Capelli d’angelo: l’esperienza di Venditti

Mappa_Lazio_by_Cuf2005Dall’autobiografia del famoso cantante Antonello Venditti: “L’importante è che tu sia infelice” (Mondadori Editore, anno 2009, euro 16) apprendiamo che l’esperienza ufologica dei capelli d’angelo è davvero qualcosa che lascia un segno indelebile. «Un disco grande, avrà avuto un diametro di dieci metri. Nella parte inferiore c’erano tre appendici a forma di ventosa, mentre in alto, dove era visibile una cupoletta che assomigliava a un grande bitorzolo, si notava un oblò …».
Comincia così lo “strano” paragrafo di natura ufologica che il noto cantante italiano ha voluto donare al suo pubblico. Di quella domenica mattina primaverile egli ricorda che aveva cinque o sei anni e si trovava all’interno di Villa Paganini in compagnia della madre.

Gli pare anche di ricordare che era verso le 11 e lui e la madre stavano camminando in direzione del centro del parco. All’improvviso, mentre non avevano altre persone nelle vicinanze, si manifestò un oggetto volante, un po’ stazionario ed un po’ in movimento. Quel disco volante rimase lì parecchio tempo e poco prima si sparire proprio nello stesso modo in cui era apparso liberò dei filamenti bianchi che, a suo giudizio, assomigliavano alla manna ma che noi ufologi preferiamo definire col termine di “Capelli d’angelo”.
Ricordando quegli attimi impressionati narra del misterioso ed assoluto silenzio della madre di fronte alla manifestazione ufologica, un silenzio che si protrasse anche dopo che quel disco volante era letteralmente scomparso: «La mamma rimase impassibile e pure dopo non disse una parola». Anch’egli, di fronte al comportamento della madre, se ne stette zitto ma confuso: « Anch’io stetti zitto, la sensazione era che tutto fosse anomalo e, al contempo, … normale».

Col trascorrere degli anni il ricordo non s’è mai affievolito e, di quando in quando è tornato alla memoria stimolandolo a porsi domande per tentare di dare una risposta a quell’avvenimento che non aveva alcunché di umano e terrestre: «Sì, era un disco volante: sul fatto che fosse reale e così vicino da poterlo quasi toccare con mano, non ci sono discussioni …».
Ebbe anche modo, nelle risposte date dalla madre alle sue domande, di trovare serenità e tranquillità pur avendo vissuto un’avventura ufologica in piena regola: «Chiesi varie volte alla mamma, persona razionale e positiva, se quanto avevamo visto fosse vero: mi ha sempre detto di sì».
Visto il tipo di esperienza che ha vissuto, egli non fatica ad ammettere di credere nell’esistenza di civiltà aliene: «Sono più che possibilista: sono maggiormente portato a pensare che esistano, rispetto all’idea che nell’universo si viva da soli».

Altre due misteriose storie

Sempre nella propria autobiografia egli ricorda altri due episodi assai misteriosi ma che almeno uno dei quali potrebbero avere una spiegazione scientifica. Il primo lo colloca attorno al 1960. Ricorda che erano circa le 17 e stava tornando a casa da una partita di calcio quando apparve una sfera di fuoco proprio sopra la vallata; egli la paragonò ad un Sole tanto appariva grande, ma un Sole-gemello però, in quanto si trovava troppo distante da quello vero per poter parlare di un fenomeno naturale.
A tal proposito, non si può scartare l’ipotesi della fenomenologia conosciuta con la definizione di “parelio” o “Guardiano del Sole” o “Sun Dog” (prima foto): avviene, infatti, che un raggio luminoso, allorquando si trovi ad attraversare un corpo trasparente, tipo i cristalli di giaccio a forma di prisma esagonale che stanno in sospensione a diverse inclinazioni nelle alte nubi della nostra atmosfera, venga rifratto, cioè “piegato” o “deviato” di 22°; questo comportamento della luce provoca il determinarsi reale delle suddetta fenomenologia e di altri fenomeni collegati e ben studiati dalla scienza: gli archi o cerchi di luce, gli aloni circolari (quarta e quinta foto) ed i raggi verdi (seconda e terza foto) visibili solo all’alba o al tramonto e con condizioni di cielo limpidissime e senza foschia.

Un secondo ricordo lo colloca nel 1982, allorquando egli era già un cantante affermato e andava in giro per l’Italia a tenere concerti. Una notte di quell’anno, verso le tre, mentre stava facendo rientro all’hotel in compagnia del suo tecnico del suono, si mise alla ricerca di una villa nei pressi di Lucca e nelle vicinanze dello stesso hotel. Si venne così a trovare nel bel mezzo di un bosco ma per quanto si impegnasse nel tentativo di individuare la villa non gli riuscì di trovare la strada giusta ed entrambi furono colti da una sensazione di disorientamento tale da far credere di trovarsi prigionieri di una strada che si formava mentre la stavano percorrendo, quasi come se fossero prigionieri di un labirinto e del tempo. Egli, dunque, nel libro si spinge a teorizzare la possibilità che il nostro pianeta possa essere percorso da “portali spazio-temporali”.