Luci: mistero in Adriatico

1978-luci-in-adriatico“Madonne dei lumi”, così le definivano nel Medioevo quelle misteriose luci, intense e brillantissime, che apparivano all’improvviso al di sopra della superficie del mare Adriatico, accendendosi, moltiplicandosi, rincorrendosi fino a scomparire altrettanto velocemente. Ma la loro fama era nota già ai tempi dei Romani, grazie a Tito Livio (59 a.C., 17 d. C.) il quale ne parla nella sua monumentale opera in 142 libri, intitolata “Storia di Roma dalla sua fondazione”. Dal passato apprendiamo dunque che quelle strane luci apparivano praticamente in tutto l’alto Adriatico e si spalmavano dalle coste croate a quelle marchigiane ed erano caratterizzate da una serie ben precisa di comportamenti:
a) una direzione preferenziale Nord/Nord-Est, non superiore a 30° sia sull’orizzonte marino che sull’entroterra;
b) visibilità per tutto l’anno, con picchi in gennaio, agosto e settembre ed apparizioni concentrate fra le 19 e le 23.

Cronache dell’incredibile

Ed ecco la cronaca di ciò che realmente accadde nel corso dei mesi di novembre e dicembre di quel lontano 1978, tratta dagli articoli del Resto del Carlino secondo i resoconti del giornalista Claudio Santini.

Cronaca del 12 novembre 1978: “A pesca con gli UFO”

Pescara, 11 novembre
Nel tratto di costa che se ne va d Pescara a Pesaro ci fu qualcuno che giurò di aver visto gli UFO: globi color rosso chiaro che uscivano dal mare per puntare verso il cielo con una scia gelida.
Altri, a San Benedetto del Tronto, sostennero di essersi trovati in mare in mezzo a colonne di acqua alte anche dieci metri mentre la bussola ed il radar sembravano impazziti. Alla Capitaneria del porto dissero che nulla di anormale era stato notato nel tratto di mare che terrorizzava i pescatori ed aggiunsero di non aver ricevuto alcuna segnalazione diretta della fenomenologia. Ma in tanti dichiararono di aver visto le motovedette militari uscire di notte e rimanere in perlustrazione fino all’alba.
Il marinaio Carlo Palestrini disse di aver notato una grande macchia bianca, alta tra i 40 ed i 50 metri e larga circa un chilometro, nonostante che il mare fosse in bonaccia, cioè vi fosse calma pressoché assoluta di vento e di mare.

Lo strano colloquio

La notte dell’11 novembre alcuni marinai, mentre stavano tentando di uscire in mare per una battuta di pesca, dichiararono di aver intercettato via radio una conversazione, sul canale 16 Uhf, fra la Capitaneria del porto di Pescara e la motovedetta militare Cp 2018, condotta dall’ufficiale, che in quel momento si trovava in navigazione a quattro miglia al largo di Pescara; in tale conversazione si affermava che le persone a bordo avevano notato una specie di razzo color giallo chiaro che si è alzato dal mare verso il cielo ed è salito verso il cielo per 200-300 metri.
Dalla Capitaneria risposero di recarsi subito sul posto. Momenti di silenzio poi di nuovo dalla motovedetta dissero di essere giunti sul posto e non aver notato abbiamo notato niente: né natante né naufraghi. Pur tuttavia si dissero sicuri di aver visto quel segnale.
Dalla Capitaneria allora dissero: “Parlate più forte. Vi sentiamo malissimo. Ci sono molti disturbi”. E dalla motovedetta risposero: “Anche noi vi sentiamo male e poi c’è una cosa singolare: il radar non funziona più come prima”.

Le prime teorie

Intervistati al proposito, altri marinai abruzzesi dissero, riguardo al tratto di mare compreso fra il Conero e Pescara: “Dunque, non siamo solo noi ad avere le visioni”. Un marinaio specificò alcuni particolari: tra i venti ed i trenta chilometri dalla costa il mare aveva una profondità media di cento metri ma esisteva anche una vera e propria fossa, della profondità di circa cinquecento metri. Il fondale si presentava piatto quasi ovunque, tranne che nei punti ove emergevano le isole, dove diventava scosceso. Da quelle parti il, mare era generalmente calmo ma dall’inizio di giugno erano comparse strane anomalie, legate ad un continuo andirivieni di flutti che aveva indotto a pensare ad un terremoto, effettivamente avvenuto ma nei Balcani.
Altri marinai dichiararono che allorquando avvenne il terremoto in Grecia non si ebbe a notare alcunché dalle parti del Conero e di Pescara. I fenomeni strani avvennero in tre località: a Pesaro furono segnalate strane maree, a san Benedetto del Tronto dissero di aver avvistato colonne di acqua alzatesi all’improvviso ed a Pescara vennero segnalati globi rosso-chiari che saettavano verso il cielo.

Altre teorie

Ad un certo momento si sparse anche la voce fantasiosa di un sommergibile straniero che stava esplorando tutta l’area, dai fondali alla superficie, aiutato in ciò da piccole imbarcazioni fatte uscire dallo scafo e rientrati in esso solo dopo averlo segnalato col lancio di segnali luminosi.
Ragionando un po’ più scientificamente, si tentò di formulare la “Teoria del metano” poiché i fondali presentano consistenti giacimenti metaniferi, sondati di continuo dalle trivelle; questo fatto potrebbe turbare l’equilibrio delle pressioni sottomarine, provocando improvvise fuoriuscite di gas, in quantità tali sia da creare alte colonne di acqua che farla anche ribollire.

Cronaca del 13 novembre 1978: “La Marina indaga”

Alla data del 12 novembre si seppe che la Marina Militare stava indagando da quasi una settimana su ciò che era accaduto e stava continuando ad accadere nel Mar Adriatico, fra Pescara e Pesaro: globi luminosi che fuoriuscivano dal mare, puntavano verso il cielo e subito dopo si tuffano fra le onde, acqua che ribolliva o che si alzava in colonne di dieci-quindici metri e radar che impazzivano.

La Marina Militare ammette gli avvistamenti

Vi fu subito una prima ammissione ufficiale da parte delle autorità: “Signori, non chiedetemi la spiegazione di ciò che sto per dirvi perché non la so nemmeno io e se la sapessi non potrei dirvela. Qui accanto a me c’è il comandante Bellomo Vitale, responsabile della motovedetta CP 2018 (Pronuncia “venti – diciotto”), che è stato inviato in perlustrazione con il sottufficiale Nello di Valentini, il sergente Corvaglia, i marinai Papoli e Margheritini”, disse ai numerosi giornalisti l’allora comandante della Capitaneria di Porto di Pescara, Piero Gallerano.
Il sergente Corvaglia aggiunse: “Cosa volete che vi dica? Posso solo riferirvi i fatti, oggetto di una relazione inoltrata a Roma. Navigavamo a circa quattro miglia dalla costa quando abbiamo notato un globo luminoso salire dal mare e alzarsi, a circa 45° verso il cielo. Ci siamo portati sul posto ma non abbiamo incontrato nulla di anormale, cioè navi in avaria, naufraghi, battelli che chiedevano soccorso”.
Ad una domanda precisa di un giornalista egli escluse che si trattasse di un messaggio previsto dal codice italiano di navigazione. Ad una successiva domanda riguardante il radar di bordo egli rispose con queste parole: “Il radar non ha segnalato nulla: anzi, le apparecchiature strumentali sono impazzite per alcuni minuti mentre le comunicazioni radar sono diventate estremamente difficoltose”. Infine, rispondendo ad una domanda precisa, il sergente concluse le sue dichiarazioni con questa frase: “No, non credo agli UFO”.

Tutti a Silvi Marina: il mare bolle!

Allora i giornalisti chiesero al comandante se egli sapesse di altre manifestazioni simili accadute in altri luoghi ed egli li indirizzò a Silvi Marina. I giornalisti si recarono immediatamente colà ed iniziarono ad intervistare la gente del porto. Disse Pasquale Orsini, del motopeschereccio IGEA: “Erano le 8 di venerdì mattina quando sono stato svegliato dal motorista Guido Ciaccio che mi ha detto: -Il mare bolle” e io gli ho risposto: “Ma smettila” e lui di rimando: “Ma no, è proprio così”.
Allora sono salito in coperta ed ho visto una cosa che non dimenticherò mai più: l’Adriatico era come una pentola pronta a buttar giù la pasta. Il fenomeno è durato cinque minuti; poi, dopo un quarto d’ora tutto si è ripetuto. Una cosa da pazzi. Mi sono sentito il sangue freddo come una minerale in frigorifero. Poi ho detto: “ragazzi, testa a posto e torniamo in porto”.

Lampi rossi, radar impazziti e strane morti

A queste parole seguirono quelle di Roberto Cinchella, il quale era l’uomo di punta del peschereccio Padre Pio: “Erano le quattro e trenta di martedì scorso ed ero al largo. C’era foschia. Ad un tratto nel cielo ho visto un lampo rosso poi una macchia bianca come se il mare stesse per unirsi col cielo. C’era bonaccia. Ho gettato un occhio al radar e mi sono accorto che era impazzito. Che cosa dovevo fare? Sono tornato in porto e non ho detto nulla per non sentirmi dire che ero diventato matto. Così ho chiamato via radio un altro pescatore”.
L’amico Giorgio Mazzoni, comandante del peschereccio Aquila, dichiarò: “Avevo già sentito parlare di strani fenomeni da quelle parti. Così, appena avuta la segnalazione, ho drizzato le orecchie. Ho guardato al radar e sono rimasto di stucco. Le linee di fede (la banda che indica la prua di una nave, seguendo la quale, se non ci sono ostacoli, si continua la navigazione) oscillava da tutte le parti. Ho chiamato i carabinieri che sono arrivati con una motovedetta. Per questo non ho fatto segnalazioni alla capitaneria di Porto”.
Ancora un’altra intervista ed ancora tanti altri misteri.
I giornalisti vennero a sapere che i fratelli Vincenzo e Giacomo de Fulgentiis, di 32 e 34 anni, erano andati a pesca, per hobby, al largo di Montescuro, una località situata fra Giulianova e San Benedetto del Tronto. Il mare era tranquillo come l’olio eppure furono ritrovati cadaveri, a circa venti metri di profondità, morti nel naufragio della loro imbarcazione. I soccorritori riferirono che la barca era in rotta di navigazione come se qualcuno vi avesse versato acqua dall’alto. Sulla vicenda, a quel tempo indagò il pretore di San Benedetto del Tronto.