Base aliena a Pescara?

Mappa_Abruzzo_by_Cuf2005La maggior parte delle notizie sulla leggenda della base aliena di Pescara sono state tratte da un articolo del dott. Roberto Pinotti, presidente del Centro ufologico nazionale, apparso sul n° 65 di UFO Notiziario (Anno XL, n° 65, Nuova Serie, Ottobre/Novembre 2006), dal titolo: “Italia 1956: contattismo di massa occulto”. In tale articolo Pinotti fa riferimento ad importanti pubblicazioni sull’argomento e precisamente al libro di Tullio BoscoAccadeva a Pescara“, a quello dell’architetto Timothy GoodBase Terra” e all’ultimissima pubblicazione dell’ing. Stefano Breccia “Contattismo di massa“. Quest’ultimo libro, nella sua stesura primigenia, è opera delle ricerche e delle conoscenze del compianto Bruno Sammaciccia, un’importante e facoltosa persona nativa di Ancona ma vissuta in Abruzzo, attorno a cui hanno gravitato nella massima discrezione molti protagonisti e padri fondatori della scena ufologica italiana.

Bruno Ghibaudi

base-pescaraLa leggenda della presunta base aliena di Pescara ha inizio nell’anno 1961 ed è intimamente legata alla figura del giornalista italiano Bruno Ghibaudi che, a quel tempo, conduceva un programma televisino sulla RAI dal titolo “Modelli volanti”. Nel mese di aprile del 1961 egli ebbe a dichiarare pubblicamente di aver fotografato diversi oggetti volanti, dalla forma insolita, sulla costa pescarese, nei pressi di Montesilvano. Tali foto, però, forse furono eseguite dal compianto Giancarlo de Carlo.

Queste dichiarazioni furono, per il giornalista, il punto di arrivo di una lunga inchiesta, condotta per conto della RAI, che lo condusse ad intervistare quei moltissimi italiani che, in quegli anni, ebbero il coraggio di dichiarare di aver assistito a fatti di natura ufologica, che spaziavano dagli oggetti volanti ai loro occupanti. Nel gennaio 1963 il settimanale “Le Ore” diede spazio ad un’intervista a Ghibaudi, nella quale egli fece conoscere al grande pubblico una vicenda sconcertante ed incredibile: gli extraterrestri erano fa noi. In tale intervista egli raccontò di essere stato invitato ad un incontro con gente dello spazio ovvero “esseri infiltrati e operanti fra noi, in collegamento con cittadini italiani responsabili di un organismo logistico di supporto a tali visitatori, non troppo dissimili da noi”. Durante tale contatto, i visitatori da altri mondi alternarono forme di telepatia e di comunicazione psichica a colloqui verbali in varie lingue compresa, ovviamente, la lingua italiana. Purtroppo, le sue dichiarazioni incisero in maniera devastante con la sua carriera di giornalista poiché “la realtà italiana del tempo non tollerava scossoni di sorta” e Ghibaudi venne prima dirottato dagli avvenimenti verso la presidenza della Società Italiana per la Protezione degli Animali quindi decise di ritirarsi nella propria privacy.

Descrizione degli alieni secondo Ghibaudi

Secondo Ghibaudi, l’uomo sarebbe “il frutto biologico del meticciamento di vari ceppi di antichi colonizzatori extraterrestri della Terra” che verrebbero periodicamente a farci visita, mostrandosi “benevoli e desiderosi di aiutarci” in quanto enormemente avanzati rispetto a noi, sia sul piano tecnologico che su quello morale. Tuttavia, non sarebbe loro consentito di interferire più di tanto nella nostra evoluzione in quanto noi non saremmo ancora pronti (N.d.R. – in quel lontano 1963, evidentemente) ad un incontro di massa. Questi fratelli da altrove avrebbero avuto un aspetto esteriore non troppo dissimile dal nostro che, tra l’altro, sarebbe la “realtà più diffusa e dominante nel Cosmo”. I loro organi interni presenterebbero, invece, molte differenze poiché vi sarebbe stato un necessario adattamento agli ambienti planetari diversi visitati che avrebbero generato modifiche funzionali.

L’associazione “AMICIZIA”

Gran parte delle notizie riferite da Ghibaudi provenivano dall’ambiente più ristretto che gravitava attorno al movimento denominato ” Amicizia “, descritto con dovizia di particolari nel III capitolo del libro “Contattismo di Massa” del suddetto ing. Stefano Breccia e nel quale confluirono, in maniera decisamente elitaria, rappresentanti di diverse categorie sociali. “Amicizia” era un’associazione che si era sviluppata quasi contemporaneamente in diverse zone della Terra che andavano dall’Europa alla Siberia e dall’Argentina all’Australia ma era così segreta che in molti ritenevano ai limiti della realtà e dubitavano che esistesse veramente. Per l’Italia, il movimento avrebbe iniziato i suoi primi passi nel 1965, girando attorno alla figura del suddetto Bruno Sammaciccia, una persona assai influente negli ambienti religiosi, dalla personalità coinvolgente e trascinatrice, che introdusse alle tesi dell’associazione non solo il Ghibaudi ma anche il ben più noto Console italiano Alberto Perego, vero punto di riferimento nazionale per la nascente ufologia italica. Gli scopi di “Amicizia” erano assai semplici: i membri dell’associazione avrebbero dovuto impegnarsi nel fare da quinta colonna alle teste di ponte dei presunti fratelli cosmici, insediatisi già da tempo sul nostro pianeta. Le idee di “Amicizia” giravano attorno al concetto che un gruppo di alieni avrebbero avuto il compito di monitorare lo svolgimento della nostra evoluzione ma senza interferire direttamente con la nostra civiltà.

Gli alieni italici

In pratica, tra i membri dell’associazione “Amicizia” si narravano le vicende di un gruppo di alieni, di aspetto umano, chiamati “ W 56 “, un acronimo di fantasia semplicemente riferito all’espressione “Evviva il 1956“, cioè l’anno ufficialmente ritenuto dai più come quello del “contatto”. Essi sarebbero stati dei “turisti spazio-temporali”, con un’organizzazione di tipo gerarchico ma democratica, che si sarebbero insediati molto tempo addietro sulla Terra e, specificatamente per l’Italia, si sarebbero inseriti in diversi strati sociali. Per le loro attività quotidiane, essi si servivano di cloni umanoidi creati in serie, ovvero “robot biologici”, impiegati sia nei prelevamenti di campioni che nella guida delle sonde aliene per monitorare dall’alto le attività umane.

Osserva argutamente Pinotti che, a tal proposito, questi esseri biologici robotizzati potrebbero essere i famosi “serventi dei Nordici” intravisti” dal Colonello Philip Corso e quindi assimilabili ai ben più famosi “GRIGI”. Lo steso Pinotti poi ipotizza che queste sonde aliene abbiano potuto essere i famosi “Foo-fighters”, avvistati nel dicembre del 1944 dai piloti militari durante la seconda Guerra Mondiale, che avrebbero forse avuto il compito di registrare gli avvenimenti di quel tempo. Essi, poi, potrebbero anche essere stati i veri protagonisti della famosa “Battaglia di Los Angeles” (California), avvenuta il 25 febbraio 1942 ed assunta a simbolo del nostro Centro Ufologico Ferrarese e, come tale, trasferita sulla tessera gratuita di iscrizione. Al giorno d’oggi, poi, queste sonde aliene potrebbero essere le famose “Balls of Light” (BOLs) o “Sfere di luce” che vengono segnalate sia al di sopra delle formazioni di agroglifi, nei campi coltivati a grano e ad altre colture, e in certe località come Sassalbo, Caronia e Hessdalen. Ma, come in ogni storia di spie, i nostri “W 56” non potevano condurre un’esistenza del tutto tranquilla poiché avrebbero avuto come fieri oppositori un altro gruppo di alieni , anch’essi di aspetto umano e organizzati in maniera piramidale, definiti sempre dalla precedente italica fantasia con il termine di “CTR”, un acronimo riferito alla parola “ConTraRi“.

La leggenda della base aliena di Pescara

Secondo alcune idee circolanti fra i simpatizzanti di “AMICIZIA”, il presunto gruppo di alieni “W 56” avrebbe poi artificiosamente creato un’imponente struttura sotterranea lungo la costa adriatica, nei pressi di Pescara, che si sarebbe sviluppata addirittura per centinaia di chilometri attraverso una galleria alta alcune centinaia di metri. Ovviamente, tutte le numerose vie di accesso a tale struttura sarebbero state precluse alle umane possibilità, in quanto strutturate sotto forma di “portali spazio-temporali” che avrebbero consentito l’accesso esclusivamente attraverso la tecnica della smaterializzazione-materializzazione di astronavi e relativi occupanti. Se essi, poi, avessero dovuto rientrare sul loro pianeta, avrebbero potuto servirsi della “tecnica dell’incidente mortale” che contemplava la possibilità di sparire senza fra ritrovare il corpo.

Per coloro, invece, che avessero optato di rimanere definitivamente sulla Terra, vi sarebbe stata la possibilità di completare l’umanizzazione creandosi addirittura una famiglia con una donna terrestre, essendo quella razza aliena biologicamente compatibile con la nostra. L’inquietante quadro sin qui descritto si sarebbe potuto ultimare con la generazione di prole che, a questo punto, essendo stata di natura “aliena-terrestre”, aprirebbe una possibile giustificazione alla fantastica “Teoria delle abductions” o dei rapimenti di terrestri da parte di alieni.

La fine di tutto

Gli affiliati all’associazione “AMICIZIA” avrebbero, dunque, avuto l’altissimo onore di essere stati i “prescelti” e quindi i privilegiati. In tale veste, stando alle dichiarazione del console Perego, alcuni affiliati avrebbero addirittura avuto l’altissimo onore di guidare un velivolo alieno e di fotografarne non solo gli interni ma anche i visi ed i corpi dei piloti extraterrestri.

Questa leggenda così bella e fantasiosa termina, però, in maniera non adeguata ai contenuti sviluppati. Infatti, si narra che, col trascorrere del tempo, da una parte vi fosse stato un aumento dell’influenza dei “CTR”, che sarebbe diventata la razza dominante e, dall’altro lato sarebbero state deluse le aspettative dei nostri amici superiori rispetto alle disponibilità offerte dagli affiliati ad “Amicizia”. Per la concomitanza delle due vicende, si sarebbe innescata una crisi poi sfociata nello smantellamento della base aliena di Pescara, sfociato nel grande flap avvenuto in Adriatico sul finire del 1978.