Che segnale aspettiamo da ET?

tipo-segnali-alieniC’è una frequenza di ascolto che è stata individuata come la più indicata per captare segnali di origine misteriosa: è la 1.420 MHz (megahertz), cioè la frequenza della luce assorbita ed emessa dagli atomi di idrogeno, l’elemento più abbondante dell’Universo e quindi adatta a diventare uno standard di comunicazione fra la nostra civiltà terrestre e le altre civiltà aliene. Praticamente si cerca un fischio puro, per tre buoni motivi: innanzitutto un tale suono non esiste in natura, poi permetterebbe alla sorgente emittente di concentrare la potenza in una sola frequenza quindi consentirebbe al centro radio ricevente di individuarlo con facilità.

Un’eventuale civiltà aliena che volesse entrare in contatto con noi potrebbe utilizzare anche un segnale a banda larga, ovvero concentrato in un intervallo di frequenze pari a qualche MHz: con appositi algoritmi sarebbe molto facile analizzarla ed estrarre l’eventuale messaggio.

Una volta ricevuto comunque il misterioso messaggio occorrerebbe accertarsi dell’origine extraterrestre. Una possibilità ritenuta valida dai più è quella “dell’effetto Doppler“. Esso consiste in uno spostamento di frequenza che si genera quando l’ascoltatore si muove rispetto alla sorgente: ovvero, avvicinandosi alla sorgente il segnale ha una frequenza più alta, allontanandosi si ottiene l’effetto opposto. Questo tipo di esperimento di conferma è assai valido in quanto se la sorgente fosse sulla Terra, essa non si muoverebbe rispetto al centro radio ricevente e non potrebbe produrre, quindi, un effetto Doppler.
Il pericolo del possibile inganno sarebbe unicamente rappresentato dai satelliti terrestri, in orbita geostazionaria, ma si è trovato il modo di eluderlo attraverso l’incrocio immediato dei dati tra l’antenna di Arecibo (Puerto Rico) e quella di Jodrell Bank (Regno Unito): in tal modo, avvenendo l’operazione in tempo reale e concomitante con la durata del segnale, si è in grado di determinare l’origine terrestre o extraterrestre; finora, i tantissimi segnali strani e a noi noti, che sono stati individuati e catalogati sarebbero pressoché tutti di origine terrestre.

Alla ricerca scientifica extraterrestre però, non basta più ascoltarlo il presunto messaggio alieno, ora i ricercatori vorrebbero anche vederlo: sarebbe, forse, sufficiente osservare un leggero tremolio di un segnale luminoso tra le stelle; si tratta del programma OSETI, ovvero: Optical Seti, sviluppato da alcune grandi università (Berkeley, Harward, Princeton) in collaborazione con l’Osservatorio Columbus Optical Seti (USA).

Il Seti Institute ha stretto un rapporto di collaborazione con l’Università della California per la ricerca di un segnale brevissimo, della durata di un solo milionesimo di secondo, in quanto si pensa che in Natura non possa esistere qualcosa di simile. L’ipotesi è che gli alieni potrebbero usare tale tipo di segnale, sotto forma di laser, per i seguenti motivi: è tecnicamente evoluto, costa poco e può essere puntato in una direzione precisa. La tecnologia terrestre, al momento attuale, sarebbe già in grado di sviluppare una fonte luminosa, formata da impulsi brevissimi, ma cinquemila volte più luminosi del sole.