite vicino alla Terra. In pratica, questo progetto ammette la possibilità teorica che possano esistere prove dell’esistenza extraterrestre all’interno del nostro Sistema Solare ed i luoghi che vengono considerati maggiormente promettenti a tal riguardo sono: l’orbita terrestre, l’orbita lunare, i punti di librazione e la cintura degli asteroidi. Il progetto SETV lo si può intendere come un’emanazione del progetto SETA (Search for Extra-Terrestrial Artifacts) che, a sua volta, deriva dal menzionato SETI. Il termine SETA venne creato per la prima volta nel 1985 dai ricercatori Robert Freitas e Francisco Valdes. Esso si pone l’obiettivo di andare alla ricerca di eventuali prove scientifiche con le quali sia possibile dimostrare che all’interno del nostro Sistema Solare esistono sonde extraterrestri o artefatti tecnologici extraterrestri.

Come detto, le sonde potrebbero trovarsi nei punti di oscillazione, detti anche “Punti di Lagrange“, dal nome del matematico Joseph-Louis de Lagrange che ne calcolò la posizione nel 1772. In pratica, i punti sono posizioni nello spazio in cui le forze che agiscono fra due oggetti celesti (Sole-Terra o Terra-Luna) si bilanciano, creando così una situazione di equilibrio che consente la facile ospitalità di altri corpi in quanto le attrazioni gravitazionali si annullano. La ricerca si effettua da Terra con telescopi ottici e dallo spazio con telescopi all’infrarosso, come IRAS e ISO. Fino alle dichiarazioni di Ansbro, non erano ancora state raccolte prove significative sulla possibilità che il nostro Sistema Solare potesse essere visitato con regolarità da civiltà extraterrestri che si trovano in fase migratoria ma grazie all’osservatorio astronomico di Boyle, gestito direttamente da Ansbro e dedicato, appunto, al monitoraggio automatico di oggetti luminosi, sembra che si stia scrivendo qualcosa di veramente nuovo nel panorama ufologico grazie all’utilizzo di una “all sky camera” composta da ben undici fotocamere, che registra ogni cosa inusuale o che si muove lassù.

IL PROGETTO SETI

Il progetto base, ovvero il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) nacque nel 1959 quando il prof. Philip Morrison ed il fisico Giuseppe Cocconi, del MIT (Massachusetts Institute of Technology), con un articolo sulla rivista Nature, proposero l’idea di comunicare via radio con ET sfruttando il “Canto dell’idrogeno“. In pratica, l’assunto era che volendo tentare di verificare la presenza di vita extraterrestre intelligente nell’Universo a noi vicino, si sarebbe dovuto tentare di sfruttare la possibilità di mettersi in ascolto e cercare di captare segnali radio nella speranza che si rivelassero a noi comprensibili.

Ma perché il canto dell’idrogeno? Perché i suoi atomi vibrano costantemente ed emettono onde radio della lunghezza di 21 centimetri. Il canto dell’idrogeno equivale anche al rumore di fondo del Cosmo dove l’idrogeno, appunto, che oltre ad essere l’elemento chimico più leggero ed abbondante dell’Universo, costituisce il 75% della materia in base alla massa e ben il 95% della materia in base al numero di atomi. È rarissimo nella nostra atmosfera a causa dell’estrema leggerezza delle sue molecole che sfuggono all’attrazione gravitazionale.
A quel punto sembrò che le onde radio potessero essere il mezzo più adatto a comunicare nello spazio poiché viaggiano quasi alla velocità della luce, ovvero 299 milioni, 792 mila e 458 metri al secondo, ma la cifra viene arrotondata, per comodità a trecentomila km al secondo. Dunque, la velocità di propagazione di queste onde è assimilabile quasi a quella della luce, inoltre sono economiche, possono trasportare tante informazioni in pochi secondi ed sono probabilmente comprese da ET poiché le leggi fisiche e chimiche sono le stesse in tutto il Cosmo conosciuto ed ET deve necessariamente aver compiuto un percorso di crescita tecnologica del tutto simile al nostro. Purtroppo, ci si rese subito conto di aver fatto i conti senza l’oste e gli scienziati del SETI si trovarono a dover affrontare una battaglia persa in partenza per una serie pressoché insuperabile di ostacoli.

TUTTI GLI OSTACOLI PER COMUNICARE CON ET

Il primo ostacolo che si dovette affrontare fu stato quello dei miliardi di frequenze di cui è pieno il Cosmo. Infatti, le onde radio sono emesse da molti corpi celesti e principalmente dal Sole, dalle galassie e dalle supernove, con lunghezze d’onda che vanno da 1 mm a 100.000 km e con una frequenza che spazia da 1 Hz a 3.000 Mhz!!! In quale lunghezza d’onda si sarebbe dovuto dunque cercare un segnale proveniente da ET? In pratica, si sarebbe dovuto cercare di sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda del suo segnale, proprio come facciamo quando andiamo a cercare manualmente una stazione di una qualche radio privata con la nostra radiolina analogica o digitale. Ma, non conoscendo la lunghezza d’onda dalla quale avrebbe potuto trasmettere ET si seguì il seguente ragionamento: “Se ET appartiene ad una civiltà più avanzata della nostra si dovrebbe puntare su di una lunghezza d’onda “cool”, ovvero abbastanza popolare nel Cosmo, come è appunto la “riga dello spettro atomico dell’idrogeno”; infatti, esso è l’elemento più abbondante nel Cosmo, ha una lunghezza d’onda di soli 21 cm e crea un tipico sibilo di fondo nei radiotelescopi.

Il secondo ostacolo che si presentò fu quello della direzione verso la quale puntare il radiotelescopio per cui si andò praticamente avanti a casaccio, con una “logica” tipicamente terrestre: prima le stelle vicine, poi le galassie note, quindi il centro della Via Lattea e, infine, gli estremi della nostra Galassia.

Il terzo ostacolo che si parò davanti agli astronomi del SETI fu quello della comprensione del messaggio; ovvero, una volta che il messaggio di ET arrivasse ai nostri radiotelescopi e gli astronomi lo riconoscessero come tale (fischio puro non esistente in natura), ci sarebbe il non secondario problema di capirne il significato. Se fosse giunto al tempo dei latini e fosse scritto nella loro lingua ma trattasse di problemi di elettronica nessuno riuscirebbe a capirne il significato pur riuscendo a leggerlo benissimo.
A questo punto gli astronomi del SETI non si arresero, ma preferirono cambiare il punto di vista sostenendo che se ET fosse davvero intelligente invierebbe un messaggio semplicissimo, sotto forma di enciclopedia contenente tutto il percorso del proprio sapere e se ET fosse addirittura intelligentissimo opterebbe per un messaggio composto di sole immagini: quelle di se stesso e del proprio mondo.

Ma anche così ci si accorse ben presto che parlare con ET avrebbe comportato il dover superare ben altri ostacoli ed infatti, puntuale, si è presentato il quarto ostacolo con tutto il suo peso psicologico: la notizia che da qualche parte dell’Universo esiste qualcosa assimilabile all’uomo provocherebbe uno shock tale da mettere immediatamente in crisi tutti i nostri valori, sia quelli civile che quelli religiosi.
E così, pur di fronte all’insuperabile, gli astronomi del SETI, ben consci che il loro progetto significa finanziamenti e lavoro per tanti, optarono per una riflessione geniale e, infatti, sono ancora lì ad attendere il nulla: “La nostra certezza è che ET esiste ed un suo eventuale messaggio a noi intelligibile ci confermerebbe che la nostra tecnologia ci ha condotti ad un superiore livello di civiltà e di cultura. E se ciò avvenisse vorrebbe semplicemente dire che possediamo un’intelligenza superiore e siamo una civiltà tecnologicamente avanzatissima”.
Purtroppo, non hanno esplicitato abbastanza chiaramente la parte finale del loro concetto: essere una civiltà avanzatissima significa, infatti, trovarsi allo stadio finale della nostra esistenza. Vale dunque la pena di accettare la sfida di scoprire di essere intelligentissimi per avere la prova che la nostra civiltà è giunta al suo stadio finale?

CONCLUSIONI DELLE NOSTRE RIFLESSIONI

La ricerca del nostro Ansbro prodUSSE risultati ufologicamente interessanti, ma lo portò anche a dichiarare che la scoperta non era ancora pronta per la comunità scientifica e che non c’erano nemmeno le risorse per farlo. Egli, tuttavia, è ancora in grado, in ogni momento, di dimostrare che astronavi extraterrestri operano su specifiche orbite attorno alla Terra per cui non si deve più parlare di UFO ma di IFO, ovvero di “Identified Flying Objects“. Noi, pur rimanendo ufologi convinti, preferiamo sacrificare un po’ i nostri entusiasmi e tenere i piedi ben piantati a terra in quanto crediamo che se l’obiettivo che questa notizia intendeva raggiungere era quello di ottenere un vero risultato scientifico, sia davvero ancora troppo presto per cantare vittoria.
Infatti, nonostante le clamorose dichiarazioni dell’avvenuta identificazione di un fenomeno luminoso, afferente quasi certamente ad un artefatto volante proveniente dallo spazio esterno, è necessaria anche disporre di una approfondita analisi della fisica che abbia determinato il moto di quel corpo artificiale nella nostra atmosfera.
La dichiarazione dell’avvistamento di un presunto artefatto volante afferisce al mondo delle segnalazioni ufologiche, di cui noi siamo orgogliosamente portatori, ma sia chiaro che una segnalazione è cosa ben diversa dalla dimostrazione delle leggi fisiche che la abbiano prodotta. E poiché gli UFO-inganni della Natura conosciuta sono davvero tanti, si deve concludere che essi sono ancora nulla rispetto a quelli prodotti dalla Natura non ancora ben conosciuta, sia che si trovi a due passi da noi o che sia lontana distanze abissali.