Luna: c’è acqua!

acqua-luna-ovunqueSe questi sono i tempi della NASA nel fornire le vere notizie che interessano noi ufologi, hai voglia ad aspettare “un anno che verrà” nella speranza che ci dicano che non siamo soli in questo enorme Sistema Solare. Verrebbe da dire: «Meglio tardi che mai» ma, comunque, accontentiamoci anche di notizie vecchie di trentacinque anni e passa. Tanto ci hanno messo ad esaminare le piccolissime sferette di vetro colorato, grandi come un granello di sabbia di soli 0,2 millimetri di diametro, raccolte nel corso delle missioni Apollo 15 e Apollo 17, rispettivamente nel 1971 nella zona degli Appennini-Hadley e nel 1972 nell’area Taurus-Littrow.
Ora, ci sono venuti a dire che per tutto questo tempo non è stato possibile esaminare quegli oltre 550 kg di pietrisco perché non c’era la tecnologia adatta a rilevare le tracce di acqua. Così, come sempre fa la scienza, quando lo strumento usato per investigare non rileva nulla, semplicemente non esiste nulla, proprio come si è fatto per i pianeti extrasolari e chi la pensa diversamente o è un credulone o, peggio ancora, un ufologo.
Dunque, praticamente con circa quattro decenni di ritardo, grazie all’utilizzo di uno spettrometro di massa per gli ioni, (La spettrometria di massa di ioni secondari o Secondary Ion Mass Spectrometry, è una tecnica di analisi microscopica utilizzata per la caratterizzazione di superfici e per la misura di sostanze chimiche presenti in traccia, consistente nel bombardare il campione con un fascio di ioni primari ed analizzare gli ioni prodotti dal bombardamento o ioni secondari; la tecnica SIMS garantisce un’altissima sensibilità nel rilevare sostanze presenti in traccia e un’eccellente risoluzione in profondità) scienziati della Carnegie Institution of Science sono riusciti a stabilire che quelle sferette infinitesimali contengono acqua in quantità pari a “46 parti per milione“.
Paragonando tale contenuto con quello presente nelle rocce terrestri siamo a livelli di circa un decimo, in quanto da noi la percentuale di acqua è pari a “500-1.000 parti per milione”, ma per la Luna, priva di atmosfera e quindi di vegetazione, si aprono prospettive nuove: l’acqua si trovava nel sottosuolo e quella rinvenuta mischiata nei granuli di sabbia lunare è giunta lì grazie all’attività vulcanica di tre miliardi di anni fa.
La scienza ci ha insegnato che una debole forza di gravità non aiuta a trattenere l’atmosfera e, dunque, l’acqua: ovvero, essa sarebbe quasi interamente evaporata e si pensava che i soli rimasugli potessero trovarsi ai poli lunari. Inutile dire da dove abbia potuto provenire, se portata da una cometa o generata da cadute di vapori o da una precedente atmosfera, fatto sta che ora tutti sanno che lassù, su quell’aridissimo nostro satellite, c’è ancora acqua, e non solo ai poli. Inoltre, il quadro completo delle analisi ha dimostrato la presenza di tracce di idrogeno, cloro e fluoro, suggerendo cosi che l’acqua sulla Luna sia stata preesistente ai meteoriti e alle cadute di vapori.
Una bella prospettiva, non vi pare? A questo punto, noi ufologi per primi e gli stupefatti scienziati poi, ci dovremmo pur porre la domanda più logica: se è vero che l’acqua c’era prima, e gran parte di essa è poi certamente evaporata, dove sarà rimasta mai intrappolata quella che, in parte, è andata poi a finire nella composizione dei microgranuli formatisi circa tre miliardi e mezzo di anni fa?