Roswell 1947: il disco volante caduto a Roswell

roswell-ufo-crashLa vicenda del disco volante caduto a Roswell nel 1947 ebbe ufficialmente inizio la mattina di martedì 1 luglio. Quel giorno c’era qualcosa di diverso nell’aria poiché dalla base militare situata a sole otto miglia a sud di Roswell (Roswell Army Air Field), ovvero la base aerea statunitense più importante, ospitante il 509° Gruppo di cacciabombardieri atomici, erano state catturate le tracce del passaggio ad alta quota di velivoli sconosciuti, in grado di volare a velocità superiori a quelle dei caccia a reazione in dotazione alle forze americane del tempo. Gli stessi brutti segnali di penetrazione nello spazio aereo americano, da parte di velivoli sconosciuti, erano in possesso delle altre due strutture militari: il poligono missilistico di White Sands, nel quale venivano sperimentati i razzi V2 recuperati in Germania alla fine della II Guerra Mondiale, e la base missilistica e nucleare di Alamogordo, ora “Holloman Air Force Base” in onore del Colonello George V. Holloman, pioniere nella ricerca dei missili teleguidati.

L’ESPERIMENTO MOGUL

In quest’ultima base, a partire dai primi di giugno del 1947, ebbe inizio l’esperimento Mogul allorquando l‘Air Material Command, un settore militare afferente all’Army Air Force, assegnò alla New York University (NYU) un contratto per lo sviluppo del volo ad alta quota. La guerra vera era finita da poco tempo, ma già si addensavano all’orizzonte le nuvole della Guerra Fredda contro la Russia. Gli americani si erano infatti convinti del fatto che i russi stessero perseguendo un loro specifico progetto per la bomba atomica, confortati in ciò dal fatto che la CIA (Central Intelligence Agency) era riuscita a captare, attraverso il famoso progetto “Atmospheric Sound Channel“, detonazioni nucleari in alta atmosfera.

Per proseguire nei controlli, furono usati palloncini adatti al volo stratosferico, trasportanti rilevatori acustici a bassa frequenza che avevano il compito di ascoltare le onde di compressione generate da eventuali detonazioni di quel tipo. Il nome in codice di quel programma, tenuto ovviamente segreto, fu “Mogul” e in un primo momento furono usati in grande quantità palloncini in neoprene, ma poi si passò ad usare palloni in polietilene sviluppati dalla General Mills di Minneapolis.

Dal punto di vista sperimentale, il progetto MOGUL avrebbe avuto inizio dai primi giorni di giugno del 1947, almeno secondo la “versione di copertura” fornita dall’esercito americano all’indomani dell’UFO crash di Roswell. Gli esperimenti tecnici furono condotti per un mese intero da due team di specialisti: il primo fornito dalla NYU e il secondo dall’esercito americano. Infatti, il team della NYU, partito il 31 maggio 1947 dal campo di Olmstead, Middletown, a bordo di un C47, giunse ad Alamogordo l’1 giugno 1947. Esso era rappresentato dall’ing. progettista C. B. Moore, dall’ing. Charles Schneider, direttore responsabile del volo, nonché da altri membri operativi e di supporto, sia della stessa NYU che dei Watson Laboratories. Colà trovarono già altro personale incaricato, che aveva già provveduto sia a fare prove di detonazione degli esplosivi, sia ad ad effettuare prove di lancio di un grappolo di palloncini metereologici, già il 28 maggio. Ma solo il giorno 3 luglio, finalmente si poté assistere al primo vero lancio di diversi palloni in polietilene.

Sempre secondo la versione dell’esercito, quella del cover-up per intenderci, il 4 giugno 1947, ovvero circa un mese prima (28 maggio 1947), venne eseguito un lancio di prova con palloni in neoprene, ma il lancio fu un completo fallimento ed uno di quei palloni cadde nel ranch di William “Mach” (sui rapporti ufficiali “Mach” ha sempre la “h” finale) Brazel, l’allevatore di pecore che poi diede la notizia dell’incidente. 

Ora sappiamo bene che fu tutta una farsa semplicemente perché l’esperimento Mogul iniziò effetivamente solo nei primi giorni di giugno del 1947, ma il giorno 1 giugno era domenica e non accade nulla. Da lunedì 2 giugno 1947 ebbe inizio la fase di conoscenza delle strutture, delle apparecchiature, dei manuali, degli esplosivi e degli stessi due team addetti al volo. Questa fase sappiamo che durò tutto il mese di giugno ed il primo vero volo si ebbe solo il 3 luglio 1947, appunto, addirittura con la seconda tipologia di palloni, quelli in polietilene, poiché gli altri in neoprene avevano dato seri problemi di affidabilità.

L’INIZIO DEL GIORNO CHE CAMBIÒ LA STORIA DEL MONDO

Il giorno successivo, cioè mercoledì 2 luglio 1947, molti civili denunciarono per iscritto di aver osservato strani velivoli sopra la cittadina di Roswell. In contemporanea, vi fu un aumento talmente importante dei “radar blips” da parte dei radar collocati nelle tre strutture militari suddette che, in pratica, per tutto il giorno vennero catturate le presenze elettroniche di misteriosissimi oggetti volanti. Questa circostanza è stata ampiamente confermata dal Colonello Philip Corso: strane tracce radar avevano iniziato ad apparire già il giorno 1 luglio sugli schermi dei radar presso le basi militari di Roswell, White Sands e Alamogordo.

VELOCITÀ DEGLI UFO

Quegli stranissimi segnali elettronici attraversavano i quadranti degli schermi in tutte le direzioni e a velocità decisamente superiori rispetto alle tracce lasciate dagli aerei militari del tempo. Vennero certificate per iscritto virate angolari a velocità prossime alle tremila miglia!  E non si trattava solo di velocità di attraversamento di uno schermo, ma di manovre che andavano oltre qualsiasi logica: le tracce si fermavano e invertivano rotta all’improvviso, indicando un tipo di virata tuttora impossibile per qualsiasi velivolo terrestre.

Ora, per avere un minimo di termine di paragone, si pensi che il North American P-51 Mustang americano, in servizio in quell’anno e in produzione dal 1941, arrivava a stento a 700 km orari, mentre  il Messerschmitt Bf 109 tedesco non arrivava a 650 km/h. Sapendo che un miglio orario corrisponde a 1,609 km/h, per capire quanto valgano mille miglia orarie vi sarà sufficiente spostare la virgola verso destra di tre posizioni. Inoltre, sapendo che le velocità di quelle lucine raggiungevano facilmente le tremila miglia orarie e a quell’incredibile velocità effettuavano pure manovre ad angolo retto, vi renderete contro di quanto fosse superiore la tecnologia aliena rispetto a quella terrestre: quegli aggeggi volanti raggiungevano tranquillamente la velocità di circa cinquemila km/h!

I radar blips proseguirono per tutta la sera, senza mai interrompersi, inoltrandosi perfino nella notte e proseguendo addirittura per tutto il 2 e il 3 luglio 1947. La sera dell’1 luglio c’era un violento temporale in lontananza e la gente del luogo poté sedersi all’aperto e gustarsi lo spettacolo dei lampi e dei fulmini, ma senza mai immaginare che molte di quelle luci osservate non avevano alcunché di naturale, in quanto prodotte da una misteriosa aviazione, tenuta a malapena sotto controllo dall’esercito americano.

FORMA DELLE LUCI NOTTURNE

Tuttavia, qualcuno dei testimoni ebbe un qualche dubbio in merito in quanto, come ben si sa, i fulmini si scaricano a terra in maniera verticale, mostrandosi in tutta la loro lunghezza e vengono seguiti dal rumore del tuono dopo qualche secondo, mentre molte di quelle luci erano di forma ellittica e non solo davano l’impressione di rincorrersi a velocità indescrivibili, ma sparivano e riapparivano da dietro le montagne. Insomma, se gli abitanti di Roswell e di Corona si godevano comunque lo spettacolo di un temporale in lontananza, alle tre basi militari suddette nessuno stava dormendo e l’allerta era ai massimi livelli poiché quegli oggetti volanti che venivano intercettati dai radar si trovavavo esattamente sulle loro teste, al di sopra delle installazioni militari più segrete al mondo in quel momento.

DUE SOLE POSSIBILITÀ

A quel punto vi erano solo due possibilità per interpretare la fenomelogia: o tutte le apparecchiature elettroniche e radaristiche di tre basi militari erano andate contemporaneamente in tilt o un’aviazione militare sconosciuta era penetrata nella spazio aereo terrestre. Venne dato ordine, ovviamente, di controllare la prima ipotesi e tutte le apparecchiature furono smontate e controllate fino all’ultima vite: purtroppo per noi terrestri, non c’era niente di anomalo e tutto il sistema funzionava ottimamente! In più, i numerossissimi aerei militari inviati a controllare i cieli delle basi atomiche e missilistiche più potenti della Terra non individuarono visivamente alcun oggetto volante né in cielo né al suolo.

Mai e poi mai gli alti papaveri militari avrebbero pensato ad un’invasione di UFO: il pericolo era la Russia e il governo americano inviò immediatamente in zona squadroni di agenti speciali del controspionaggio. Così, in un clima assurdo, per la festa americana più bella che si stava aspettando di festeggiare, quella dell’Indipendenza, si giunse al fatidico 4 luglio 1947. Tutti erano al massimo grado di allerta e le tracce luminose sugli schermi iniziarono a cambiare: da semplici radar blips, tutti uguali fra loro nella forma, si trasformarono in radar blips palpitanti, dando come l’impressione di pulsare, aumentando la velocità fino a mille miglia orarie, che era comunque solo un terzo della potenza che avevano già ampiamente dimostrato di possedere, ma rimaneva comunque una velocità pur sempre più che doppia rispetto ai velivoli militari del tempo, e quindi inconcepibile per quegli anni.

L’INIZIO DEL DRAMMA

Poi il dramma ebbe inizio. Agli occhi di Steve Arnold, operatore alla torre di controllo del Roswell Army Air Field, una di quelle luci sembrò distaccarsi in maniera anomala dalle precedenti modalità di passaggio, simili per tutte le luci e, dopo essere entrata ed uscita più volte dallo schermo del radar, entrò ancora una volta, ma dal quadrante inferiore sinistro, dando prima come l’impressione di svanire, poi come l’impresione di esplodere in un bagliore bianco completamente fluorescente e, infine, di svanire del tutto e per sempre in una zona a nord-ovest di Roswell. Queste le sue parole, sulla base della testimonianza scritta che ebbe a rilasciare nel corso dell’inchiesta: “… the radar blip exploded in a brilliant white florescence and evaporated right before his very eyes …”.

Ora, se un misterioso oggetto volante venne intercettato più e più volte da radar militari, fu tenuto sotto controllo per ore e ore, fu testato nella sua incredibile velocità di spostamento e fu visto esplodere e sparire dagli schermi, avrebbe mai potuto essere un pallone-sonda? Fate un po’ voi! La menzogna è sotto agli occhi di tutti. Hanno mentito spudoratamente sapendo di mentire, ma hanno saputo tutelare il segreto militare. Come dar loro torto e non lodarli. Hanno compiuto il loro dovere di soldati!

ALL’INIZIO DELLA NOTTE

Laggiù, dunque, era iniziata da poco la sera di venerdì 4 luglio e le ore della notte oramai si toccavano con mano. Tutti erano certi che fosse accaduto qualcosa di veramente anomalo. Occorreva fare presto. Bisognava arrivare almeno in prossimità della zona a nord-ovest della cittadina di Roswell, verso Corona. Una zona certa, insomma, ma con un punto di impatto del tutto presunto, come altrettanto presunto era il crash di un qualcosa certamente caduto dal cielo e altrettanto certamente schiantatosi al suolo.

Alcuni particolari tecnici erano noti: secondo quanto tracciato dal radar in servizio presso la Roswell Army Air Field, lo scoppio seguito in diretta da Steve Arnold sarebbe avvenuto qualche secondo prima della mezzanotte del 4 luglio 1947, per cui se ne deduce che il crash sia avvenuto qualche secondo prima o qualche secondo dopo la mezzanotte. Alcuni residenti del luogo, alcuni campeggiatori, alcuni archeologi e alcuni allevatori testimoniarono di aver visto, nonostante la notte temporalesca, una luce luminosissima, quasi abbagliante, cadere in direzione di Corona.

E infatti, proprio appena dopo la mezzanotte, lo sceriffo George Wilcox, in servizio presso la Contea di Chavez, ricevette le prime telefonate riguardanti qualcosa caduto dal cielo, per cui provvide sibito ad allertare i vigili del fuoco. Grazie anche alla preziosissima testimonianza del Colonello Philip Corso, responsabile diretto di tutto questo caso ufologico, si seppe molto in seguito che alcuni campeggiatori avevano notato la stessa luce nell’atto di cadere al suolo: la cosa li aveva emotivamente colpiti poiché quella luce fu accompagnata da un lungo sibilo e terminò esattamente nel momento dell’impatto al suolo, rilasciando per l’etere un pauroso boato. Furono loro stessi a giungere per primi sul luogo dell’impatto, certamente assai prima del famoso William “Mach” Brazel. Infatti, non appena intercettata la posizione, avvisarono lo sceriffo suddetto via radio: l’UFO crash era accaduto a circa 55 chilometri da Roswell, in direzione Nord-Est, verso Corona.

I PRIMISSIMI TESTIMONI

Tutti erano già in viaggio, ma la posizione esatta la conoscevano solo i campeggiatori, lo sceriffo Wilcox ed i pompieri del luogo. I militari, invece, pur essendo anch’essi partiti immediatamente, viaggiarono inizialmente alla cieca. Al giorno d’oggi il quadro è chiaro! Verso le 00:30 arrivarono sul luogo i primi campeggiatori. Tra le 01:45 e le 02:00 giunse Ware William “Mack” Brazel in compagnia del figlio Vernon, di soli otto anni. Subito dopo le 02:00 giunsero il Maggiore Jesse Marcel, il Capitano Sheridan Cavitt e l’operatore radar Steve Arnold, colui che aveva dichiarato di aver osservato l’accaduto sullo schermo radar. Infine, tra le 04:00 e le 04:30 giunsero anche i militari, seguiti, tra le 04:30 e le 05:00, dallo sceriffo Wilcox, in quanto egli ebbe a dichiarare di essere giunto colà quando era già stata recintata ed illuminata a giorno tutta l’area.

Tutti dovevano fare fretta. Occorreva scoprire subito che cosa potesse essere accaduto in pieno deserto e durante un violento temporale. C’era in ballo un futuro dietro al misterioso interrogativo: innanzitutto la sicurezza nazionale, in quanto l’aspettativa era concentrata su di un aereo militare russo ultra sofisticato ed ultra segreto, ma anche la carriera militare per tutti i partecipanti. Laggiù c’era la gloria. Gli specialisti del recupero erano già pronti almeno da un giorno, ma erano pronte anche le squadre di sicurezza generale, con il compito di recintare e presidiare la presunta area dell’impatto e tenere lontani i curiosi. Ed era anche pronta, sempre dal giorno prima, la squadra di bonifica del terreno, predisposta da tempo per il progetto Mogul, perché laggiù tutto avrebbe dovuto sparire molto in fretta.

LA NAVETTA GIUNTA DA UNO SCONOSCIUTO ALTROVE

Tutto era strano. E ancor oggi tutto è rimasto strano e senza spiegazione. Vediamo il perché. Quello che tutti videro fu un velivolo non molto grande, dalla superficie esterna molto scura, inclinato di 45 gradi e quasi conficcato in profondità, col muso all’interno di un costone di una scarpata e con la coda per aria. In sostanza, l’UFO era incastrato col muso in una cresta sporgente di un leggero declivio collinare. E se si era incastrato, significa che o la cresta sporgente era già aperta o si ruppe in conseguenza dell’impatto, perciò ancor oggi dovrebbe essere non difficilmente rintracciabile il punto d’impatto.

Aveva la forma di una goccia rovesciata, col guscio a deltoide, ma con tutte le prominenze arrotondate ed emanava ancora un intenso calore nonostante il tempo trascorso. Osservato dall’angolo di arrivo, lo scafo appariva sostanzialmente integro ma, in realtà, si era formato un lungo squarcio lineare su una parte della fiancata.

Una volta osservata la situazione, più che ad uno schianto vero e proprio, alcuni pensarono ad un estremo tentativo di atterraggio. E vista anche la forma a deltoide, assimilabile ai moderni ed ultrasegreti velivoli triangolari, qualcuno pensò sia al Curtis P-27 A, utilizzato per le acrobazie aeree fin dagli anni ’30, sia alle ben più note ali volanti, tipo l’Horten IX . Ma pare che l’aereo più simile alla descrizione fornita dai militari del tempo sia l’attuale aereo-giocattolo denominato “Skywalker Black X8“, in quanto in questo velivolo collima perfino la descrizione, oltreché del colore, della forma e dello smussamento generale, anche delle derive posteriori, verticali e divergenti.

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