Marte: antichi segnali di vita

alh84001-0-meteorit, nasa-creditIl 30 novembre 2009 la NASA rilasciò un comunicato ufficiale (Release J09-030), attraverso William P. Jeffs, riguardante i nuovi risultati raggiunti dal team di ricercatori (David McKay, Everett Gibson e Kathie Thomas-Keprta) che nel 1996 aveva studiato il meteorite ALH 84001,0 rinvenuto nel 1984 in Antartide, da Allan Hills.
Grazie all’uso di strumenti di analisi più avanzati, il gruppo di ricerca del Johnson Space Center (JSC) di Huston riesaminò i risultati raggiunti nel 1996 sul meteorite contenente forti prove che su Marte, nell’antichità, potesse essere esistita la vita.

La nuova ricerca si concentrò su proposte alternative di indagine che condussero i ricercatori a ritenere che ci fossero antichi segnali di vita nel meteorite suddetto. Il nuovo studio sostenne che un’antica forma di vita rimaneva la più plausibile spiegazione per le sostanze e le strutture individuate nel meteorite.

Il team suddetto riesaminò l’ipotesi alternativa “non biologica” della formazione dei cristalli di magnetite legata al riscaldamento o allo shock da decomposizione e sostenne che i nuovi risultati non supportavano l’ipotesi del riscaldamento, perciò conclusero che la spiegazione biogenica fosse un’ipotesi più valida per l’origine dei suddetti cristalli di magnetite: “Noi crediamo che l’ipotesi biogenica sia più forte ora rispetto a quando la proponemmo 13 anni fa“, dichiarò Everett Gibson, scienziato senior della NASA.

Successivamente pubblicò uno studio che identificava le forme o le morfologie nei meteoriti marziani, i quali rassomiglierebbero a microfossili conosciuti e a forme microbiche presenti sulla Terra. Queste nuove forme vennero analizzate con un microscopio a scansione elettronica. Il complesso delle evidenze incluse segni di acqua in superficie, come fiumi, laghi e oceani, segni di acqua derivata da depositi di minerali delle argille e carbonati in vecchi terreni rocciosi. Inoltre, il recente rilascio di metano nell’atmosfera marziana potrebbe avere diverse spiegazioni, inclusa la presenza di vita microbica, che è la principale fonte di metano sulla Terra.

MA CHE COSA ACCADDE NEL 1996?

alhAd agosto di quell’anno gli scienziati del team suddetto annunciarono che il loro gruppo di ricerca aveva scoperto le prove di vita su Marte, grazie alle analisi condotte sul meteorite marziano ALH84001,0 rinvenuto nel 1984, nella zona di Allan Hills, in Antartide, da Roberta Score, la quale faceva parte di una squadra di ricercatori di meteoriti statunitensi del progetto ANSMET; al momento della scoperta, ALH pesava 1931 grammi. Per sostenere la loro tesi, essi dovettero provare che il meteorite proveniva da Marte e conteneva tracce di vita.

Le analisi chimiche furono condotte dal geologo David Mittlefehldt, della Loocked: egli, utilizzando la tecnica di datazione degli isotopi radioattivi, stabilì che ALH aveva 4,5 miliardi di anni. Subito dopo lo confrontò con altri undici meteoriti marziani, di provenienza certa e concluse che esso era del tutto simile a loro. Passò quindi ad analizzare i fenomeni di fusione presenti ed i livelli di esposizione alla radiazione cosmica, concludendo che ALH venne scagliato nello spazio marziano in seguito ad un impatto con un asteroide avvenuto 16 milioni di anni prima. ALH vagò per miliardi di anni attorno a Marte quindi si sganciò ed entrò nell’orbita terrestre, cadendo sui ghiacci occidentali dell’Antartide.
Le analisi definitive vennero condotte presso i laboratori della Università di Loockhed, da Chris Romanek e Kathie Thomas, e dell’Università di Stanford, da Richard Zare. Questi tre scienziati della NASA ritennero che il peso cumulativo delle quattro prove dimostrasse la tesi.

LE QUATTRO PROVE

La prima fu quella delle masse carbonatiche, che si erano formate a temperature compatibili con l’esistenza dell’acqua. La seconda fu quella dei batteri, ovvero di strutture minuscole, simili ai batteri, che si trovavano all’interno delle suddette masse carbonatiche ma erano dieci volte più piccole delle specie di batteri note sulle Terra. La terza fu la prova PAH, o dei Policyclical Aromatic Hidrocarbon (Idrocarburi Aromatici Policiclici), rinvenuti all’interno di ALH e quasi certamente prodotti dal decadimento e dalla decomposizione di organismi viventi. La quarta prova fu quella dei cristalli di composti di ferro, spontaneamente magnetici, che si formano sui batteri terrestri e presenti in ALH.
Purtroppo, non tutta la comunità scientifica di allora si convinse, ritenendo le quattro prove troppo ambigue rispetto alla portata reale della notizia. Essi alimentarono alcuni sospetti, primo fra tutti che batteri simili a quelli rinvenuti su ALH avrebbero potuto svilupparsi anche in Antartide, poi che batteri dello stesso tipo erano stati trovati anche su meteoriti lunari, scoperti sempre in Antartide e, infine, che i globuli carbonatici contengono batteri che si possono formare anche a +300°C e non solo, quindi, a 700°C. Per approfondire l’argomento: The ALH 84001 Meteorite http://www2.jpl.nasa.gov/snc/alh.html.

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