Archeologia misteriosa: il piatto di Lolladoff

piatto-rinvenuto-da-sergei-lolladoffLa cosa più normale che possa accadere facendo ufologia è quella di indagare un falso scambiandolo per vero. In pratica, è facilissimo impattare in una burla (hoax) più o meno clamorosa. Vi sono burle studiate a tavolino per anni, come quella del “papiro Tulli“, con tanto di mappa e traduzione; vi sono burle create involontariamente dal “tempo”, come quella del mistero dei mezzi volanti di Abydos e vi sono burle che ci ritroviamo ogni giorno su YouTube, affidate unicamente al mondo tecnologico della fotografia digitale. In quest’ultimo campo sono stati sviluppati programmi in grado di eseguire fotomontaggi così ben fatti da far sembrare sia le foto che i video pressoché reali. Certo, chi ci lavora da anni come noi qualcosa sa di questa infida materia, ma rimane sempre un compito ingrato ed assai arduo quello di analizzare materiale in tal senso e dare una risposta quasi immediata.

Nonostante tutto, abbiamo comunque avuto le nostre soddisfazioni in quanto abbiamo svelato per primi in Italia, poi scopiazzati da quell’ufologia senza ritegno che non ha nemmeno il coraggio di dire da dove abbia copiato per realizzare i propri articoli, sia il video della città aliena che quello della finta astronave sulla Luna. Abbiamo poi svelato per primi, forse molto di più che solo in Italia, il mistero della finta Missione Apollo 20, e si badi bene, non grazie alla conoscenza della tecnologia digitale, ma alla conoscenza legata allo studio della calligrafia: il sottoscritto, in qualità di grafologo, ha scoperto l’assenza di corrispondenza fra il carattere NASALISATION, utilizzato per eseguire le scritte del “NASA Logo Worm”, utilizzato dalla NASA, appunto, per le proprie missioni, ma dalla stessa addirittura “bloccato all’utilizzo da parte dei privati” con il ritiro dell’uso della scritta fin dal 1992. I falsari tecnologici di quel video non avrebbero mai potuto sapere di ciò, ed hanno commesso l’errore di utilizzare un carattere che non esisteva, cadendo così nella trappola solo per ignoranza culturale. Di norma, in grafologia, esiste uno sviluppo della grafica dell’alfabeto: ovvero, partendo dalla grafica di un titolo di un film, ad esempio, si sviluppa successivamente il relativo carattere di stampa, comprensivo di tutte le lettere, maiuscole e minuscole. Se sapeste quanti ufologi hanno attinto a questa nostra scoperta senza nemmeno curarsi di ringraziarci o di chiederne l’utilizzo per i loro articoli sul web o sulla carta patinata, rimarreste a bocca aperta. Ma tant’è! L’ufologia è anche questa, e certi personaggi ce li dobbiamo pure tenere.

Purtroppo, nel campo della paleoastronautica zoppichiamo molto ed analizzeremo da vicino un altro dei nostri errori abbastanza clamorosi, che è meglio denunciare pubblicamente prima che arrivi il mistificatore di turno a spacciarlo per vero.

LA VICENDA DEL PIATTO DI LOLLADOFF

Il piatto di Lolladoff (foto in apertura) sarebbe un disco di pietra di circa 12000 anni fa, forse rinvenuto in Nepal, mostrante la nostra galassia, ovvero la Via Lattea, ed un presumibile essere alieno. L’immagine del piatto di Lolladoff venne conosciuta dagli ufologi nel 1978, in concomitanza con l’uscita del libro scritto da David Gamon (pseudonimo di David Agamon) “Sungods in Exile“. In pratica, Gamon non fece altro che trascrivere le vicende narrategli da tal dottor Karyl Robin-Evans (1914-1974), professore di etnologia alla Oxford University, ma decisamente sconosciuto alle cronache universitarie, e non solo, quindi ad alto tasso di invenzione pura.

Nel suddetto libro si dice che un professore polacco, tal Sergei Lolladoff, ovviamente di impostazione simile al precedente professore, fece una scoperta interessante in India. Poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, avrebbe acquistato un disco tibetano o nepalese alla stazione di Mussoorie (Masuri, Uttarakhand, India), che si diceva fosse stato attribuito al popolo Dzopa della regione. Egli avrebbe poi mostrato tale disco al professor Robin-Evans che, successivamente, avrebbe organizzato una spedizione in Tibet nel 1947. Si sostiene che Robin-Evans venisse ricevuto da Jetsun Jamphel Ngawang Lobsang Yeshe Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama; egli, dopo essere stato abbandonato dalle sue guide tibetane, avrebbe fatto amicizia con la gente della regione di Bayan-Kara-Ula, imparando così la loro lingua e riuscendo quindi a ricostruire la storia del disco. Forse, neanche Indiana Jones sarebbe riuscito ad escogitare qualcosa del genere!

II disco è di forma piatta, con un disegno del Sole nella parte centrale, da cui ruotano due bracci di spirale in senso orario. Ci sono altri disegni, il più eclatante dei quali è rappresentato una figura di umanoide nudo, con una grande testa calva a cupola, simile all’archetipo dell’alieno grigio. Alla sua sinistra ci sono due oggetti simili a ragni, con “corpi” circolari e otto “gambe” sinuose. Oltre si ravvisa una creatura-rettile che, vista di profilo, assomiglia ad un drago barbuto. A destra del Grigio, oltre una macchia a forma di fungo scarsamente definita, vi è usono due registri di sei caratteri ciascuno, una forma lenticolare con una barra centrale, quattro personaggi ed un quadrupede visto di profilo, dotato di coda. Tutti questi disegni occupano uno solo dei bracci a spirale, mentre l’altro è vuoto. 

Giunti a questo punto, è importante sottolineare il fatto che le due immagini presenti nel libro sono in bianco e nero mentre quella da noi pubblicata è a colori: evidentemente si tratta di un intervento a posteriori su una delle due immagini originali. Sempre dal variegato mondo di notizie afferenti la vicenda, sembra che il disco sarebbe stato custodito in un museo di Berlino Est, ma mai nessuno è riuscito ad individuarlo (Alla fine si saprà bene il perché).

Secondo il prof. Robin-Evans, l’umanoide nudo rappresenterebbe non solo un alieno, ma con tutta probabilità un antico Dzopa! La forma lenticolare della pietra potrebbe, per contro, rappresentare un archetipo di disco volante mentre i due animali rimarrebbero avvolti nel mistero. Ovviamente, ci stiamo avvicinando a grandi passi alla realtà di questa clamorosa burla.

La prima cosa che non torna è senza dubbio quella che, al di fuori del libro non vi è alcuna traccia sia del “Professor Kelly Robin-Evans” che del Prof. Sergei Lolladoff.

La seconda vicenda a non quadrare è di ordine temporale. Infatti, se egli fosse realmente andato in Tibet nel 1947, non avrebbe potuto incontrare il quattordicesimo Dalai Lama, morto nel 1933, ma non avrebbe nemmeno potuto incontrare il tredicesimo Dalai Lama, perché Thubten Gyatso aveva solo dodici anni in quel tempo! L’unica fotografia che ritrarrebbe Robin-Evans col Dalai Lama è un falso clamoroso perché se quel Dalai Lama avesse solo dodici anni, il suo corpo avrebbe dovuto avere uno sviluppo non adeguato alle Leggi di Natura terrestri poiché mostra almeno un sessantina di anni.

Siamo ormai giunti agli ultimi fuochi della vicenda. L’ufologo francese ufologo Patrick Gross trovò il vero David H. Gamon , vero autore di “Dei Solari in esilio” e gli chiese il perché di tutto questo. Gamon descrisse la vicenda come “la sua miglior bufala” (come aveva già avuto modo di confessare nel 1992, in un articolo scritto per “Fortean Times” (Volumi 62 : 63) .

Giunti a questo punto, cari lettori, avrete certamente capito che la storia del piatto di Lolladoff è completamente inventata ed è, però, strettamente collegate all’altra dei Dropa e dei loro dischi, per cui è più che legittimo estendere il sospetto anche a quella vicenda. Infatti, nonostante si dica che la storia originale tragga la sua linfa dalla rivista tedesca “Das Vegetarische Universum“, che la pubblicò nel 1962, in realtà essa risalirebbe ad un articolo scritto da V. Ritch e M. Chernenko e pubblicato sulla rivista “Новое Русское Слово” nel 1960 col titolo “Erano visitatori alieni sulla Terra?“. Purtroppo, nessuna delle persone colà menzionate sarebbe mai esistita, per cui la conclusione fatela voi e se avete altro tempo per indagare questo è l’indirizzo che vi consiglio: https://badarchaeology.wordpress.com/2010/02/07/more-alien-nonsense-the-lolladoff-plate/.