Tempo e navi spaziali

tempo-navi-spazialiNei nostri precedenti articoli sui viaggi spaziali abbiamo visto come, al momento attuale, constatato il livello tecnologico raggiunto dall’uomo, sia del tutto impossibile poter disporre, quasi certamente per tutto il prossimo secolo, di un mezzo spaziale in grado di condurci ad esplorare il solo nostro Sistema Solare. Figuriamoci il resto! In realtà l’uomo pensa di poter raggiungere Marte in soli nove mesi, con una navetta spaziale da 12.000 km/h, ma la vera sfida la conosce bene: deve assolutamente dotarsi di sistemi propulsivi innovativi, che gli consentano davvero di viaggiare all’interno del nostro Sistema Solare in tempi umani e spingersi, prima possibile, anche oltre.

Se si viaggiasse nello spazio per ottant’anni, procedendo in maniera costante alla velocità della luce, si percorrerebbe una distanza di ottanta anni-luce appunto, che è un valore equivalente ad un solo e misero milionesimo dell’estensione della nostra galassia, ovvero la Via Lattea, la quale ha un’estensione complessiva, sul suo piano equatoriale, di almeno 80.000 (ottantamila) anni-luce.

E dunque, non si andrebbe da nessuna parte e non si avrebbe alcuna possibilità di tentare di porre in salvo la nostra civiltà per tutto il prossimo secolo. Proviamo, dunque, a fare un passo indietro e a ricollegarci all’articolo dei “Viaggi interstellari“, andando ad analizzare alcuni aspetti che, al momento attuale di sviluppo tecnologico, sono certamente al di fuori di ogni logica, ma che se esaminati in prospettiva potrebbe aprire scenari davvero interessanti.

ELEASTICITÀ DEL TEMPO

Se un giorno di un secolo a venire accadrà che l’uomo riuscirà a superare la sfida suprema del sistema propulsivo adeguato ai viaggi spaziali in tempi almeno umani, dovrà poi affrontare il secondo livello richiesto da questo Cosmo infinito, dove i Soli ed i pianeti sono collocati a distanze, appunto, cosmiche fra di loro, che nulla hanno a che vedere con i nostri tempi umani. Diventa dunque giocoforza considerare il Tempo come la seconda variabile della sfida, ovvero il secondo ostacolo da superare.

Dalla teoria della Relatività Ristretta abbiamo imparato a scuola che il Tempo non è più qualcosa di marmoreo ed intoccabile, come si è abituati normalmente a pensarlo e sperimentarlo, che procede sempre a testa alta nella stessa direzione come un comandante davanti alle proprie truppe, ma subisce un “effetto-dilatazione” in quanto “i vari singoli intervalli di Tempo sono relativi al proprio stato di moto“.

Ovvio, che raccontata in questo modo, la vicenda sembri ingarbugliata, a causa del “tempo dilatato”, degli “intervalli singoli” di esso e dello “stato di moto”, ovvero di quei concetti espressi da Albert Einstein nella teoria suddetta, per cui la approfondiremo con l’esempio di un astronauta che, in un futuro prossimo, speriamo, si trovi a poter viaggiare alla velocità della luce che, come abbiamo però visto negli articoli precedenti, è per ora del tutto impossibile da raggiungere, vista la quantità di energia richiesta.

Comunque, date le condizioni suddette, per un astronauta che viaggi alla velocità della luce il Tempo diventa elastico ed ogni suo viaggio richiede un tempo inferiore rispetto al tempo nostro ordinario, di terrestri che si trovano sulla Terra. Questo effetto che egli vive concretamente prende il nome di “Contrazione del Tempo” in quanto egli assiste in diretta al fenomeno della “Contrazione delle distanze“, per cui la distanza dalla stella a noi più vicina, ovvero la Proxima Centauri, calcolata in 4,22 anni-luce, si assotiglierebbe a solo “mezzo anno-luce“, che però equivale pur sempre ad una lunghezza di 4.500 miliardi di chilometri.

E quanto tempo servirebbe per percorrere 4.500 miliardi di chilometri con gli attuali mezzi propulsivi? Non che l’esempio calzi, visto che siamo partiti ipotizzando di viaggiare alla velocità della luce, ma solo per capire quanto tempo occorrerebbe ad un povero cristo che si trovasse a coprire quella distanza al giorno d’oggi, 20 febbraio 2016, per renderesi veramente conto di che cosa significhi il concetto delle “distanze spaziali“.

Innanzitutto, deve essere ben chiaro che stiamo parlando di arrivare in prossimità di una stella, e non su di un suo pianeta! Assumendo comunque come termine di riferimento una velocità media di 36.000 km/h, a metà fra quella massima dello Space Shuttle (40.248 km/h) e quella media della ISS (28.800 km/h), in un giorno si percorrerebbero 864.000 (ottocentosessantaquattromila) chilometri, in un anno 315.360.000 (trecentoquindicimilioni e trecentosessantamila), in dieci anni 3.153.600.000 (tremiliardi, centocinquantatremilioni e seicentomila) chilometri e in trent’anni, corrispondenti alla massima attività biologica di un astronauta, 9.459.800.000 (novemiliardi,quattrocentocinquantanovemilioni e ottocentomila) chilometri. Ovvero, anche arrotondando la distanza a dieci miliardi di chilometri, essendo un anno-luce 9.500 miliardi di chilometri circa e mezzo anno luce 4.750 miliardi di chilometri circa, mancherebbero all’appello la bellezza, rispetto alla distanza teorizzata dal tempo contratto, di ben 4.740 miliardi di chilometri! Ecco perché diciamo che nemmeno nel prossimo secolo si potrà sperare di avere qualcosa per viaggiare nel Cosmo, dove la nostra attuale tecnologia non è da considerarsi nemmeno all’età della pietra tanto è arretrata rispetto a quell’esigenza.

LA GAIA SCIENZA

Ed ecco perché parliamo sempre di gaia scienza, che ride sotto ai baffi quando sente la voce “ufologia” e non perde un minuto per dileggiarci, con sorrisini alla Merkel ed alla Sarkozy di fronte al povero Berlusconi, ma che non riflette mai un attimo sui propri ridicoli limiti rispetto alle vere richieste di questo mondo, di conoscenza tecnologica e di sviluppo della vita, di cura delle malattie e di vera comprensione della fisica celeste. E su quest’ultimo punto, che è niente rispetto agli altri, mostra ancora tutta la propria arretratezza in quanto è ferma da decenni al concetto della “immutatezza delle costanti“, il che equivale a dire che è ancora ferma al medioevo scientifico, quando la Terra veniva pensata centro dell’Universo.

Ovvero, è convintissima che i parametri delle costanti presenti nelle leggi fisiche “della nostra fisica” siano presenti nelle leggi fisiche di “tutto l’Universo” finora esplorato e siano espresse in un valore che deve rimanere immutato anche al variare di una o più grandezze di ogni relativa espressione. E poiché si è verificato che talune di queste costanti entrino nell’interpretazione dei fenomeni, pur mantenendo un valore indipendente dal Tempo, dalla Natura dei corpi e dalle Condizioni finali, sono state definite “costanti universali“, come negli esempi della costante dell’accelerazione di gravità e del numero di Avogadro. Il che sarebbe come dire: “Poiché abbiamo visto che in 999 casi tutto ciò è stato vero, sarà certamente vero anche nel millesimo caso e, in conseguenza, su tutto il resto“.

Certo! Il sillogismo aristotelico potrebbe funzionare così se l’Universo fosse esattamente uguale in tutta la sua espansione e la sua composizione, proprio come lo si è osservato, studiato e pensato fino ad oggi, almeno fin dove lo si è potuto vedere! E che cosa abbiamo realmente visto dell’Universo? E che cosa abbiamo veramente saputo di esso? Noi ci troviamo a vivere in un sistema solare che è il nulla, in termini di grandezza, rispetto alla galassia in cui è collocato, chiamata Via Lattea, la quale, a sua volta, è il nulla assoluto, sempre in termini di grandezza, rispetto a quegli altri miliardi di miliardi di miliardi di galassie presenti nell’Universo visibile che, a loro volta, sono il nulla del nulla assoluto rispetto alla realtà cosmica del resto dell’Universo talmente lontano da essere visto che è det tutto inutile perfino ipotizzarlo.

Ma di che stanno parlando quei rappresentanti della gaia scienza? Poveri noi! C’è da rabbrividire quando osano sedersi sullo scranno più alto e bacchettare il povero ufologo che è solo convinto di una cosa normalissima, ovvero che là fuori la cosa più comune sia la vita in tutte le sue forme e manifestazioni e che la fisica vera sia ancora tutta da scoprire e che la scienza vera sia ancora tutta da scrivere. Meglio sarebbe se questa scienza, nella quale son convinti di crogiolare e godere a crepapelle anche le genti del triste popolo cicapino, grandi e potenti solo quando riescono a sminuire poveri e modestissimi articoli ufologici, riflettesse almeno un attimo su chi fosse il divertente signor Tafazzi.

IL RITORNO SULLA TERRA

Quindi, ritornando al nostro eroico astronauta, anche ipotizzando che il Tempo si contragga viaggiando alla velocità della luce, egli dovrebbe viaggiare trent’anni per andare esattamente da nessuna parte! Pensate un po’ dove si trovi ora la sonda Voyager, che è in viaggio dal 1977, ovvero da oltre trentacinque anni! È a soli 18 miliardi di chilometri dal pianeta Terra! Sarebbe come dire che è andata avanti e indietro per circa sessanta volte dalla Terra al Sole (149 milioni di chilometri). E dopo un viaggio così lungo si trova “forse” ai confini del nostro sistema solare, quelli dell’eliosfera si pensa, ovvero una zona il cui limite vero rimane ignoto alla totalità degli scienziati e di cui non si sa poco più di nulla, tranne il fatto che sia di totale dominio del vento solare. Più precisamente, ma gli scienziati sono completamente divisi sul punto, a dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, del fatto che non sanno nulla, potrebbe trovarsi ai confini della suddetta eliosfera, in una zona conosciuta come “eliopausa“, dove i gas interstellari hanno la capacità fisica di fermare nientemenoche il vento solare! Ma che valore hanno quei 18 miliardi di chilometri rispetto alla distanza di una solo anno-luce, corrispondente a 9.500 miliardi di chilometri! Ancora una volta vi dobbiamo dare una risposta triste ed avvilente. Nulla! Nulla e ancora nulla! Nulla di nulla, insomma!

Povero astronauta! E dopo trent’anni di viaggio, e meglio sarebbe se ne trascorresse solo quindici ad andare ed altrettanti a tornare, dovrebbe anche far ritorno a casa propria, alla propria famiglia, ai propri figli, alle proprie genti. Ecco. Quello sarebbe il momento più difficile se avesse potuto viaggiare alla velocità della luce, poiché lo attenderebbe uno shock tremendo, in quanto non troverebbe né i suoi cari né la civiltà che aveva conosciuto. Tutto finito! Tutto nuovo e diverso!

CONCLUSIONI

Come abbiamo capito, per raggiungere una velocità prossima al 99% della velocità della luce, massimo teorico ipotizzabile ma non raggiungibile, servirebbe così tanta energia da causare lo scoppio del nostro pianeta Terra al momento esatto del decollo. Ma essendo l’equazione della richiesta di energia infinita impossibile da applicare, per il principio del sillogismo aristotelico, possiamo con certezza affermare che è impossibile raggiungere la velocità suddetta e addirittura pensare di poter tranquillamente riuscire a viaggiare alla velocità della luce. Ovvero, le leggi che governano la propulsione rendono impossibile raggiungere la velocità suddetta o, quantomeno, una velocità che renda apprezzabile l’effetto della dilatazione del Tempo. Il fattore che produce la dilatazione temporale è lo stesso che fa aumentare la massa del carico utile e, al tempo stesso, il dispendio di carburante necessario per ottenere l’energia corrispondente a far raggiungere velocità superiori.

Inoltre, se anche fosse possibile andare in quella direzione, la collisione con un meteoroide grande anche solo come un granello di sabbia provocherebbe un’esplosione simile a quella di una bomba atomica, per cui occorrerebbe predisporre una barriera composta da un fascio di raggi laser, ad altissimo potenziale in grado di frantumare ogni ostacolo. E quanta energia servirebbe anche per lo scudo. No. Non ci siamo proprio. La scienza naviga normalmente a vista, ma qui non c’è nemmeno quella.

NE VALE LA PENA?

Se queste, dunque, sono le variabili in un’ottica terrestre, verrebbe da chiedersi: “Ma chi glielo fa fare ad una civiltà extraterrestre di organizzare un viaggio sulla Terra, magari per individuare un campo di grano, lasciare un ricordino chiamato “crop circle” e ritornarsene poi a casa o anche proseguire per un indefinito altrove, continuando ad affrontare pericoli su pericoli, problemi su problemi, nonché a consumare energia su energia con un impegno economico indescrivibile?“.

Lasciando da parte l’assolutamente non credibile cerchio nel grano, pensate che tutto ciò possa essere possibile? E perché proprio il pianeta Terra, fra miliardi di altri pianeti disponibili? E che cosa potrebbe avere la Terra di tanto particolare? L’acqua? Certo, qui sarebbe davvero comodo rifornirsi di un propellente naturale, a temperatura ambiente, a costo zero e a prelievo immediato, ma l’acqua, lo hanno capito anche i sordi, è la cosa più comune in ogni angolo dell’Universo, come la vita. Essa potrebbe, dunque, essere la base di quel propellente naturale, a mo’ di Santo Graal, che si va cercando da sempre e la Terra potrebbe essere solo uno dei tanti scali cosmici utilizzati dai nostri fratelli superiori.

Certo! Fratelli superiori! E non è azzardato chiamarli così poiché la crema dei nostri telescopi, ovvero lo Spitzer della NASA, ha fatto una scoperta sconvolgente, ma pienamente afferente alla nostra logica ufologica: ha scoperto che in galassie che hanno un’età di dieci miliardi di anni, quindi il doppio della nostra, sono presenti delle molecole complesse chiamate IPA, ovvero Idrocarburi Policiclici Aromatici, che sono semplicemente tra le molecole ipoteticamente candidate a fungere da stampo base per la catalisi di reazioni coinvolte nella genesi delle prime forme di vita, per cui le premesse di un’evoluzione biologica antecedente quella della nostra civiltà sono davvero antichissime, in barba ai nostri detrattori che non hanno altri argomenti che quelli di san Tommaso.

centro-ufologico-ferrarese-cuf-artioli-fiorenzoSe desiderate frequentare il nostro centro ufologico, sappiate che si trova in via Mantova 117, a Vigarano Pieve, nella palazzina di fianco alle vecchie scuole elementari, proprio di fronte alla chiesa, nel comune di Vigarano Mainarda, luogo dell’avvistamento della gigantesca astronave aliena, osservata da quattro persone nel 1986. La sede del CUF è aperta tutti i giorni, ma per i non iscritti la serata è il giovedì, dalle 21:30 alle 23.00 circa. Se qualcuno desiderasse iscriversi, sappia che l’iscrizione è gratuita e valida per sempre. Per informazioni di vario tipo o segnalazioni di presunta natura ufologica, potete telefonare in ogni momento al 333.595.484.6 e vi risponderò io, Fiorenzo Artioli, fondatore e coordinatore del Centro ufologico ferrarese.