Capelli d’angelo su Ferrara: 2008

bondeno-capelli-angelo-2008A quasi quattro mesi di distanza, solo dopo aver pazientemente atteso le lunghe ed approfondite analisi condotte nel laboratorio scientifico del CUN e curate personalmente dal dott. Giorgio Pattera, demmo ufficialmente la notizia di questo fantastico avvenimento accaduto tra il 5 e l’8 novembre 2008 nella vasta area compresa fra i Comuni di Vigarano Mainarda e Bondeno, del quale ci siamo imbattuti in maniera del tutto casuale. Infatti, in quei giorni, essendo gran parte di noi anche appassionati di archeologia, stavamo conducendo alcune indagini sulle aree archeologiche di Vigarano Mainarda, Bondeno e Scortichino in quanto, come ben sanno gli appassionati di cocci, risultano più proficue nei giorni di pioggia o in quelli immediatamente successivi poiché l’acqua pulisce, toglie la patina e fa risaltare meglio fra le zolle qualunque cosa.

vigaranomainarda-capellidangelo-novembre2008Tutto ebbe inizio il giorno mercoledì 5 novembre, allorquando il signor S. Z., un nostro iscritto, casualmente rinvenne diversi filamenti biancastri che stavano letteralmente piovendo dal cielo sopra ad alcuni campi di Bondeno (FE); la loro lunghezza non superava i 50 cm ma scendevano dal cielo in maniera decisamente copiosa, trasportati dalle vigorose folate di vento che in quei giorni stava martellando, unitamente alla pioggia, la nostra provincia, fermandosi tra i rami secchi degli alberi e dei cespugli o depositandosi al suolo, fra le zolle e le erbe rinsecchite.
Egli, dopo aver raccolto quanto ha potuto, giunse a casa e provvide subito di avvisarci telefonicamente e così, insieme, concordammo che il venerdì successivo, giorno di riunione presso la nostra sede ufologica, avrebbe dovuto portare il materiale raccolto. Nel frattempo, a partire dal tardo pomeriggio di giovedì 6 novembre, anche noi iniziammo le nostre ricerche battendo diversi campi verso Bondeno, attorno all’area segnalata, ma trovammo solo alcuni filamenti al suolo e fra i rami dei cespugli: erano del tutto simili a quelli segnalatici il giorno prima ed erano praticamente una decina. Il giorno seguente, venerdì 7 novembre, ripetemmo lo sky watch su altri campi bondenesi ma senza alcuna fortuna così ci adeguammo ad accontentarci di quanto raccolto tra il 5 ed il 6 novembre.

vigaranomainarda-capellidangelo-Sabato 8 novembre, anziché eseguire lo sky watch a Bondeno, verso Scortichino, avemmo l’intuizione di spostarci verso Vigarano Pieve, in comune di Vigarano Mainarda, proprio sulla zona di confine con le terre bondenesi. La fortuna in questo caso giocò un ruolo preponderante poiché avremmo potuto battere qualsiasi altro campo ma puntammo solo a quelli lungo i più importanti corsi d’acqua: il Cavo Napoleonico ed il Poatello, l’antico Po di Ferrara. L’intuizione fu giusta ma la fortuna decisamente doppia: infatti, fino alle 16.15 circa non avevamo rinvenuto alcunché ed eravamo anche un po’ delusi poiché sapevamo di avere ancora solo un’oretta di luce a disposizione, dopo di ché avremmo dovuto far mestamente ritorno a casa. All’improvviso però, dopo che tenevamo continuamente controllato il cielo ed il suolo, notammo quei filamenti che svolazzavano praticamente in un’unica direzione, trasportati dalle fortissime folate di vento che anticipava la pioggia dei giorni seguenti.
A questo punto, per non rischiare di raccontare “un po’ di più o un po’ di meno” rispetto a quei momenti, riportiamo il testo dell’e-mail che inviammo al CUN il 12 novembre successivo: “… mentre stavamo facendo indagini storiche, abbiamo notato la copiosità della caduta ed abbiamo iniziato a raccogliere ciò che abbiamo potuto: filamenti che andavano dal metro circa ai tre metri circa, assai elastici ma sottilissimi. Uno di questi, però, che sarà stato grosso almeno un dito, lungo certamente oltre i cinque metri, ha svolazzato per parecchio sopra di noi ma non si è mai abbassato per essere preso: c’erano folate di vento che lo spingevano sempre su e giù poi, oltre a fare molto freddo, noi eravamo sulla cavedagna (i sentieri ricoperti di erba, fra un campo e l’altro) mentre la bambagia cadeva in mezzo ai campi arati e resi fangosi dalla pioggia caduta nei tre giorni precedenti. Ovviamente, non sappiamo se si tratti veramente di bambagia silicea ma di certo la sua caduta è avvenuta in maniera simile a quella del 2003, della quale puoi leggere l’articolo direttamente dalla home page del nostro sito; in quell’occasione, però, i filamenti erano lunghi anche venti metri… Posso confermare però che questa non si è ancora sciolta e nemmeno schiacciata o ritirata: è rimasta nel vasetto così come l’abbiamo messa fin dalla sera del 9 novembre. Domani mattina la manderò a Giorgio (Pattera), sotto forma di pacchetto postale e rimarremo in attesa delle analisi… “.

LE ANALISI DEL CUN

Ora, finalmente, le analisi le abbiamo e sappiamo esattamente sia “cosa non sono” che “cosa sono” questi benedetti filamenti appiccicosi, che se metti a riposo in un vasetto se ne rimangono inalterati nella forma, nel colore e nell’odore. Siamo in possesso delle analisi integrali condotte da Giorgio Pattera sui campioni raccolti in quei giorni a Vigarano Pieve (FE), Buccinasco e Parco Nord (MI), quartiere Lippo di Calderara di Reno (BO), zona industriale Forlanini di Parma, tuttavia sappiamo che la pioggia di filamenti ha interessato anche diverse altre zone d’Italia: da Vercelli ad Assago, da Corsico a Pavia ed a Firenze mentre la zona di Trento è stata interessata dall’avvistamento di una “flotillas”. Nella relazione scientifica si sostiene che non può trattarsi di una “produzione industriale” attribuibile alle ghiandole serigene di presunti ragni d’alta quota poiché ben difficilmente si riuscirebbe a produrre una quantità tale da coprire un’area compresa fra Vercelli, Milano, Bologna e Ferrara né di bambagia silicea classica, caduta nel 1952 su Oloron (Francia) e nel 1954 su Firenze: infatti, le analisi chimiche condotte sulla bambagia portarono alla conclusione che si trattava di una “sostanza a struttura macromolecolare, contenente boro, silicio, calcio e magnesio.
Le analisi dei filamenti del 2008 hanno portato a considerare il fenomeno della combustione per cui l’ipotesi sul che cosa possa essere questa sostanza è circoscritto alle fibre naturali animali, coma le lana e la seta. Caduta anche l’ipotesi della lana, specialmente in seguito all’esame col reattivo di Schweitzer, è rimasta valida la sola “Ipotesi-seta” per cui sono state formulate alcune ipotesi; nella prima si suppone che si sia trattato della caduta al suolo di questa sostanza in seguito al passaggio confermato di diversi oggetti volanti non identificati; nella seconda si suggerisce l’idea di un sottoprodotto collegato al fenomeno delle presunte scie chimiche rilasciate da aeromobili e collegate al progetto di modificazioni climatiche; nella terza si congettura la possibilità che si tratti di una sostanza impiegata come supporto di altre componenti per potenziare ed estendere la riflessione delle onde elettromagnetiche radio, radar e satellitari.