Archeologia misteriosa: il papiro Tulli

papiro-tulli-trascrizione-originaleLa leggenda narra che la vicenda del “Papiro Tulli” iniziasse nel 1934, in Egitto, presso la città del Cairo dove, un bel giorno, ed in maniera del tutto casuale, quasi fosse la trama di un film di Indiana Jones, il signor Alberto Tulli, al tempo direttore del Pontificio Museo Egizio del Vaticano, lo vide sulla bancarella dell’antiquario Tano. Essendo certamente il Tulli un buon egittologo, credette di trovarsi di fronte alla classica scoperta che gli avrebbe aperto i cancelli della notorietà mondiale. Egli, però, non avrebbe potuto acquistare il documento per via dell’alto prezzo richiesto dal Tano, ed avrebbe invece ottenuto di poterlo copiare per analizzarlo meglio ed eventualmente concluderne l’acquisto in una fase successiva.

Sempre la leggenda narra che il testo del papiro fosse stato scritto in ieratico, per cui si sarebbe rese necessario trascriverlo in caratteri geroglifici, così da renderne più agevole la lettura, particoloare questo verissimo poiché, di fatto, si lavora ancora in questo modo: avrebbe partecipato alla delicatissima operazione anche l’abate Etienne Drioton, direttore del Museo Egizio del Cairo.

Tale documento sarebbe risultato essere la descrizione dell’avvistamento di misteriosi oggetti in cielo, di cui sarebbe stato testimone lo stesso faraone Thutmosis III. Purtoppo, il documento della trascrizione originale avrebbe presentato così tante parti danneggiate o mancanti, da far fin da subito sorgere il sospetto che fossero omissioni intenzionali. Sempre la leggenda continuava asserendo che il testo tradotto sarebbe rimasto negli archivi di Alberto Tulli fino alla morte dello studioso, quando venne reso pubblico dal fratello monsignor Augusto Tulli.

LA STORIA DEL PAPIRO

Nel 1953 la rivista britannica di studi fortiani “Doubt” pubblicò un articolo, intitolato “Forteana c.a 1500 b.C.“, in cui dava notizia, per la prima volta, della vicenda di questo papiro.

Nel 1956 la rivista inglese “Flying Saucers Uncensored” e la rivista “Doubt” ne pubblicarono la traduzione in British-English.

Nel 1963 il professor Solas Boncompagni, studioso di clipeologia, venuto a conoscenza dell’esistenza della trascrizione del papiro e della sua traduzione in lingua inglese, ne comunicò la notizia al periodico “Settimana Incom“, che la pubblicò. Nel 1995, dopo oltre trent’anni, il Boncompagni fece sapere di aver volutamente integrato la traduzione in italiano, andando ad interpretare le parti mancanti o sottoposte a cancellature.

Nel 1964 la rivista italiana “Clypeus , nel primo numero dell’anno, pubblicò la traduzione in italiano, integrandola con alcune note, alcune giuste e altre errate. Ad esempio, si scrisse che la trascrizione del papiro  “non risulterebbe reperibile in alcun archivio pubblico o privato” mentre, in realtà, lo scritto sarebbe nella piena proprietà degli eredi diretti di monsignor Gustavo Tulli, già sacerdote al palazzo del Laterano nonché conservatore degli archivi dello stesso e fratello di sangue del suddetto Alberto Tulli. Alla sua morte i suoi beni furono ovviamente divisi fra i suoi eredi legittimi e qualcuno probabilmente ebbe in eredità la trascrizione del papiro, ma da allora ogni ricerca in tal senso fu vana.

Della vicenda se ne occupò anche il principe italo-russo Boris de Rachewiltz, specializzatosi in egittologia nel 1955, e successivamente presso l’Università del Cairo, nel 1957. Nel 1969 divenne professore titolare della cattedra di archeologia orientale dell’Università di Giordania. Successivamente divenne corrispondente a Bolzano della Fortean Society, l’accademia internazionale fondata da Charles Fort con lo scopo di raccogliere e studiare i fenomeni insoliti accaduti nel mondo. Egli ci fece sapere, in un apposito articolo contenente anche l’immagine ufficiale del papiro, ma mancante di dati importanti e delle modalità relative al suo ritrovamente primario da parte del Tulli, diversi particolari al riguardo:

a) non solo di aver ritrovato il documento fra le carte del defunto prof. Tulli, ma addirittura di aver esaminato un papiro originale in pessime condizioni, mancante dell’inizio e della fine, nonché sbiadito;

b) di averne personalmente curato la trascrizione, dallo ieratico al geroglifico;

c) di averne curato anche la relativa numerazione progressiva;

d) di averlo collocato nel tempo corretto, specificando che il papiro sarebbe risalito al periodo 1504 a.C.-1450 a.C., corrispondente agli anni di regno di Tuthmosis III.

IPOTESI SUCCESSIVE E REALTÀ

Di questa vicenda ce ne appropriammo immediatamente noi ufologi, non commettendo nulla di male ovviamente, ma solo sospettando che questa avesse potuto essere una prova documentale della presenza aliena nel nostro passato: antichi astronauti, insomma, stante l’autorevolezza delle fonti citate.

Nel 1972 Renato Vesco (vissuto dal 1924 al 1999, fu uno dei più famosi ufologi italiani. Perito aeronautico, aderì al fascismo della prima ora e collaborò con la “Rivista Aeronautica”, mantenendo rapporti complicati con colleghi ricercatori, giornalisti ed editori) suppose la teoria di una o più trombe d’aria, accompagnate da ricaduta al suolo di materiale vario, pesci ed uccelli, essendo questi ultimi citati nel documento.

Gianfranco Nolli, direttore della sezione egizia dei Musei Vaticani, bollò il documento come falso, dubitando della preparazione del suo predecessore.

Nel 2006, grazie all’indagine condotta dalla comunità italiana “Egittologia.net”, si scoprì la verità: era tutto falso! Il merito di ciò va tributato a Franco Brussino (ANTEF) che, come si legge nell’articolo di Marcello Garbagnati (http://www.antikitera.net/download/Papiro_Tulli.pdf), curatore del sito suddetto, incuriosito dalla vicenda, decise di tradurlo.

Ecco il testo originale dell’articolo scritto dal Garbagnati, al quale va il nostro pieno plauso per la ricerca condotta, ma tratta dalla fonte citata, ovvero Franco Brassino.

TESTO ORIGINALE DELL’ARTICOLO CITATO

Questa faccenda del papiro Tulli mi incuriosisce. Non che ci creda, ma , visto che esiste una trascrizione in geroglifico, hovoluto provare a tradurre il testo presentato. Ecco il risultato del mio lavoro.

1) dal cielo, non ha la testa, il soffio della sua bocca emana puzzo, il suo corpo misura 1 khat* di lunghezza…
2) la sua voce non esce. Il loro cuore diventa smarrito a causa di questo, e allora essi mettono…
3) loro… questo annuncio. Ordinò Sua Maestà… registrare… in un papiro della’Casa della Vita di Sua Maestà…
4) consigliarsi su ciò che è accaduto. E dopo che alcuni giorni furono passati dopo questi fatti, ecco, numerosi…
5) più di ogni cosa. Essi splendono in cielo come il sole verso il limite dei 4 pilastri del cielo…
6) potente è la posizione dei cerchi di fuoco. Questo esercito del re vede…
7) in mezzo a loro. Ciò accadde dopo cena. Essi salirono in alto…
8) verso sud. Pesci e uccelli caddero dal cielo…
9) questa terra, non era accaduto da quando fu fondato questo paese. Sua Maestà fece portare dell’incenso…
10) (A)mon-Ra, signore dei troni delle Due terre (era) in esso… ordinò sua maestà… come scrittura nella casa della vita.
NOTA DELL’AUTORE
* khat, misura di lunghezza pari a circa 52 metri.
Rileggendo la traduzione del Papiro Tulli che avevo appena fatto, ho avuto la strana sensazione di avere già visto qualche frase da qualche parte. Ma sì, alla riga 5: “verso il limite dei 4 pilastri del cielo“. Questa frase, io l’avevo già vista scritta in geroglifici. Così prendo la Grammatica del Gardiner e la sfoglio. Sorpresa! A pag. 90, negli esercizi, c’è questa frase! Anni addietro, quando facevo gli esercizi su quella grammatica l’avevo già tradotta (per questo me la sono ricordata), ed ora, eccola lì nel Papiro Tulli!
Rileggo la mia traduzione del papiro Tulli, e noto un’altra frase che avevo già visto: alla riga 7 si legge:”Ciò accadde dopo cena“. Ma questa è una frase presa dal papiro Millingen che tratta dell’attentato ad Amenemhat I e che avevo tradotto quando avevo studiato quel testo! Mi balza alla mente un dubbio,e cosÏ controllo sulla Grammatica: trovo quell’espressione, così com’è, al § 158! Allora, con santa pazienza, mi metto a controllare tutte le frasi del Papiro Tulli con quelle della Grammatica e, sorpresa!, posso constatare che ogni riga contiene una o più citazioni del Gardiner! Incredibile! Così, un ignoto autore, in vena di creare una BURLA COLOSSALE, ha inventato di sana pianta il papiro Tulli copiando dalla Grammatica del Gardiner le frasi che
più convenivano al suo scopo! Un mattacchione, indubbiamente, che però aveva dimostrato acume e grande fantasia. Ma quale mattacchione! Un GENIO! Un genio vero e proprio che con la sua creazione ha condizionato nel mondo migliaia e migliaia di ingenui creduloni che hanno abboccato alla sua bufala come tanti candidi pesciolini! E dire che molti di questi semplicioni hanno fatto del sedicente “papiro Tulli” una bandiera!
Ora, una considerazione. Leggo che il cosiddetto “papiro Tulli” ha fatto la sua comparsa nel 1934. Ebbene, Gardiner ha pubblicato la prima edizione della sua “Egyptian Grammar” sette anni prima, nel 1927. Quindi il Nostro Autore (qui lofregio delle lettere maiuscole: se lo merita) ha avuto tutto il tempo di escogitare la sua BURLA e di darla in pasto a quanti ci avrebbero creduto. Tutto quadra: ora sappiamo per certo che il “papiro Tulli” è una colossale BUFALA, paragonabile, direi, alla burla degli studenti livornesi con le teste di Modigliani, al mostro di Loch Ness e a quante altre stupidaggini circolano fra i cultori delle cosiddette “scienze alternative”.
Concludendo, a beneficio di quanti vogliano controllare, pubblico qui sotto l’elenco della frasi del “papiro Tulli” copiate dalla Grammatica del Gardiner, citando, caso per caso, il paragrafo della grammatica e la fonte originale, così come ivi indicata.
Riga 1: non ha la testa, § 115 (P. Ram)
Riga 2: il (loro) cuore diventa smarrito a causa di questo, § 316 (Eb. 102,5)
Riga 3: questo annuncio (meglio: per annunciare questo fatto), § 299 (Sh.S. 157)
Riga 3: in un papiro, § 111 (Pr. 2,5)
Riga 4: e dopo che alcuni giorni furono passati dopo questi fatti, § 327 (West. 12,9 )
Riga 4-5: ecco, numerosi… più di ogni cosa, §145 (Bersh.i, 7)
Riga 5: verso il limite dei quattro pilastri del cielo, pag. 90 (dalla stele poetica diTutmosi III)
Riga 6: questo esercito del re vede, § 323 (Hamm. 110, 5-6)
Riga 7: in mezzo a loro, § 120, seconda parte dell’esempio (Sh. S. 131)
Riga 7: ciò accadde dopo cena, § 158 (Mill. 1,11)
Riga 7: essi salirono in alto, § 392 (Peas. B1,4)
Riga 8: pesci e uccelli, § 121 (Sh.S. 50-1)
Riga 9: da quando fu fondato questo paese §155 (Urk.IV, 95)
Riga 10: contiene un marchiano errore che l’abate Drioton mai avrebbe fatto: nel gruppo che identifica Ra, il segno diacritico precede l’ideogramma!

L’ipotesi della burla è coerente anche dal punto di vista cronologico: il “papiro di Tulli” ha fatto la sua comparsa nel 1934; Gardiner ha pubblicato la prima edizione della sua Egyptian Grammar nel 1927, sette anni prima. Quindi l’anonimo burlone ha avuto tutto il tempo di escogitare la sua bufala e di darla in pasto a quanti ci avrebbero creduto. Il papiro è dunque risultato essere una complessa ed ottimamente realizzata burla sopravvissuta decenni e da aver giocato anche esperti del settore, nonché ufologi improvvisatisi esperti di egittologia”.

Qui terminò l’interessantissima, esaustiva, colta e definitiva analisi di Franco Brassino, ma il giallo-Tulli continua a vivere ancora ai giorni nostri poiché, almeno ufficialmente, “mancherebbe ancora l’assassino“. Chi potrebbe essere? Alberto Tulli? Egli, assai più probabilmente, crediamo sia stata la prima vittima designata.

Noi optiamo per un’altra persona e crediamo che i sospetti possano più ragionevolmente ricadere su quel famoso principe italo-russo Boris de Rachewiltz, specializzatosi in egittologia nel 1955 in Italia e, successivamente, presso l’Università del Cairo, nel 1957. Egli, infatti, fu il primo a parlarne in quanto, nel 1953 pubblicò sulla rivista britannica di studi fortiani “Doubt” un articolo intitolato Forteana c.a 1500 b.C.“, in cui dava notizia, per la prima volta, della vicenda di questo papiro. Subito dopo averlo tradotto, cita nientemeno che l’autore della Egyptian Grammar, pubblicata in prima edizione nel 1927, ovvero Alan H. Gardiner dal quale, come abbiamo appena visto, sarebbero state estratte la pressoché totalalità delle frasi più importanti, utili alla realizzazione della clamorosa burla, probabilmente verso un suo collega.

Fine della storia, sperando che mai più nessun ufologo tratti l’argomento in chiave ufologica poiché, anche qui, dobbiamo segnare un punto a favore della gaia scienza. L’indagine condotta da Brassino è stata semplicemente superlativa, ma noi ufologi non usciamo con le ossa rotte poiché nella trappola sono caduti un po’ tutti: ufologi, egittologi e direttori di musei egizi veri e propri. Rimaniamo e rimarremo per sempre ufologi convintissimi, essendo stati testimoni di vista, nel lontano 1986, di qualcosa che non avrebbe mai potuto essere di natura terrestre: la gigantesca astronave aliena, immobile al di sopra di Vigarano Mainarda. La fortuna quella volta volle che non ci fosse un unico testimone, ma almeno quattro persone: il sottoscritto, oggi maestro elementare a riposo, mia moglie, insegnante ieri come oggi, e due amici: un geometra, defunto oltre un anno fa, e un ragioniere, tutti del luogo. Abbiamo assistito ad una fenomenologia ufologica assurda, degna di un film di fantascienza e chissà quante altre persone avranno visto ciò che abbiamo visto noi, ma che, per un motivo e poer un altro, non hanno voluto raccontare quello che accadde quella calda sera settembrina.