Archeologia misteriosa: antichi astronauti?

Untitled 21La teoria di antichi astronauti che avrebbero visitato in tempi remotissimi il nostro pianeta, è definita da noi ufologi con il duplice termine di “paleocontatto” o “paleoastronautica”, con cui intendiamo un ipotetico contatto fra viaggiatori extraterrestri e antiche civilta umane, conosciute e non. Rimane ovvio, da parte nostra, la piena accettazione della non comprensione di tali posizioni da parte di pressoché tutta la comunità scientifica mondiale che, per non offenderci ama definire “pseudoscientifico” il nostro punto di vista.

Pertanto, i nostri interessi ufologici in tal senso vengono ad assumere una veste un po’ più nobile, alzando di non poco il loro lignaggio con l’adozione di una terminologia più accettabile, identificata ora nella nuova definizione di “archeologia misteriosa“, evoluzione ultima dei termini obsoleti di “clipeologia” ed “archeologia ufologica“, che avevano visto la loro piena luce tra l’inizio degli anni 60′ e la fine degli anni ’70, grazie agli scritti di Von Däniken e Kolosimo.

Ma già negli anni 50′ qualcosa si mosse in tal senso, da una parte grazie soprattutto alle ardite tesi di Charles Fort il quale puntò il proprio interesse sull’incoerenza temporale, rispetto allo sviluppo della nostra società, di certi manufatti, e dall’altra per il rinnovato interesse verso lo studio delle antiche civiltà e l’indagine sugli aspetti mitologici: tutti interessi che contribuirono allo sviluppo della clipeologia medievale, romana ed antica, seguendo l’ipotesi che in quei tempi così lontani vi potessero essere state delle manifestazioni ufologiche tramandateci principalmente attraverso la pittura, le cronache e, per i tempi preistorici, reperti archeologici.

Nel 1973 l’avvocato Gene Philips fondò la Ancient Astronaut Society, con l’obiettivo di coordinare le ricerche mondiali afferenti la teoria degli antichi astronauti e, nel contempo, cercando di dimostrare l’esistenza di un primo contatto tra alieni ed umani già migliaia di anni fa. Ogni anno questa società organizza il proprio congresso al quale partecipano sia ufologi che scienziati e pubblica un bollettino chiamato Ancient Skies.

DALLA VAL CAMONICA AL DESERTO TASSILI

antichi-astronauti-Le incisioni rupestri della Valcamonica, in provincia di Brescia, si dispongono su un arco temporale che si estende dalla tarda età eneolitica all’età preromana e sono osservabili in tutta la valle. Esse sono da tempo patrimonio dell’Unesco e la loro quantità è impressionante poiché è stata segnalata sopra ad oltre duemila rocce, in quasi duecento località. Molte hanno un aspetto decisamente enigmatico poiché richiamano inevitabilmente alla mente gli antichi astronauti; si tratta di figure antropomorfe col capo sormontato da una specie di casco trasparente a raggiera di due tipi: simmetrico e senza raggi, asimmetrico e con raggi. Il contesto generale è indubbiamente di tipo astronomico, con la chiara indicazione di stelle e, forse, di costellazioni. Fra le mani reggono qualcosa di apparentemente indecifrabile, ma assimilabili verosimilmente a strumenti per la caccia o per la guerra: potrebbe trattarsi di archi, scudi, lance e frecce. Possibile che quelle antiche genti siano state testimoni di visite da parte di antichi astronauti?

grande-dio-marzianoantichiastronauti-sacerdotiAll’incirca nello stesso periodo, uomini di un civiltà diversa si muovevano fra le sabbie e le rocce del deserto Tassili N’Ajier, in Africa, nel Sahara algerino. Le pitture rupestri qui presenti furono rinvenute dall’archeologo francese Henry Lhote, nel 1935. Egli non si distaccò mai dalla propria teoria: alcune delle figure rinvenute facevano inevitabilmente pensare a contatti con extraterrestri ed una, in particolare, ricordava la figura di un dio marziano: Jabberen. Oggigiorno le spiegazioni più convincenti rimangono quelle afferibili a danzatori o stregoni mascherati, ma l’ufologia continua a farsi questa domanda: “E se si fosse trattato di antichi astronauti”.