Roswell 1947: inizio della nuova ufologia?

roswell-1947-nuova-ufologia-o-nuove-bugieCiò che accadde a Roswell quel 4 luglio 1947 fu davvero l’inizio della nuova ufologia? Se ricordate, eravamo arrivati al punto in cui William Brazel, un allevatore di pecore della piccolissima località di Corona (soli 165 abitanti nell’anno 2000), nella Contea di Lincoln (luogo che al tempo dell’UFO crash era anche quello più vicino alla cittadina di Roswell, da cui dista circa centocinquanta chilometri), dopo essersi alzato prestissimo quella mattina di sabato 5 luglio 1947, praticamente fra l’una e l’una e mezza di notte, prese con sé il figlioletto Vernon, di soli otto anni, salì a cavallo e insieme si diressero verso la loro fattoria, il “Foster Ranch“, dove lo attendevano il gregge di pecore da accudire. William ancora non immaginava la tavola che gli stava apparecchiando il destino.

CORPI ALIENI SUL LUOGO DEL PRESUNTO SCHIANTO

Giunti ad una distanza di circa sette-otto miglia dal “Foster Ranch“, rimasero come impietriti dallo spettacolo impressionante che si presentò davanti ai loro occhi: su una striscia di terreno di alcune centinaia di metri giacevano rottami di ogni tipo, piccoli e grandi, luccicanti ed opachi, nonché alcuni misteriosi corpi antropomorfi, stranamente piccolissimi di statura, uno dei quali sembrò loro che fosse ancora vivo. Lo spettacolo li aveva lasciati ancor più esterefatto in quanto sembrò che gli animali della zona se ne rimanessero a debita distanza da quel campo così ridotto.

IL LUOGO DELLO SCHIANTO

E da questo punto ripartiamo, chiarendo uno degli aspetti fondamentali della vicenda: la località. Come mai stiamo parlando dell’UFO crash di Roswell e vi diciamo che i primi rottami sono stati rinvenuti a sei-sette chilometri dal Foster Ranch, una sperduta e piccolissima fattoria che, in realtà, si trova a Corona, nella Contea di Lincoln, ad una cinquantina di chilometri da Roswell? L’ipotesi più accreditata, basata sull’evidenza dei segni trovati sul terreno, sembra quella del rimbalzo. Ovvero, l’oggetto volante caduto dal cielo e intercettato alcuni minuti primi dai radar militari della zona, avrebbe solo impattato al suolo nella suddetta zona del Forest Ranch per poi risollevarsi in volo, in un estremo tentativo dei piloti di fronteggiare la tragedia, riprendendo così quota, ma lasciando sul terreno una quantità impressionante di detriti, per poi nuovamente abbassarsi a livello del suolo a circa cinquantacinque chilometri a nord di Roswell, presso il Ranch di Hub Corn, ed anche qui, con una nuova miracolosa manovra, i piloti si sarebbero nuovamente superati, in un ultimissimo disperato tentativo di salvataggio. Ma il loro destino era già segnato: il primo impatto presso il Foster Ranch si era rivelato devastante. Così, forse, la loro storia finì per sempre in una zona dei Piani di San Augustin, a sud di Magdalena, nella provincia di Socorro. Questa versione “allargata” di altri due successivi abbassamenti dell’UFO non è però mai stata avvallata dal ritrovamento di una qualche prova.

L’UFO E GLI ALIENI

Dopo che W. William “Mack” Brazel ebbe dato la notizia allo sceriffo e alla radio KGLF, nel paesino di Corona, dove non accadeva mai niente, ma tutti sapevano già tutto, in molti si recarono sul luogo del presunto disastro aereo, perché ancora di quello si ragionava. Fu così che i primi a giungere sul luogo del disastro notarono sia i corpi di alcuni piccoli esseri sia un oggetto volante a forma di goccia, con ali ricurve.

La vicenda fu talmente veritiera che lo stesso Colonello William Blanchard, comandante della base militare di Roswell, la mattina del 7 luglio 1947, verso le 11:00, ordinò a Walter Haut, ufficiale addetto al servizio stampa, di redigere un comunicato per radio e giornali, poi diffuso nel primo pomeriggio dall’agenzia APW, che annunciava la cattura di un disco volante, nella località di Roswell, da parte delle forze armate americane. E questo particolare contribuì certamente a collegare la vicenda col luogo del crash che, come abbiamo visto, avvenne in realtà a Corona, ad una distanza di sei-sette chilometri dalla fattoria “Foster Ranch“, di proprietà di W. Brazel.

Si sa anche, sempre per certo, che il Sottotenente Robert Shirkey dichiarò di aver osservato la Polizia Militare nell’atto di trasportare fuori da un hangar un oggetto volante a forma discoidale e di caricarlo su di un aereo da trasporto C54. Egli aggiunse che accanto a lui, al momento delle operazioni di carico dell’UFO, vi era addirittura il comandante della base aerea di Roswell, che vide pertanto le stesse cose.

Dunque, riassumendo brevemente il tutto, diciamo che qualcosa di misterioso era caduto dal cielo, un qualcosa che era stato tracciato dai radar militari della zona. Diversi testimoni avevano osservato la caduta di un corpo luminoso. Sul luogo del crash furono rinvenuti alcuni corpi antropomorfi e assai piccoli, forse tre o quattro, almeno uno dei quali ancora in vita. Tutta l’area era cosparsa da rottami di ogni tipo.

I militari che giunsero sul luogo del disastro recuperarono ciò che poterono, ma soprattutto i corpi degli occupanti ed il mezzo volante col quale viaggiavano. Tutti, militari, ufficiali e comandante dell’aeronautica compreso, videro che quell’oggetto non aveva alcunché da condividere con i moderni aerei militari del tempo, in quanto era a forma di goccia e con le ali addirittura ricurve all’indietro. Il giorno dopo, l’8 luglio 1947, su ordine addirittuta del comandante militare della base di Roswell, il mondo intero sapeva che un “Flying Saucer” era caduto nei pressi di Roswell ed era stato catturato dall’esercito americano, addirittura con tutti i suoi occupanti.

A questo punto, non possiamo dire che quella fu una frittata o che due comunità, una civile ed una militare, fossero improvvisamente impazziti a causa di un misterioso virus, come nella miglior filmografia americana. La cosa è evidentemente impossibile, quindi avevano catturato veramente un qualche cosa che non aveva alcunché di terrestre, che si era schiantato al suolo cadendo dal cielo e al cui interno si trovavano i corpi degli occupanti, almeno uno dei quali ancora in vita.

LA SMENTITA UFFICIALE

Ma lo stesso giorno accadde l’incredibile. Il Generale Roger Ramey, comandante in capo dell’VIII Divisione Air Force, convocò una conferenza stampa a Fort Worth in cui annunciò ai giornalisti che l’oggetto precipitato a Corona era solo un pallone meteorologico o pallone sonda. Mostrò quindi i resti di quell’oggetto, sottolinenando il fatto che si trattava proprio di ciò che era realmente precipitato dal cielo. Fu l’inizio ufficiale del depistaggio o cover-up e la nuova ufologia iniziò subito con i fuochi artificiali. Il fotografo J. B. Johnson fece diversi scatti, che sono esattamente quelli che ora potete osservare facendo ricerca in internet.

Tutto sembrò filare liscio, almeno fino a quando il Colonello Thomas DuBose, presente a quella memorabile conferenza, in quanto responsabile dello staff di Ramey, una volta raggiunta l’età pensionabile, non dichiarasse pubblicamente che quella fu una vera e propria operazione di copertura (cover up).

Ma la vicenda Roswell, ovviamente, non è ancora finita nonostante la dichiarazione ufficiale dell’USAF, esplicitata durante una conferenza stampa tenutasi addirittura al Pentagono nel 1997, nella quale si illustrò al mondo, attraverso il “The Roswell Report“, che si trattava ormai di un “Case Closed“: nessunn UFO, nessun alieno, nessun rottame extraterrestre, ma solo un semplice crash test con l’utilizzo di manichini.

Incredibile la sfacciataggine con la quale cambiarono le carte in tavola dopo ben mezzo secolo! Ma non avevano forse sostenuto fino ad allora che a Roswell erano solo caduti palloni sonda o meteorologici di tipo “Mogul”, spesso riuniti fra di loro a grappolo?

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