Keiko Nakamura: da dove viene la vita?

Keiko-Nakamura- NASAIl giorno 6 dicembre 2006 è apparso su Repubblica un interessantissimo articolo, a firma di Luigi Bignami, sul meteorite che cadde nel gennaio del 2000 nel lago ghiacciato di Tagish, in Canada. Poiché il caso volle che esso fosse immediatamente recuperato, già allora si ebbe la quasi certezza che al suo interno sarebbero state trovate sostanze del tutto esenti da qualsiasi tipo di contaminazione terrestre.
Gli scienziati della NASA che si occuparono di raccogliere le decine di piccoli frammenti di questo “tesoro” caduto dallo spazio, eseguirono poi lunghissime ricerche che poi furono pubblicate sulla prestigiosa rivista SCIENCE. In pratica, i ricercatori scoprirono che questo meteorite si era formato ai confini più esterni del nostro sistema solare, in un tempo in cui il Sole non si era ancora formato.
La ricercatrice Keiko Nakamura dichiarò:«All’interno del meteorite sono presenti numerose cavità submillimetriche, le cui pareti sono composte da materiale organico. Simili oggetti vennero già osservati in altri meteoriti ma si era sempre pensato che si fosse in presenza di contaminazioni terrestri. Ora, poiché abbiamo raccolto i frammenti di meteorite subito dopo la caduta, abbiamo la certezza che essi provengono dallo spazio. Con la scoperta di ciò che vi è all’interno del meteorite del lago Tagish, forse siamo più vicini a comprendere da dove sono arrivati i nostri predecessori».
Fino a qualche anno fa è risultato assai arduo studiare con precisione queste piccole cavità dalle pareti composte da materiale organico, in quanto il loro diametro è assai spesso inferiore ad una misura infinitesimale: 250 millesimi di millimetro ma dal 2005, grazie a potentissime apparecchiature installate al Johnson Space Center, è stato possibile compiere un passo fondamentale nella ricerca del segreto della vita. Nelle piccolissime sferule organiche contenute al suo interno sono state rinvenuti: idrogeno, azoto e carbonio. Inoltre, esse possiedono una struttura tale che al loro interno, in condizioni particolari, si sarebbero potute concentrare molecole organiche ancor più complesse che avrebbero anche potuto innescare la vita, così come è conosciuta sul nostro pianeta. A tal proposito, Vincenzo Zappalà, esperto di meteoriti ricercatore presso l’Osservatorio astronomico di Torino, dichiarò: «Se, come ipotizziamo, questo genere di meteoriti precipitò sulla Terra durante l’intero arco della storia, il nostro pianeta è stato seminato ovunque con simili sostanze organiche ed è assai probabile che la vita quaggiù si innescò proprio grazie ad essi».

Spiegò Mike Zolensky, coautore della ricerca: “La composizione permette di sostenere che essi si formarono a circa 260 gradi centigradi sottozero. Per questo motivo tali globuli si devono essere formati nella fredda nube di polveri e gas che vi era prima della nascita del Sole”.

Il meteorite canadese, classificato come “condrite carbonacea”, era estremamente fragile, tant’è che durante l’entrata nell’atmosfera e l’impatto con il lago ghiacciato canadese si ruppe in decine di frammenti. L’origine della vita sulla Terra è certamente fra i più grandi problemi scientifici del tutto irrisolti.